Julian Assange per il momento può tirare un sospiro di sollievo: i magistrati dell’Alta Corte di Londra hanno infatti statuito che ha diritto di ricorrere in appello.
Cos’hanno deciso sull’estradizione di Assange
Al momento insomma il giornalista ormai cinquantaduenne non sarà estradato negli Stati Uniti, dove le autorità sono ansiose di processarlo per spionaggio e pirateria informatica a seguito dei documenti secretati pubblicati dall’attivista australiano tra il 2010 e il 2011 sul sito WikiLeaks per rivelare al mondo i crimini di guerra compiuti dagli americani nei conflitti dell’Afghanistan e dell’Iraq (fra cui in particolare l’uccisione di 18 civili iracheni durante l’attacco di un elicottero militare americano a Baghdad nel 2007) nonché gli abusi e la sistematica violazione dei diritti umani da parte di soldati e personale statunitense sui prigionieri in loro mano.
Gli USA, che ritengono che tale condotta abbia rappresentato una minaccia alla sicurezza nazionale (sostengono che la pubblicazione senza omissis abbia messo a rischio la vita e l’integrità di numerose persone identificate con nome e cognome), non intendono concedere sconti in merito ai 18 capi di imputazione (di cui 17 sulla base dell’Espionage Act), per ciascuno dei quali potrebbe essere condannato a dieci anni di carcere. Si tratterebbe comunque del minor rischio, dato che Assange potrebbe anche essere condannato a morte.
Le rassicurazioni richieste e mai giunte
Il cortocircuito tra togati inglesi e statunitensi riguarda proprio il fatto che l’Alta Corte non ha ancora ricevuto dall’America rassicurazioni circa il fatto che Assange, laddove fosse ritenuto colpevole, non venga condannato alla pena capitale.
I giudici del Vecchio continente avevano anche chiesto che non sia penalizzato in quanto cittadino extra-USA e che possa far valere in giudizio l’appello al primo emendamento della Costituzione Usa che tutela la libertà di espressione.
Che succede ora ad Assange?
Sebbene la notizia sia stata accolta con un lungo applauso dai legali di Assange, non c’è tempo per festeggiare: i suoi legali ora dovranno preparare la difesa in vista del nuovo appello. Assange sembrava essere riuscito a sfuggire dalla giustizia USA riparando in Svezia, ma nel Paese scandinavo era stato accusato nel 2010 di violenza sessuale e aveva perso ogni beneficio.
In merito a quelle accuse, peraltro infamanti, s’è sempre professato innocente e non sono pochi gli osservatori che ritengono possa trattarsi di una montatura elaborata dai servizi segreti americani, che gli stanno col fiato sul collo da anni.
Assange era stato poi arrestato nel 2019 a Londra dopo essere stato spogliato dell’asilo sotto protezione diplomatica dall’ambasciata dell’Ecuador, dentro la quale aveva vissuto ininterrottamente durante i precedenti sette anni per sfuggire alla domanda di estradizione della Svezia. La sua vicissitudine processuale, sempre più simile a un romanzo di spionaggio, non sembra ancora giunta all’ultimo capitolo.