Italia eccellenza in tecnologia industriale. Al via la produzione per 2 milioni di dosi di bamlanivimab. La BSP Pharmaceuticals di Latina produce oltre 100 mila dosi al mese, per conto del colosso farmaceutico americano Lilly. Gli anticorpi monoclonali riducono il rischio di morte e di ospedalizzazione del 70%
Lungimiranza, tecnologia avanzata, eccellenza operativa. Sono le tre parole chiave grazie alle quali oggi vengono prodotte migliaia di dosi di anticorpi monoclonali. Da sempre destinati all’oncologia, questi farmaci sono ora stati studiati anche per la cura del Coronavirus: è infatti in corso la produzione dell’anticorpo monoclonale di Lilly, il bamlanivimab. Dai primi di dicembre vengono prodotte in Italia (da BSP Pharmaceuticals per conto di Lilly) circa 100 mila dosi al mese, dedicate ai Paesi dove il farmaco è già autorizzato. La produzione italiana a regime nel 2021 sarà di circa 2 milioni di flaconi. Una produzione, quella degli anticorpi monoclonali, particolarmente complessa che richiede competenze specifiche elevate.
La produzione di Bamlanivimab
“Oltre ai siti di produzione Lilly, per la produzione di Bamlanivimab, Lilly ha puntato anche su un’eccellenza italiana come la BSP Pharmaceuticals di Latina, azienda impegnata nella produzione di farmaci innovativi e certificata da molteplici agenzie regolatorie, inclusa l’FDA americana – racconta Olivia Bacco, VP, External Drug Products Manufacturing & Lilly Asia Manufacturing. Questo ha una evidente ricaduta economica positiva anche sul nostro Sistema Paese. La domanda globale di questo prodotto è ovviamente ad oggi ancora incerta data l’incertezza dell’andamento e della durata della pandemia. Per Bamlanivimab abbiamo pertanto impostato una supply chain globale flessibile, sia in termini di capacità produttiva, che di collocazione geografica della produzione.
Lo sforzo per mettere in piedi una supply chain con molteplici siti di produzione in più continenti è stato senza precedenti ma ci permetterà di avere la flessibilità necessaria”.
Anche il sito Lilly di Sesto Fiorentino giocherà indirettamente un ruolo strategico accelerando la partenza di una nuova linea siringhe di recente installazione e liberando così capacità produttiva nel sito americano Lilly che si dedicherà alla produzione di Bamlanivimab.
La nuova linea, aggiunta in Italia, da un punto di vista occupazionale, ha comportato un incremento di circa 120 persone.
La produzione degli anticorpi monoclonali in BSP Pharmaceuticals
La produzione di farmaci come gli anticorpi monoclonali, dunque, non può essere affidata ad una filiera tradizionale. Questi farmaci biologici richiedono competenze e regole particolarmente stringenti.
“Il processo di sviluppo di un anticorpo monoclonale è in effetti molto più sofisticato di quello di un farmaco ‘tradizionale’ – spiega Aldo Braca, presidente di BSP Pharmaceuticals –. La sintesi e la purificazione degli anticorpi monoclonali sono contraddistinte dall’uso di materie prime complesse e da passaggi che non possono essere completamente caratterizzati dai principi fondamentali della chimica e della fisica. La qualità delle materie prime, la temperatura o il pH possono modificare in modo imprevedibile il prodotto finale. Ogni passaggio produttivo deve quindi essere sottoposto a controlli analitici per valutare la presenza di eventuali proteine contaminanti causa di immunogenicità e garantire l’eventuale rimozione. I test di controllo qualità devono anche determinarne identità, qualità e purezza. Ma mentre per i principi attivi ‘tradizionali’ queste caratteristiche possono essere controllate con un numero limitato di test, per la complessità strutturale degli anticorpi monoclonali, i test di routine non sono in grado di rilevare varianti atipiche o impurità che possono comparire inaspettatamente. Per questo l’analisi deve essere svolta sulla totalità dei dati di produzione. Per questo è fondamentale l’assoluta eccellenza nei controlli. E lo stesso vale anche per le fasi di formulazione e frazionamento sterile. Un farmaco biologico è esposto a rischi maggiori, a causa della sua maggiore sensibilità a parametri, tra i quali polarità della soluzione che lo contiene, temperatura, stress da attrito, sensibilità a sostanze ossidanti, sensibilità alla luce. L’attenzione deve essere quindi massima, e con l’attenzione anche il livello della tecnologia, in grado di proteggere questa proteina complessa che lega insieme diverse centinaia di amminoacidi, deve essere la migliore.
