La Commissione Europea ha concluso un’indagine preliminare dalla quale emerge che Meta e TikTok avrebbero violato l’obbligo imposto dal Digital Services Act (DSA) in merito ai criteri di trasparenza e di libero accesso ai ricercatori dei propri dati pubblici. Al tempo stesso le due Big Tech sarebbero venute meno agli obblighi di fornire agli utenti delle piattaforme Facebook, Instagram e TikTok una chiara possibilità di segnalare la presenza di contenuti illegali e, in un secondo tempo, di contestare scelte considerate inefficaci riguardo alla moderazione dei contenuti.

Facebook, Instagram e TikTok: perché rischiamo una multa dalla UE?
Si tratta dell’ennesimo scontro tra le Big Tech e l’Unione Europea, organismo che da decenni ha avviato battaglie legali contro i colossi della tecnologia per il rispetto di regole UE. «Consentire – si legge nel comunicato della Commissione – ai ricercatori di accedere ai dati delle piattaforme è un obbligo di trasparenza essenziale ai sensi del DSA, in quanto garantisce un controllo pubblico sul potenziale impatto delle piattaforme sulla nostra salute fisica e mentale».

Secondo quanto ricostruito dalla Commissione la possibilità di segnalare sulle piattaforme citate contenuti illegali quali pedopornografici o terroristici richiederebbe «passaggi inutili e richieste aggiuntive». Di fatto scoraggia questo tipo di operazioni da parte degli utenti. Sappiamo quanto i contenuti altamente divisivi e polarizzanti, se non addirittura violenti, registrino un certo successo di viralità online. Le nuove politiche più permissive di Meta sulla moderazione dei contenuti – rivendicate a inizio anno dal Ceo Mark Zuckerberg – sono state decise per tutelare il cosiddetto free speech.
Meta ha diffuso in giornata un commento riguardo a quanto accaduto: «Non concordiamo con affermazioni secondo cui avremmo violato il DSA – spiega la multinazionale – e continuiamo a dialogare con la Commissione europea su questi temi. Nell’Unione europea abbiamo introdotto modifiche alle opzioni di segnalazione dei contenuti, ai processi di ricorso e agli strumenti di accesso ai dati da quando il DSA è entrato in vigore».
Anche TikTok ha pubblicato una nota: «Stiamo esaminando le conclusioni preliminari della Commissione europea. Tuttavia, i requisiti che impongono una riduzione delle misure di protezione dei dati risultano in diretta contrapposizione con il DSA e il GDPR. Se non fosse possibile rispettare pienamente entrambi, invitiamo le autorità di regolamentazione a fornire indicazioni su come conciliare tali obblighi».

Cosa farà Trump?
Quali sono i prossimi passaggi? «Facebook, Instagram e TikTok hanno ora la possibilità di esaminare i documenti contenuti nei fascicoli d’indagine della Commissione e di rispondere per iscritto alle conclusioni preliminari della Commissione». Nel caso in cui venissero confermate le conclusioni a cui è arrivata l’indagine preliminare di Bruxelles i due colossi rischiano ciascuno una multa pari al 6% del fatturato annuo.

La questione potrebbe comunque interessare a Donald Trump, che è stato appoggiato in blocco dai colossi della Silicon Valley proprio per tutelarne gli interessi, specie rispetto alle costanti richieste europee di adeguarsi alla diverse norme in vigore.

