La consueta messa settembrina di Apple ci riporta ancora una volta sulla breccia: cadono le foglie, arrivano nuovi iPhone. E, questa volta, non sono da soli. Il punto è che, ormai, abbandonata la tradizione del keynote in diretta, quello che vediamo sullo schermo del nostro Mac o della nostra Apple TV è uno show preconfezionato di livello hollywoodiano che non lascia spazio a improvvisazione. Tutto è calibrato per offrire la giusta soddisfazione a tutti: ma il risultato non è più emozionante come era un tempo.
Apple sceglie comunque di puntare forte sulla sua tradizione: il design dei prodotti di largo consumo. Lo fanno da anni, lo fanno meglio di molti altri: sono riusciti a trasformare il proprio prodotto in una icona, a convincere tutti che il proprio approccio a come far funzionare i nostri gadget elettronici sia il migliore. Sono riusciti persino a rendere i propri negozi un punto di riferimento per il settore del lusso. Questa volta vogliono convincere tutti che la strada tracciata, negli smartphone e in tutti gli altri accessori abbinati, sia quella che cambierà ancora una volta le tendenze.
Nuovi AirPods Pro
Si comincia dalle AirPods, le cuffie. Le AirPods Pro di terza generazione non stravolgono il design, anzi a dirla tutta paiono quasi indistinguibili dalle precedenti: Apple ci dice che però tutto cambierà, in ogni caso. Una nuova impostazione semi-aperta degli auricolari dovrebbe migliorare la spazialità del suono, unendosi alla cancellazione del rumore che si giova quest’anno anche di nuovi gommini che sigillano ancora meglio il condotto auricolare. 10.000 orecchie analizzate per trovare la forma perfetta, che non scappa anche mentre ci muoviamo, anche grazie a cinque diverse misure dei gommini. IP57 la certificazione per le cuffie: nessun problema a prendere un acquazzone in testa o usarle durante una sessione di hot yoga.

Apple poi porta a bordo dei propri auricolari una funzione simile a quanto si era già visto su Android: traduzione in tempo reale sullo schermo, e un vero e proprio interprete simultaneo nelle proprie orecchie che dovrebbe costituire il Sacro Graal del traduttore universale. Come quello della Guida Galattica o di Star Trek. Certo, la realtà sarà meno fluida e perfetta del video promozionale. Ma è pur qualcosa.
Discorso intrigante per il fitness: gli auricolari ora registrano informazioni completamente diverse dal solito, come il movimento e il battito cardiaco, diventando un succedaneo per il dispositivo solitamente dedicato a queste imprese – Apple Watch. Un’idea originale, a dirla tutta, che unita a 8 ore di autonomia per singola carica con ANC attivo (10 ore, se usate in modalità trasparenza senza cancellazione rumore) rende effettivamente intrigante queste nuove cuffie. Disponibili dal 19 settembre a 249 euro.
Il capitolo Apple Watch
Apple Watch: potremmo dire nessuna nuova, buona nuova. È un prodotto ormai maturo, che ha incorporato nel tempo moltissime funzioni per supportare il monitoraggio di alcune funzioni vitali come il battito cardiaco, o eventuali cadute accidentali. Ormai si tratta di un oggetto che ha trovato la propria dimensione e le proprie caratteristiche distintive: Apple sceglie di sottolineare il suo legame consolidato con la salute, grazie alle capacità del suo device di aiutare i suoi acquirenti a migliorare la propria forma fisica o tenersi d’occhio in caso di imprevisti.

Dunque, squadra che vince non si cambia: è un po’ più sottile del precedente, ha un vetro di protezione più resistente davanti al display, la versione di undicesima generazione comprende anche la connettività 5G (opzionale). Le principali novità sono ovviamente legate all’aggiornamento software di watchOS 26, che aggiunge funzioni specifiche per il monitoraggio cardiaco, l’ipertensione e il monitoraggio del sonno. A differenza di altri device che misurano (più o meno precisamente) la pressione venosa, però, Apple fa una scelta differente: stima sulla base dei dati raccolti dai suoi sensori del cardiofrequenzimetro eventuali sintomi dell’ipertensione, lanciando un alert quando necessario.

