L’azienda ha recentemente avviato una campagna per promuovere il proprio servizio di musica in streaming
Dopo aver monopolizzato il commercio online e aver lanciato la propria piattaforma video (oltre ad altre innumerevoli ‘escursioni’ in altri settori), Amazon parte alla conquista anche del mondo della musica. La concorrenza è spietata: a farla da padrona sono aziende come Spotify e Apple Music, che gestiscono la maggior parte del settore commerciale in questione.
Secondo il Global report del 2018, il mercato della musica genera, su scala mondiale, guadagni per 17 miliardi di dollari: l’aspetto più interessante è che per la prima volta la principale fonte di ricavi arriva dallo streaming.
Impossibile allora che Jeff Bezos non buttasse un occhio a un settore che sta conoscendo una crescita così importante. La sua azienda ha recentemente avviato una campagna per promuovere il proprio servizio di musica in streaming: Amazon Music ha raddoppiato il numero di ore trasmesse negli ultimi 6 mesi, ma la strada per raggiungere gli altri competitor è molto lunga.
Per colmare il gap Amazon ha lanciato una scommessa: dato che l’abitudine dei consumatori è sempre più quella di ascoltare musica con gli speaker, Bezos e il suo staff hanno pensato di stringere accordi con le etichette discografiche per offrire pacchetti che includano sia la musica che gli strumenti (in questo caso le cuffie) per ascoltarla. In questo modo punta ad essere più competitiva rispetto agli altri big come Spotify.
“Le etichette stanno volgendo la propria attenzione sempre più verso nuove piattaforme musicali, come Amazon ma anche YouTube e Pandora Media – spiega un recente rapporto di Bloomberg – e se riusciranno a coinvolgere un numero importante di utenti, i due leader mondiali attuali perderanno peso nelle trattative sui diritti”. Se il tentativo di Amazon dovesse avere successo, si potrebbero aprire spazi anche per altre aziende del mondo della musica.
Le aziende da tenere d’occhio
Kobalt, ad esempio, garantisce contratti flessibili agli autori delle canzoni, li aiuta nel proporre i propri testi ai cantanti e mette a disposizione la propria piattaforma per organizzare gli incontri e le vendite. Di conseguenza gli autori hanno il pieno controllo del flusso economico che generano, vengono pagati più velocemente e possono tenersi in tasca il 100% dei diritti di vendita. Kobalt può vantare artisti come Zayn e Childish Gambino, e dalla sua fondazione (nel 2000) ha guadagnato più di 200 milioni di dollari. Nel 2012 l’azienda ha lanciato anche la propria etichetta per artisti indipendenti.
Audius, invece, è nata con la missione di creare una comunità decentrata di artisti e produttori, rendendo così più facile registrare e distribuire i propri lavori. Ha recentemente raccolto 5,5 milioni di dollari in un round di finanziamenti che ha coinvolto, tra gli altri, General Catalyst e Lightspeed.
Roli è un’azienda che consente a tutti, anche a chi non ha particolare talento, di suonare la propria musica. Il suo sistema permette di creare melodie attraverso qualunque device. Non si tratta però di un semplice strumento per principianti: è usato anche da artisti come Stevie Wonder e Meghan Trainor, per produrre nuovi suoni ed espandere la propria musica.
Steereo è una piattaforma che punta a promuovere la musica di artisti indipendenti emergenti. Per i giovani talenti è molto utile, perché permette di sapere con esattezza quante persone hanno ascoltato una canzone, se si sono interrotti dopo un minuto o due, quante volte è stata ascoltata e così via.