Claudio Bertolotti, analista strategico, ha risposto alle domande di StartupItalia
Sono oltre cento i morti provocati dall’attentato che ieri ha sconvolto una Kabul dove da giorni sono in corso ponti aerei per evacuare migliaia di persone. Alla presa del potere da parte dei talebani a metà agosto è seguito un periodo di angoscia per famiglie e persone in fuga da un paese nel caos. Immagini e video circolano da ore sui social, materiale propagandistico che la costola afghana dell’ISIS, il cosiddetto IS-K o ISIS-K (dove K sta per Khorasan, vasta area del Medioriente comprendente territori oggi appartenenti a stati come Iran, Afghanistan e Pakistan), ha sfruttato su internet per rivendicare l’attentato e riaffermarsi come attore dello scacchiere afghano. Per approfondire alcune di queste questioni e conoscere l’approccio che talebani da una parte e ISIS-K dall’altra hanno verso web e social, StartupItalia ha intervistato Claudio Bertolotti, Direttore di START InSight e ricercatore all’ISPI di Milano.
ISIS-K
«IS-K è nato nel novembre 2014 come sorta di franchise afghano dello Stato Islamico di Siria e Iraq – ci ha spiegato l’esperto –. Il primo nucleo era composto da ex talebani, ai quali si sono aggiunti transfughi di altri gruppi della galassia insurrezionale. È il gruppo più numeroso che combatte sotto la bandiera dello Stato Islamico». In tutti questi anni ha condotto azioni terroristiche in un paese instabile che poche settimane fa ha assistito, impotente, al ritiro dei soldati USA. «Hanno sempre concentrato la loro violenza su Kabul. Questo perché è la città con la più alta presenza di giornalisti. Portare a compimento attacchi spettacolari e complessi consente di ottenere un’amplificazione mass-mediale dell’evento. Fino a poche settimane fa, l’IS-K contendeva ai talebani il ruolo di minaccia principale in Afghanistan».
I talebani
Ma esistono differenze tra i due gruppi? «C’è una differenza sostanziale. Quello che li distingue è che, da una parte, i talebani hanno sempre esplicitato la volontà di condurre una guerra di liberazione nazionale; dall’altra, l’ISIS guarda oggi all’Afghanistan come a punto di partenza, non di arrivo. La vittoria che si immaginano è spostata avanti nel tempo». Le azioni terroristiche delle ultime ore dello Stato Islamico sono le stesse che i talebani hanno condotto per anni nel paese. «I talebani non sono moderati: hanno usato ragazzini per attacchi suicidi con l’obiettivo di fare vittime anche tra i civili».
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Come usano i social i due gruppi terroristici
Inquadrata questa somiglianza, passiamo alla questione comunicazione. «Dopo l’attentato a Kabul, IS-K non ha rivendicato l’azione dal proprio profilo social perché non ce l’ha. Loro si appoggiano a tutti i canali comunicativi utilizzati dalla galassia jihadista dello Stato Islamico, lasciando che l’amplificazione venga dall’esterno. L’effetto è ancora più capillare e virale». Per quanto riguarda i talebani l’evoluzione è stata più marcata nel corso dei decenni.
«I talebani hanno un sito dal 2005, a cui hanno associato i loro profili social. Usano molto anche WhatsApp per restare in contatto con i giornalisti. Il profilo Twitter viene gestito dai due portavoce Zabiullah Mujahid e Qari Yossuf Ahmadi». Bertolotti ha seguito fin dalle origini l’utilizzo dei social da parte dei talebani. «Hanno cambiato notevolmente il modo di rivolgersi all’opinione pubblica globale. Prima era propaganda stucchevole, poi sono passati a esaltare il messaggio e non i risultati ottenuti con attacchi terroristici. Cambiano approcci comunicativi in base all’uditorio e in inglese evitano toni aggressivi. Verrebbe quasi il dubbio che ci sia il supporto di professionisti del settore».