Un imprenditore fiorentino ha sottratto a 230 mila risparmiatori 120 milioni di euro di criptovalute
Gli investigatori non hanno dubbi. Si tratta del più grande attacco cyber-finanziario mai realizzato prima in Italia. Lo avrebbe posto in essere un trentaquattrenne fiorentino che ha silenziosamente scavato un “buco” di 120 milioni di euro sulla piattaforma informatica “Bitgrail”, da lui hackerata e che ha coinvolto oltre 230 mila risparmiatori rimasti vittima della sua truffa a base di criptovalute, ma andiamo con ordine.
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Tutto ha avuto inizio con la denuncia presentata da F.F., amministratore unico della piattaforma di exchange, relativa al furto di un’ingente somma della criptovaluta denominata “NANO” XRP per un controvalore di circa 120 milioni di euro. Tale sottrazione di denaro virtuale sarebbe stata portata a termine sfruttando un bug del protocollo Nano ed effettuando illecite transazioni, tutte risalenti a circa tre anni fa, nel mese di gennaio 2018.
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Le indagini svolte hanno scoperto che le sottrazioni di criptovaluta sono avvenute a più riprese, a partire da giugno 2017, per interrompersi misteriosamente poco prima della denuncia di F.F. Ma c’è di più, perché gli inquirenti hanno scoperto che dietro tali sottrazioni di moneta virtuale c’era proprio F.F., che consapevolmente non le ha mai impedite. Sentito in più occasioni dagli investigatori, l’imprenditore attivo nel campo dello smercio di BitCoin ha rilasciato una serie di dichiarazioni contrastanti e contraddittorie che hanno in poco tempo portato gli uomini della polizia postale e i finanzieri in servizio presso la Procura fiorentina a dirigere le indagini sulla sua persona.
Chi c’era davvero dietro all’attacco cyber-finanziario
Gli investigatori, attraverso accertamenti informatici e analisi di operazioni bancarie online, con la collaborazione dei funzionari dell´UIF (Unità di Informazione Finanziaria) della Banca d´Italia e della Sezione di PG, hanno accertato che l’imprenditore, tre giorni prima della sua denuncia, aveva trasferito sul proprio conto personale, presso la società di digital currency exchanger “The Rock Trading S.r.l” di Malta, una somma in BitCoin che, al cambio nel periodo di riferimento, corrispondeva a circa 1.700.000 euro. Tale malloppo sarebbe stato il risultato delle transazioni illecite con i soldi virtuali riconducibili ai clienti della piattaforma di scambio. Chiaro l’intento dell’uomo: denunciare l’ammanco di denaro prima che se ne accorgessero i risparmiatori e collaborare con gli inquirenti così da crearsi un alibi. Ma non gli è andata bene: ancorché virtuale la pecunia online lascia fin troppe tracce.