La app eMotion degli artisti Claire Bardainne e Adrien Mondot crea mondi immaginari intorno ai danzatori che nello spazio tridimensionale del palcoscenico interagiscono con meraviglie di luce.
La danza permette di percepire il corpo che si muove nello spazio, mentre il mondo digitale di oggi è impalpabile, è cerebrale, quasi che la fisicità non sia più qualcosa di importante. Si può giungere a una sintesi tra i due opposti? Pixel, spettacolo del coreografo francese Mourad Merzouki vuole colmare questo gap grazie al supporto degli artisti Claire Bardainne e Adrien Mondot e alla loro app eMotion.
Scaricabile gratuitamente per OS X, la loro invenzione permette di creare spazi 3D attraverso proiezioni 2D, utilizzando l’ormai classica tecnica del projection mapping, per interagire con dei corpi in movimento invece che con un elemento statico (come gli edifici per cui è spesso usata). L’app è un editor visuale che permette di creare un mondo virtuale fatto di punti, linee, immagini, video, per definire il modo in cui gli oggetti andranno a interagire. Lo scopo è quello di creare una sintesi sensoriale: l’importante non è solo l’aspetto grafico, ma la simulazione realistica di forze della natura come la gravità o l’attrito.
Per creare lo scenario, viene sospeso davanti al palco uno schermo di garza trasparente mentre le immagini sono prodotte da quattro proiettori posizionati sopra e di fronte ai danzatori. I due creatori della app sottolineano che anche se c’è una coreografia studiata con attenzione, si tratta comunque di uno show dal vivo: gli scenari mutano in continuazione e sono animati in tempo reale per interagire con i ballerini, in un incontro/scontro di fisicità e tecnologia.
Il prossimo passo a cui gli artisti stanno lavorando è quello di usare Kinects per far sì che siano i corpi sul palcoscenico a animare direttamente le proiezioni, come già hanno sperimentato con altre performance in passato, ma bisogna migliorare i sensori per raggiungere un tale risultato.
Sul sito di Bardainne e Mondot si possono ammirare diversi lavori innovativi in cui
“la matematica e le tecnologie digitali sono strumenti per composizioni poetiche” in cui “i reami dell’immaginario e del mondo reale incontrano la realtà, liberando tutto il loro potere evocativo”.
Lo spettacolo che viaggia in tournée in Francia sta riscuotendo un buon successo proprio grazie a questo peculiare connubio tra danza e tecnologia. Se per alcuni registi il palco deve essere del tutto vuoto e solo i movimenti devono suggerire all’immaginazione del pubblico lo scenario, mentre per altri la scenografia gioca un ruolo importante – l’attore in più sul palcoscenico -, in Pixel gli autori si sono posti al centro, unendo queste due tendenze.
La fantasia dello spettatore ricollega poi le interazioni nella performance con quelle che viviamo tutti i giorni con la tecnologia, dove i pixel talvolta ci tengono in scacco ancorati agli schermi di computer e smartphone. L’invito è allora quello a tornare a sentire il nostro corpo, muoversi nella realtà senza rinunciare alle potenzialità dei mondi digitali.