Lo sforzo bellico russo nella produzione sui droni ha registrato un’accelerata negli ultimi tempi. Se è vero che la resistenza di Kiev deve molto ai cosiddetti UAV, attorno a cui ha costruito un’industria d’eccellenza, è altrettanto chiaro che Vladimir Putin ha investito risorse e mezzi per potenziare il proprio esercito con questi mezzi volanti teleguidati.
La notizia delle scorse ore riguardo all’abbattimento di droni russi che hanno violato lo spazio aereo polacco riporta al centro del dibattito le capacità offensive della Russia mediante queste tecnologie militari. Approfittando degli umori altalenanti di Donald Trump rispetto alle sorti dell’Ucraina, Mosca non è mai stata così attiva con attacchi fino al cuore di Kiev.
Quanti droni da guerra produce la Russia?
Come si legge sul sito dell’ISPI, a luglio 2023 Mosca riusciva a utilizzare 10 giorni al giorno per l’invasione, cifra che a luglio 2025 è salita a 240 al giorno. Il modello più utilizzato è lo Shahed e secondo l’intelligence ucraina la capacità produttiva di questi droni kamikaze si attesta a 2700 unità al mese.
Pochi giorni fa la Russia ha lanciato il singolo attacco con droni più imponenante dall’inizio del conflitto: 805 in una sola notte superando un record raggiunto quest’estate. Non tutti i mezzi volanti sono stati intercettati dalle difese ucraine.

Gli sforzi russi per armare questo arsenale sono affidati a una platea di 900 aziende, il 70% delle quali di piccole e medie dimensioni. Complessivamente il settore in Russia dà lavoro a 7mila persone. Per la produzione 2022-2025 Mosca ha stanziato l’equivalente 3 miliardi di dollari. Secondo la stampa di settore l’obiettivo di Putin è quello di costruire un impero industriale basato sui droni.
Con lo sforzo bellico che richiede ingenti risorse economiche, gli investimenti sui droni consentono di proseguire l’offensiva a fronte di costi ridotti. Non ha caso si punta sugli Shahed, modelli facili da costruire e relativamente economici. La Russia, peraltro, non è da sola: Iran e Cina sono Paesi alleati che supportano l’industria inviando componenti e droni. Con Teheran Mosca ha un accordo per ricevere migliaia di UAV, mentre Pechino si spinge oltre fornendo tecnologie e componenti.