Come altri device, ora anche Apple Watch offre un punteggio generale sulla qualità del riposo. Per quanto riguarda l’apnea notturna, invece, viene aggiunta finalmente la funzione per misurare quel tipo di disturbo del sonno. Migliora la batteria: ora dura 24 ore lontano dalla presa, per garantire la possibilità di monitorare anche il sonno. Ci sono ovviamente casse di alluminio, casse di titanio, nuovi cinturini e tutto quanto occorre per personalizzare il proprio orologio. Costa 459 euro, disponibile dal 19 settembre.

Novità anche per Apple Watch SE, la versione economica di Apple Watch. La terza generazione si aggiorna al processore S10, aggiunge le funzioni always-on per il display, registra le gesture come il fratello maggiore: ora c’è anche la misurazione della temperatura del corpo, monitoraggio dell’apnea notturna e dei sintomi dell’ipertensione. 18 ore di autonomia, meno del fratello maggiore, ma finalmente incorpora funzioni di fast-charge (15 minuti per 8 ore di autonomia). Anche questo device mette a disposizione 5G opzionale. A partire da 279 euro.

Infine il Watch Ultra: uno schermo migliorato, più luminoso e più ampio (tecnologia LTPO di terza generazione), che non impatta nonostante tutto sull’autonomia che arriva a 42 ore per singola carica. Ora dispone della connettività satellitare per le emergenze, come iPhone, grazie a un nuovo sistema di antenne. Bello il nuovo colore nero della cassa titanio, con ovviamente nuovi cinturini di nuovi colori abbinati. Ve lo portate a casa con 909 euro.

L’era dell’iPhone super-sottile
Tim Cook parla del più grande balzo in avanti di sempre. Ambizioso.
Quattro nuovi modelli, come ampiamente anticipato ovunque dai rumors, per cercare di restare al passo con la concorrenza che propone device sempre più sottili, capaci, potenti. iPhone 17, il modello di base della nuova offerta 2025-2026, non cambia nel design: 5 colori pastello (nero, bianco, azzurro nebbia, salvia e lavanda), schermo da 6,3 pollici con tecnologia ProMotion da 120Hz (adattiva) come fin qui solo sui modelli Pro, con una luminosità di picco da ben 3000 nits. Lo schermo è protetto da Ceramic Shield di seconda generazione, che a dire di Apple abbatte drasticamente il rischio di graffi e riduce significativamente i riflessi (abbiamo già visto soluzioni simili in circolazione: per esempio sui Galaxy S24 Ultra e S25 UItra di Samsung).

Processore A19 migliorato soprattutto nell’ampiezza di banda della memoria e nel numero di core della NPU per l’utilizzo dell’AI, che uniti a una CPU 6+2 core e una GPU 5 core dovrebbe garantire performance adeguate per la tanto attesa Apple Intelligence che è in cottura da oltre 1 anno (da prima che fosse annunciata e promessa con iPhone 16). Migliora l’autonomia, migliora la ricarica rapida: migliorano anche le fotocamere di bordo, con due sensori 48 megapixel (ultragrandangolo e sensore classico, che può diventare zoom 2x).

Il modello base è sempre stato un prodotto bilanciato per quanto attiene la capacità di scattare foto d’ambiente e ritratti, poi quest’anno aggiunge anche le funzioni macro e una nuova camera frontale con un sensore più ampio (il doppio del precedente) e di forma quadrata.






