Creati dal National Institute of Informatics nipponico, nascono per contrastare le tecnologie per il riconoscimento facciale. Grazie a delle lenti speciali non consentono alle fotocamere di mettere a fuoco il volto. Si chiamano Privacy Visor e saranno in commercio da giugno.
Arrivano dal Giappone gli occhiali che promettono di renderci “invisibili”. Magari non proprio a tutti, ma in realtà i Privacy Visor – questo il nome dell’innovativo visore realizzato dai ricercatori del National Institute of Informatics – sono degli occhiali davvero speciali.
Le loro lenti – che riflettono, rifrangono e assorbono la luce – non permettono infatti alle fotocamere di smartphone e tablet di mettere a fuoco il volto di chi le indossa. Grazie a questa loro peculiarità unica, sono in grado di contrastare le tecnologie per il riconoscimento facciale, proteggendo così la nostra privacy.
Tecnologia e privacy
Da cosa nasce l’esigenza di realizzare un paio di occhiali che impediscano alle fotocamere e in genere a tutti i software di riconoscimento facciale, di riconoscere il nostro volto? I passi avanti realizzati da sistemi di sorveglianza e software – come anche Facebook Deep Face o gli stessi Google Glass – hanno ravvivato il dibattito sulla pervasività della tecnologia e sui rischi di vedere proliferare pubblicamente la nostra immagine, senza possibilità di controllo.
Tanto che anche Avg, il colosso ceco specializzato in software di sicurezza informatica, ha recentemente presentato un prototipo di occhiali in grado di proteggere la nostra identità visuale. Il National Institute of Informatics nipponico però, ha annunciato che i suoi occhiali sono ormai quasi pronti per essere lanciati sul mercato.
Certo non saranno il massimo dello stile e della praticità, ma «ad oggi, hanno un’affidabilità del 90%» spiega il suo ideatore, il ricercatore Isao Echizen.
Attualmente in fase di test, sono rivestiti con materiale retro-riflettente in grado di assorbire la luce. Per contrastare i software di riconoscimento facciale sono stati utilizzati ben undici LED in grado di emettere una luce assolutamente invisibile agli occhi di chi indossa i Privacy Visor. Al contrario, il sistema LED viene rilevato dagli obiettivi digitali. La sua luce biancastra interferisce con il riconoscimento facciale, impedendo quindi di catturare una foto che consenta di mostrare, e quindi riconoscere, il nostro volto.
Vantaggi e svantaggi
Ma, al di là della loro efficacia, questo prodotto può sperare di avere un’ampia diffusione? Il suo ideatore ne è convinto: «I Privacy Visor sono il primo prodotto al mondo con questa tecnologia», ha detto Echizen. Questi occhiali non sono indicati per guidare o andare in bici. Simili ad una maschera, luminosi e sinceramente ancora un po’ ingombranti, sono pensati infatti per essere usati in aree affollate, dove si corre il rischio di venire immortalati da qualche smartphone e di finire poi sui social network.
Spesso ci viene detto di non svelare le nostre informazioni personali agli altri ma anche le nostre facce lo sono. Dovrebbe esserci un modo per proteggerci.
C’è ancora tempo per gli ultimi ritocchi e dal Giappone sono pronti a giurare che, chi li indosserà, non avrà problemi a camminare e interagire con gli altri. Inoltre, proprio per la particolare funzione che svolgono, questi visori sono destinati ad alimentare il dibattito legato al giusto equilibrio tra diritto alla privacy e sicurezza.
Il concetto di privacy è destinato ad essere sostituito da un monitoraggio costante in nome della sicurezza? E queste lenti, prestandosi ad utilizzi anche “poco nobili”, potranno in qualche modo influenzare questa discussione? È ancora presto per poter rispondere. Di sicuro c’è che i Privacy Visor entreranno in commercio nel giugno prossimo, al prezzo annunciato di 30mila yen, pari a circa duecentoventi euro. Per il resto è proprio il caso di dire: staremo a vedere.
Antonio Carnevale