L’ex Gruppo Facebook ha annunciato di aver risolto la causa intentata da Trump contro la multinazionale, per il ban subito nel 2021, pagando 25 milioni di dollari. La cifra, come si legge sulla stampa, servirà in buona parte (22 milioni) a finanziare la biblioteca presidenziale intitolata a Trump.
A ridosso dell’insediamento di Biden, da Twitter a Instagram, tutte le piattaforme avevano deciso di mettere al bando il tycoon per i fatti di Capitol Hill, con l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio di quattro anni fa. Ora che il repubblicano è di nuovo alla Casa Bianca le cose sono cambiate. Zuckerberg, così come molti altri miliardari della Silicon Valley, ha deciso di appoggiare in maniera plateale il nuovo corso.
Zuckerberg: ecco come il Ceo di Meta si è riavvicinato a Trump
La scelta di pagare 25 milioni di dollari per chiudere la causa di Trump a Meta è l’ultima di varie mosse adottate dal colosso di Menlo Park per riappacificare i rapporti con il presidente USA. Subito dopo la vittoria del novembre scorso, Zuckerberg ha donato 1 milione di dollari per l’inaugurational fund e nelle scorse settimane ha cancellato il fact-checking (per ora soltanto negli USA) accogliendo il modello delle Community Notes di Musk.
Nel video che ha fatto il giro del mondo Zuckerberg ha parlato di ritorno alle origini per difendere il free speech sui propri social (missione che non rientrava, in realtà, esattamente nella Costituzione di Facebook). In seguito Meta ha accolto nel cda un personaggio molto vicino a Trump come Dana White, presidente della Ultimate Fight Championship.
In più, durante una puntata del podcast di Joe Rogan, il Ceo di Meta ha parlato della mascolinità che dovrebbe tornare a far parte della cultura aziendale. Per quanto riguarda poi l’inclusione il dibattito odierno vede le politiche DEI – Diversity, Equity and Inclusion – sotto attacco da più fronti. Sono diverse le aziende che hanno deciso di tagliare queste iniziative ora che alla Casa Bianca certe tematiche non vengono affatto viste come prioritarie ma, se possibile, come dannose.
La metamorfosi di Meta si è compiuta anche attraverso un importante cambio ai vertici. Il repubblicano Joel Kaplan (ex consigliere di Bush) ha preso il posto del liberal Nick Clegg nel ruolo di Global Policy Chief. Sulla stampa le immagini del giuramento di settimana scorsa sono state commentate senza troppe sfumature: le Big Tech in prima fila si sono alleate con Trump.