Donald Trump, durante la campagna elettorale per le presidenziali 2024, l’aveva promesso alla Big Tech. Il tycoon si sarebbe vendicato per essere stato cacciato da tutte le piattaforme, da Twitter a Facebook passando per YouTube, dopo i fatti di Capitol Hill il 6 gennaio 2021, quando una folla di suoi supporter ha fatto irruzione nel Campidoglio a Washington protestando contro brogli mai dimostrati. Secondo le Big Tech il presidente uscente aveva aizzato la folla.
In realtà i rapporti tra il presidente USA e le grandi società tecnologiche si sono aggiustati rapidamente, con i Ceo in prima fila il giorno del suo insediamento a gennaio scorso. Di recente YouTube, parte della galassia Google, ha deciso di chiudere una causa intentata da Trump in merito proprio al ban, pagando 22 milioni di dollari.

Cosa ci farà Trump con i 22 milioni di dollari di YouTube?
Come si legge su Axios l’intera somma sarà destinata al fondo dedicato alla ristrutturazione della Sala da ballo della Casa Bianca, un progetto da 200 milioni di dollari che sta molto a cuore al presidente più immobiliarista della storia americana. Non si tratta di un caso isolato, quello del pagamento da parte di una Big Tech per chiudere la lite con Trump: un’altra società di primo piano in Silicon Valley ha riconosciuto una somma per chiudere la causa. Lo ha fatto Meta (25 milioni di dollari).

Nel suo secondo mandato Trump è molto più imprevedibile e sfrontato rispetto al primo. Lo dimostrano i suoi continui attacchi alle altre istituzioni americane (come la Fed) e le provocazioni esplicite rivolte agli avversari. Durante la cerimonia funebre per Charlie Kirk il presidente ha ammesso candidamente di odiare i propri avversari. Nel frattempo le Big Tech sembrano essersi allineate al nuovo corso: in nome del free speech da tempo è saltato il modello della moderazione di contenuti. YouTube di recente ha detto che riammetterà utenti bannati per aver diffuso fake news ai tempi della pandemia.