Il progetto ha vinto lo “Start Cup Puglia” ma il team che l’ha realizzato è ancora fermo a causa della burocrazia. Eppure i robot potrebbero aiutare molti bambini con difficoltà di apprendimento
Pleo, Zeo e Nao. Non stiamo parlando di nomi di gatti o cani ma di tre robot che presto potrebbero cambiare la vita a centinaia di ragazzi autistici. Dietro questi tre umanoidi ci stanno tre teste: quella di Giuseppe Palestra, dottore di ricerca nel dipartimento di informatica dell’Università di Bari che è l’ideatore e sviluppatore delle soluzioni; quella di Ilaria Bortone, bioingegnere che si occuperà della traduzione in linguaggio informatico dei protocolli validati e quella della psicologa Brigitta Ruggieri.
Il progetto Robot4Children
I tre pugliesi hanno dato vita a “Robot4Children”, un progetto che ha sviluppato una soluzione integrata robot – software abbinata ad una metodica innovativa di applicazione assistita rivolta ai bambini affetti da disturbi dello spettro autistico. In altre parole hanno creato dei robot che aiuteranno questi ragazzi facilitando la loro comunicazione. Pleo è un dinosauro mentre Zeno e Nano sono due “robo-bimbi” alti 54 centimetri in grado di riprodurre i gesti e le attività che possono capitare durante la giornata a partire dal vestirsi.
Dalla ricerca all’interazione con i bambini
Il tutto è partito dalla ricerca: gli scienziati dell’Università di Bari hanno compreso che questi bambini sono più ricettivi quando si rapportano con delle macchine piuttosto che con l’interazione umana. “L’innovatività dirompente – spiegano i tre ricercatori – sta nel porre le tecnologie della robotica e dell’intelligenza artificiale a supporto della qualità della vita e dell’interazione sociale dei soggetti autistici fornendo una soluzione, in un campo in crescita ma che risulta unica nel suo genere”. La vera novità, infatti, sta nel fatto che questi robot saranno amici anche delle istituzioni sanitarie e accademiche perché forniranno loro dati importanti. Pleo, Zeo e Nano diventeranno i migliori alleati delle famiglie perché potranno garantire loro sessioni intensive anche a casa a costi più bassi rispetto alle attuali soluzioni di terapia disponibili, ottenendo, inoltre risultati di apprendimento nettamente migliori. Un progetto rivolto a tutti coloro che si occupano di autismo a 360 gradi: centri per la terapia, psicologi, strutture sanitarie e private. Nulla di improvvisato dal momento che tra le partnership ci sono l’istituto nazionale di ottica, quello di fisiologia clinica, la Scuola Sant’Anna di Pisa e l’Université “Pierre et Marie Curie” de la Sorbonne oltre all’associazione “Amici di Nico” dove è stato già sperimentato il piccolo dinosauro.
Ancora in attesa di risorse
Resta un solo problema: il progetto ha vinto lo “Start Cup Puglia” 2016 ma ora rischia di restare impantanato tra burocrazia e mancanza di risorse dal momento che da due anni i tre ricercatori attendono risposte certe dai ministeri dello Sviluppo economico e dell’Istruzione. L’idea piace ma ora bisogna mettere le ali a questa proposta che non può restare una sperimentazione ma deve diventare uno strumento utile a molti. Robot4Children è la dimostrazione di come l’innovazione robotica e tecnologica possa essere uno strumento utile alla società e a chi lavora nel campo dell’educazione.