Pechino teme una nuova vicenda sulla falsariga della denuncia della tennista Peng Shuai proprio durante i Giochi invernali e così blinda il Web
Formalmente, compirà azioni di controllo, sorveglianza e antiterrorismo. Di fatto, però, la Cyberspace Administration of China avrà il compito di assicurarsi che nulla di ciò che apparirà sul Web cinese possa incrinare l’immagine che Pechino sta confezionando a uso e consumo dell’Occidente in occasione delle Olimpiadi invernali.
I Giochi Olimpici avranno inizio il 4 febbraio: il Dragone li ha voluti fermamente, nonostante la spesa e la consapevolezza che non porteranno pubblico e turisti, perché vuole far dimenticare al mondo il wet market della città di Wuhan, da cui tutta la pandemia è germinata. A maggior ragione, offrendo una immagine moderna e rassicurante, il Partito comunista cinese intende silenziare una volta per tutte le voci secondo cui il Covid-19 avrebbe avuto origine perfino in laboratori asiatici e poi sfuggito per errore al controllo degli stessi scienziati.
Ma, la paura, inconfessabile, degli alti papaveri, è che la vicenda della tennista Peng Shuai possa in qualche modo aprire una breccia in quella muraglia cinese mediatica eretta dal regime per filtrare le notizie in entrata e in uscita dal Paese. La tre volte campionessa olimpica era misteriosamente scomparsa dopo aver denunciato di aver subito violenze sessuali da uno dei più importanti politici cinesi, l’ex vicepremier Zhang Gaoli, nonché da un alto funzionario del Partito Comunista ora in pensione, sparendo da eventi pubblici per quasi tre settimane e facendo temere sulla sua sorte a livello internazionale, salvo poi riapparire per ritrattare la propria versione.
Ora si teme che altri sportivi, cantanti, imprenditori non allineati possano approfittare della presenza in loco di telecamere e giornalisti per denunciare altre storture del governo. Per questo la Cyberspace Administration of China, secondo quanto riporta la Cnn, sta già setacciando social, siti e forum, usando le più moderne tecnologie come algoritmi capaci di vedere video e ascoltare podcast. Se nei pettini dell’agenzia governativa finisce qualcosa che possa danneggiare l’immagine di Pechino, viene prontamente rimossa, e per gli autori scattano le sanzioni.