L’opportunità per l’azienda di Latina
“Quando quest’estate, Lilly ci ha chiesto di produrre lo step di formulazione e frazionamento asettico di Bamlanivimab, per un momento abbiamo avuto paura di non riuscire per i quantitativi, per le tempistiche sfidanti e per dover convincere alcuni dei nostri Clienti a darci respiro per il 2021. Confesso, però, che l’onore di essere stati scelti da un Cliente così rispettato nel mondo farmaceutico, per qualità e dedizione alle persone, ed essere parte del suo network tecnologico nella produzione di un farmaco così importante in procedura di emergenza, ci ha dato una carica emotiva notevole, perché significa che BSP è considerata un partner valido ed importante, all’altezza di questo compito.
Abbiamo in pochi giorni assunto circa 80 persone, iniziando training ed investito diversi milioni di € in tecnologia e risorse, che ritenevamo importanti per garantire la qualità e sicurezza di questo super-anticorpo…ed ora ci siamo!” Conclude Aldo Braca.
Ricerca, sviluppo e produzione
“Lilly ha messo in gioco tutta la sua capacità scientifica e produttiva per combattere questa pandemia e siamo orgogliosi dei nostri sforzi per sviluppare potenziali farmaci capaci di combattere il COVID-19 – spiega Huzur Devletsah, presidente e amministratore delegato di Lilly Italy Hub –. Abbiamo fatto in pochi mesi ciò che di solito richiede anni – rimanendo impegnati a rispettare i nostri rigorosi standard per la sicurezza dei pazienti e la qualità dei prodotti. E abbiamo autofinanziato i costi di ricerca, sviluppo e produzione per i nostri potenziali trattamenti per il COVID-19, senza chiedere fondi ai governi. Crediamo, infatti, che questo sia il nostro ruolo come azienda biofarmaceutica: investire nella ricerca e creare nuovi farmaci per momenti di forte crisi come questa pandemia, così come per altre malattie croniche o potenzialmente letali. Il nostro obiettivo è garantire che le terapie con gli anticorpi Lilly siano disponibili per i pazienti che ne hanno bisogno, indipendentemente dal luogo in cui vivono.
Lilly, che ha già prodotto globalmente oltre un milione di dosi nel 2020, prevede di incrementare la disponibilità del farmaco in modo sostanziale a partire dal primo trimestre del 2021, poiché saranno disponibili durante tutto l’anno risorse aggiuntive di produzione. Per garantire un rapido accesso a questo trattamento ai pazienti di tutto il mondo, Lilly ha investito nella produzione a rischio dell’anticorpo su larga scala – ancor prima che i dati dimostrassero il suo potenziale per diventare un’opzione terapeutica significativa per COVID-19. Speriamo che le nostre terapie anticorpali rappresentino parte della soluzione a una pandemia che ha già portato via tantissime vite umane, troppe”.
Gli anticorpi monoclonali riducono il rischio di ospedalizzazione del 70%
Il trattamento a base di anticorpi monoclonali bamlanivimab (LY-CoV555) ed etesevimab (LY-CoV016) di Lilly riduce il rischio di ospedalizzazione e morte per Covid-19 del 70%. A mostrare il risultato clinico positivo è un nuovo studio su oltre mille persone, che replica su un numero più ampio di pazienti i dati positivi emersi dallo studio di Fase 2. Annuncia in una nota l’azienda americana.
“Questi risultati entusiasmanti, che replicano i dati positivi di Fase 2, aggiungono un’importante evidenza clinica sul ruolo che gli anticorpi neutralizzanti possono svolgere nella lotta contro questa pandemia. Mentre la natura preliminare dei risultati di fase 2 per Covid-19 sugli anticorpi monoclonali neutralizzanti poteva determinare un’accettazione limitata del trattamento, questi dati di fase 3 rafforzano ulteriormente le prove disponibili.”, ha affermato Daniel Skovronsky, MD, Ph .D., Direttore scientifico di Lilly e presidente dei Lilly Research Laboratories. ” Il bilancio delle vittime di COVID-19 continua a salire in tutto il mondo e i ricoveri, in particolare negli Stati Uniti, hanno raggiunto livelli record. Questi dati supportano ulteriormente la nostra convinzione che bamlanivimab e etesevimab insieme abbiano il potenziale per essere un trattamento importante che riduce significativamente le ospedalizzazioni e la morte in pazienti COVID-19 ad alto rischio. Siamo in attesa di ricevere l’autorizzazione dell’uso di emergenza della FDA per questa terapia potenzialmente salvavita. In particolare, la diminuzione del 70 per cento del rischio di ospedalizzazioni o morte osservata in questo studio di fase 3 di bamlanivimab e etesevimab insieme è coerente con la riduzione del rischio di ospedalizzazione o accessi in pronto soccorso osservata con bamlanivimab da solo nello studio di fase 2. Bamlanivimab da solo è autorizzato per l’uso di emergenza come trattamento per i pazienti ad alto rischio con COVID-19 da lieve a moderato negli Stati Uniti e in altri paesi nel mondo,” ha aggiunto Skovronsky.