«Voglio che sempre più persone scoprano l’intelligenza artificiale. Mi dà fastidio pensare che ci siano strumenti che la gente non utilizza. Perché ho scelto Copenhagen? Ero stanco di Roma. Volevo rifare esperienze stile Silicon Valley: ho cercato “coliving space Europe” su Google. Ed eccomi qui». Gianluca Mauro, classe 1991 di Roma, si presenta come esperto umanista di intelligenza artificiale. All’università ha fatto ingegneria energetica, ma un corso in particolare lo ha spinto a focalizzarsi sull’innovazione. Oggi vive a Copenhagen, dove guida l’AI Academy, società che si occupa di facilitare nelle aziende la transizione verso modelli di intelligenza artificiale. Scopri la sua storia in una nuova puntata della rubrica “Italiani dell’altro mondo”.
L’AI prima di OpenAI
OpenAI ha segnato senz’altro un prima e un dopo nel dibattito sull’AI. Questo però vale per i non addetti ai lavori. La tecnologia ha decenni di storia e sviluppo alle spalle. Ma cosa è cambiato? «Dieci anni fa era molto meno intuitivo far capire cosa fosse. Oggi c’è ChatGPT», software che dà in mano a chiunque uno strumento di generazione rapida di contenuti. Detta altrimenti: l’azienda di Sam Altman ha contribuito a rendere molto più pop una materia che fino a qualche anno fa risultava complessa e fumosa.
Gianluca Mauro è arrivato a Copenhagen dopo varie esperienze all’estero. Ai tempi dell’università ha studiato in Belgio, dove ha frequentato un corso che lo ha influenzato. Si chiamava dare to startup. «Ti spingeva a testare un’idea e portarla sul mercato. Parlavi con potenziali clienti. Ho così lavorato su un progetto per aiutare gli studenti a risparmiare energia negli studentati. Era un problema enorme: la gente se ne sbatteva e le bollette erano alle stelle. Già allora mi rendevo conto che il problema era l’essere umano, non la tecnologia».
Grazie a questa idea ha fatto i suoi primi errori, maturando esperienza preziosa per il passaggio successivo. Lo sforzo e l’impegno gli sono comunque valsi una borsa di studio promossa dal MISE per andare a studiare in Silicon Valley in una logica di give back. Andare nella terra dell’innovazione per poi restituire competenze e know how in Italia. «Sono stato a Santa Clara e a San Francisco. Era un periodo in cui l’AI stava esplodendo, anche se nulla in confronto a oggi. A Stanford ho assistito a una lezione in cui è intervenuto il direttore di Google Brain. Al termine ho avuto modo di parlarci».
Gianluca Mauro ha iniziato a interessarsi di algoritmi in grado di poter aiutare persone e aziende. «L’AI è come uno strumento, un martello che può aiutare le aziende a costruire prodotti migliori. Mi dava fastidio vedere certe persone che invece di usare il martello usavano un cacciavite per appendere un quadro. Così, tornato in Italia, questa è diventata la mia missione. Se avessi conosciuto l’AI ai tempi della mia prima startup in Belgio, chissà…».
Quella strategia – aiutare le imprese nella trasformazione digitale – lo ha portato a collaborare con diverse società, supportandole per implementare soluzioni di AI che rendessero più efficienti i processi a beneficio delle vendite. Ma c’è una differenza culturale tra quel che accade in Europa e quanto si vede negli USA. «A New York stavo parlando di AI in un’azienda e a un certo punto una senior vice president mi ha detto: ci muoviamo troppo lentamente, dobbiamo accelerare, dobbiamo investire in AI. In America c’è più fame: quando fai vedere il valore dell’intelligenza artificiale, capiscono che possono svoltare».
L’Europa ha un problema con le startup?
In Italia – così come in altre parti d’Europa – secondo Mauro resistono ancora cautela e paura. «Ci si chiede: quali sono i rischi? E se poi le cose vanno male?». Ciò non significa disinteressarsi dei pericoli o snobbare le questioni etiche. «Non faccio parte di quella scuola move fast and break things. Sono attento e sensibile alla privacy. Ma l’alternativa non è star fermi». Secondo l’esperto dobbiamo anche sganciarci dalla visione di un’AI che corre inesorabilmente, senza freni.
@gianluca.mauro Don’t worry mamma, AI is not taking over. #Ai #learnontiktok #artificialintelligence #business #machinelearning #product #ux #entrepreneur ♬ original sound – Gianluca Mauro
«Stiamo già notando che le performance stanno raggiungendo un plateau. Il gap tra ChatGPT-4 e la versione 4o è ridotto. E ho i miei dubbi che con GPT-5 ci saranno salti enormi. OpenAI, intendiamoci, non ha accesso a tecnologia aliena». Dunque che cosa sta succedendo? «Tutte queste società si stanno trasformando da aziende di ricerca ad aziende di prodotto. E la Salesforce dell’AI generativa non è ancora nata. Ci dobbiamo aspettare che la gente prenderà la tecnologia per farci qualcosa: è energia per lanciare startup».
Gianluca Mauro è anche molto attivo sui social. Pubblica su TikTok pillole video in cui cerca di divulgare tematiche legate all’intelligenza artificiale. E intanto è all’opera su una nuova startup. «Stiamo lavorando nel settore edtech, per lanciare il prof migliore del mondo. Lavoriamo con cinque aziende per la demo e uscirà nella seconda metà del 2024». Commenti conclusivi sulla Danimarca? «Il governo qui ti aiuta un botto. Abbiamo ricevuto circa 100mila euro equity free. Ho dovuto compilare un pdf e fare il pitch. La cosa che mi piace dell’ambiente è il mindset: non c’è pessimismo».