Un’idea davvero carina questa del sensore quadrato: non si deve più ruotare il telefono per scattare selfie orizzontali o verticali, in più anche il software del telefono può dare una mano per scegliere la composizione e l’inquadratura migliore. Inoltre, viene comodo per le videocall: di nuovo, il software supporta il reframing automatico, sfruttando i pixel extra, per ridurre le volte in cui finiamo fuori dall’inquadratura. Con lo storage che parte da 256GB e un prezzo di 979 euro pare davvero un bel prodotto, ideale per aggiornare anche i modelli Pro di un paio di generazioni fa.
Finalmente iPhone Air
Ovviamente, il pezzo forte è iPhone Air: sottile, tanto sottile, ma non sfugge all’esigenza di inspessire la zona fotocamera come tutti i suoi concorrenti (Galaxy S25 Edge su tutti). Concentrando in quella zona molti chip e lasciando il resto del corpo a una batteria gigante, lo smartphone dovrebbe garantire una autonomia interessante nonostante lo spessore ridotto (Apple parla di autonomia pari a “un’intera giornata”).
Appena 5,6 millimetri di spessore, schermo da 6,5 pollici con ProMotion 120Hz e Ceramic Shield di seconda generazione. Stessa protezione sul posteriore, con una struttura di titanio a costituire invece la scocca come i precedenti Pro: molto interessante la scelta di montare il processore A19 Pro, come sul fratello maggiore. 10 core per la CPU, 5 core GPU con architettura di nuova generazione che incorpora core aggiuntivi per supportare l’elaborazione dell’AI: è un processore che farebbe impallidire PC di appena qualche anno fa, resta da capire quanto sarà realmente sfruttato nelle forme ridotte dell’Air.

N1 è una vera chicca: è il primo chip wireless sviluppato in casa da Apple, comprende Bluetooth, Wi-Fi 7 e Thread, si unisce al modem C1X per garantire connettività targata mela a tutto tondo. È un traguardo significativo: controllare tutto, dal processore al modem, consente di ottimizzare consumi a livelli fin qui impensabili. Da verificare l’impatto effettivo, ma sulla carta queste mosse in casa Apple hanno sempre garantito miglioramenti importanti. Ovviamente, per restare così sottili, indispensabile la e-SIM: permette di ridurre spazi, ingombri, complicazioni e soprattutto permette di avere un unico modello da vendere in tutto il mondo.

Singola fotocamera, la stessa da 48 megapixel dell’iPhone 17: stabilizzazione ottica, zoom 2x, e ovviamente una pletora di funzioni software che ormai fanno la vera differenza. Anche sul frontale, stesso nuovo sensore quadrato da 18 megapixel. Finalmente, dopo parecchi anni, anche iPhone permette persino di realizzare video che combinano immagini riprese con fotocamera anteriore e posteriore contemporaneamente. Il tutto a soli 1239 euro (si fa per dire). Disponibile ovviamente il 19 settembre, come le altre novità.
Un Pro veramente pro
A questo punto non manca che il modello Pro. Cosa fare, quando hai creato un telefono sottile che fa di tutto e di più? Inizi facendo fuori la novità che avevi propagandato per anni come il non-plus-ultra: il titanio. Si torna all’alluminio, con un design che non fa stravolgimenti se non allargare l’isola delle fotocamere come sull’Air. Ovviamente sotto il cofano Apple parla di batteria più capiente, di nuova camera di vapore per ottimizzare il raffreddamento, del processore A19 Pro: inutile nascondere che l’alluminio garantisce anche peso più contenuto (che non guasta) e migliori performance termiche grazie a una dissipazione ottimizzata.

Non si può biasimare Apple per essere tornata sui propri passi: lo chassis di nuovo di alluminio, di nuovo il vetro ceramico sul posteriore, insieme fanno spazio a più milliampere di batteria e garantiscono performance superiori grazie a un raffreddamento più efficiente. È ciò che ci si aspetta da un modello Pro.
La fotocamera frontale da 18 megapixel, le tre fotocamere posteriori da 48 megapixel ciascuna, sono il giusto corollario a questo concetto: zoom 4x e 8x, lenti luminose, sensori di dimensione maggiorata, significa avere tra le mani un vero camera-phone. Certo, da mettere alla prova: ma questa volta non si può criticare come Apple abbia costruito il modulo fotografico, fa davvero quello che chi ordina un iPhone Pro si aspetta. Flessibilità e potenza, così come dovrebbe essere. Apple ha scelto di farne un Pro in tutti i sensi (non sarebbe sbagliato chiamarlo ultra, visto il lavoro svolto). Bell’update, davvero.






Ovviamente, iPhone Pro disponibile in due versioni: il Pro da 6,3 pollici di diagonale, il Pro Max da 6,9 pollici. Prezzi a partire da 1.339 euro, va detto a fronte di 256GB di storage: per il Max preparate 1.489 euro, prezzi in linea con la concorrenza in ogni caso. I nuovi device si ordinano dal prossimo venerdì: non fateveli scappare.
