Un’inchiesta del Wall Street Journal svela i ritardi della piattaforma contro fake news e contenuti violenti
Circa il 70% dei gruppi Facebook attivi negli USA in cui si discute di politica non sarebbe raccomandabile per contenuti fake, razzisti e violenti. La denuncia è arrivata dagli stessi data scientist di Menlo Park che, secondo un’inchiesta del Wall Street Journal, avrebbero avvertito i propri superiori lo scorso agosto, mesi prima dell’elezione che ha sancito la vittoria di Joe Biden contro Donald Trump. La reazione da parte di Facebook non è stato però quella di attivarsi e correggere questa deriva del nuovo fiore all’occhiello del social network, i gruppi appunto. Molte di queste community hanno dunque potuto operare anche nelle settimane successive al 3 novembre, quando Trump non cessava di martellare sui presunti brogli e chiedeva ai propri sostenitori di fare il possibile per riprendersi il paese. Tutto, come noto, è culminato nelle tragiche scene del 6 gennaio a Capitol Hill, Washington. Da quel giorno molte cose sono cambiate, ma secondo il WSJ il social network si è mosso troppo tardi.
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Facebook: basta politica?
In un recente intervento di Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook ha avanzato l’ipotesi di togliere la politica dal feed che riempie le homepage degli utenti. «La gente non vuole che la politica e gli scontri prendano il sopravvento sulla loro esperienza sui nostri servizi», sono state le sue parole. Dopo le polemiche sulle fake news nel 2016, sull’onda di Brexit e dell’elezione di Donald Trump, la società aveva scelto di puntare sui gruppi adeguando i propri algoritmi di conseguenza. Nelle intenzioni di Zuckerberg, queste community avrebbero riportato Facebook al proprio spirito originario: amici che si ritrovano e discutono dei propri interessi. Sempre secondo il WSJ, il fatto che molti di questi gruppi fossero chiusi ha impedito ad altri utenti di rendersi contro del livello del dibattito interno, tollerato se non addirittura fomentato nei suoi toni violenti.
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Il futuro dei social
Dopo un gennaio ricco di notizie per quanto riguarda il destino delle piattaforme, il dibattito sul ruolo dei social e sulla loro non più rinviabile regolamentazione continua. In Europa sono sul tavolo bozze di importanti norme che potrebbero fare far passi avanti. Nel frattempo le piattaforme devono difendersi da più fronti: da una parte stampa e parte dell’opinione pubblica lamentano le operazioni tardive contro i contenuti fake e violenti; dall’altra l’estrema destra, soprattutto in America, sembra in cerca di nuovi lidi social e tuona contro la censura dei Big Tech dove, per anni, hanno potuto prosperare.