Sono mesi che ci si interroga sul futuro di Cruise, la società di proprietà di General Motors, che ha dovuto interrompere il proprio servizio di taxi a guida autonoma in tutti gli Stati Uniti dopo il ritiro della licenza a San Francisco, a seguito di un incidente. La scaleup ha dovuto licenziare, il Ceo si è dimesso, GM ha interrotto la produzione di alcuni dei suoi robotaxi e di recente si è allontanato pure il capo dell’hardware.
Come si legge su Reuters la situazione potrebbe cominciare a raddrizzarsi: Houston e Dallas sono le probabili città in cui Cruise potrebbe tornare per testare, di nuovo, i propri veicoli intelligenti. Ma, questa volta, sempre con un pilota a bordo in caso di necessità.
Cruise prima della crisi
La tecnologia delle auto a guida autonoma ha senz’altro entusiasmato l’ecosistema tech nell’ultimo decennio, a partire dalla Silicon Valley. I livelli di autonomia sono sì migliorati, ma non si è ancora arrivati a un via libera definitivo per introdurre questi veicoli nel traffico. Fino al 2023, in realtà, Cruise effettuava corse 24 ore su 24, 7 su 7, a San Francisco, ma il ritiro della licenza dopo che una delle sue auto ha investito un pedone (comunque sopravvissuto) ha guastato i piani della società.
Nel frattempo Waymo, sussidiaria di Google e competitor di Cruise, ha avuto strada libera, anche se di recente ha dovuto rivedere uno dei software a bordo per ragioni di sicurezza. Stando a quanto si legge, Cruise dovrebbe introdurre a Dallas e Houston una mini–flotta – si legge di almeno dieci veicoli – e non sarà prevista in fase iniziale il trasporto passeggeri.
Ci fideremo mai della guida autonoma?
In sostanza Cruise è come se fosse tornata alla casella di partenza dopo aver pescato una carta penalità. Su X l’ultimo post dell’azienda risale alla fine di ottobre 2023, nel pieno della crisi: la società spiegava che il suo obiettivo primario è riconquistarsi la fiducia dell’opinione pubblica e dei regolatori.