Unity e Weta Digital insieme verso il metaverse
Unity, azienda californiana che mette a disposizione delle software house l’omonimo motore per realizzare e costruire videogiochi, ha annunciato l’intenzione di acquisire Weta Digital, società di effetti speciali co-fondata dal celebre regista de Il Signore degli Anelli, Peter Jackson. La cifra dell’operazione supera 1,6 miliardi di dollari come si legge su TechCrunch. Sono anni che i due universi si parlano: cinema e gaming non sono mai stati così vicini, sia in termini di investimenti, sia di contaminazione reciproca. Bastino pochi esempi: il gigante dello streaming Netflix si è buttato nel mondo dei videogiochi, mentre attori di Hollywood prestano volto e corpo agli sviluppatori per diventare protagonisti dei titoli tripla A. Cosa sappiamo dunque di questo ultimo annuncio?
Unity e Weta Digital
Bisogna prima capire quali sono gli attori dietro a una simile operazione miliardaria. Chi segue StartupItalia e le sue recensioni di videogiochi sa bene che Unity è l’engine con il quale vengono sviluppati la maggior parte dei titoli indie. Il punto di forza della società USA sta nelle licenze a prezzi competitivi e in una facilità d’uso che non complica il lavoro di piccoli team già alle prese con risorse scarse. Unity è dunque uno degli attori di riferimento del settore gaming.
Dall’altra parte troviamo Weta Digital, azienda che forse potrebbe dirvi non molto: è quella che, in realtà, ha influenzato il settore cinematografico come poche altre. I suoi ingegneri – quasi 300 persone che presto andranno a lavorare col team Unity – sono dietro ai capolavori di effetti speciali in pellicole come Avatar, Il Signore degli Anelli e Shang-Chi. Non è tanto l’aspetto artistico il focus dell’accordo da oltre 1,6 miliardi: Unity ha puntato gli occhi sul gruppo di esperti dietro ai software che consentono poi ai creativi di lavorare.
Leggi anche: Perché il gruppo Facebook cambia nome? I piani di Zuckerberg
Come ha spiegato anche Reuters, questo accordo dovrebbe consentire anche a Unity di sondare il terreno e le opportunità del metaverse, settore sul quale ormai tutte le Big Tech vogliono avere a che fare dopo il rebranding del gruppo Facebook (da poche settimane si chiama Meta).