Arriva anche sulle chat di Messanger la traduzione automatica. L’innovazione abbraccia i gruppi, su cui Mark Zuckerberg vuole puntare per rinforzare la community. E poi ci sono gli smart speakers
Non solo il nuovo servizio dating, o come molti lo hanno già ribattezzato il “Tinder di Facebook”. Il pitch con cui Mark Zuckerberg ha aperto la F8 2018, la due giorni dedicata agli sviluppatori del social network di Menlo Park, ha rivelato che molte novità riguarderanno anche Messenger, le cui funzionalità saranno implementate grazie all’assistente intelligente M. Per non parlare dei gruppi, da sempre considerati come colonne portanti della comunità digitale.
Un Messenger poliglotta
“Una comunità globale senza più barriere”, questo il sogno nemmeno troppo segreto del fondatore di Facebook. E qual è la barriera più grande esistente oggi nel mondo, se non quella linguistica? Ecco perché l’azienda ha deciso che le traduzioni automatiche verranno applicate anche all’interno delle chat di Messenger attraverso l’assistente M Translations. Una soluzione non troppo diversa da quella già presente per commenti e post pubblicati.
Per ora le traduzioni contemplano solo 2 lingue: inglese e spagnolo. Ma nel tempo Facebook ha assicurato che il servizio verrà allargato ad altre lingue e Paesi. Già oggi, comunque, i numeri sono importanti con 200 mila sviluppatori attivi e 300 mila bot che hanno contribuito allo scambio di 8 miliardi di messaggi.
Ovviamente, nel disegno di Mark Zuckerberg eliminare il divario linguistico consentirebbe ai membri dei gruppi di stabilire un contatto anche tra culture diverse. Ma non va sottovalutato anche il risvolto economico che andrebbe a migliorare e aumentare nel numero le conversazioni su Facebook Marketplace per il commercio peer-to-peer.
L’effetto Cambridge Analytica
L’assistente intelligente M, sigla che per alcuni potrebbe essere identificata col nome Marvin, è il protagonista anche dell’ultima innovazione in materia di smart speaker. Due dispositivi, uno dei quali fornito di fotocamera e touch screen, risposta dell’azienda di Menlo Park ai prodotti rivali Google Home e Amazon Echo, capaci di connettersi direttamente a Messenger per semplificare le chat.
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Dopo lo scandalo di Cambridge Analytica e la testimonianza del fondatore Mark Zuckerberg davanti al Congresso, Facebook si è però trovata a dover cambiare i propri piani. Anche per il rischio di un’accoglienza molto fredda sul mercato da parte degli utenti di fronte a uno smart speaker che potenzialmente ascolta tutto ciò che viene detto in casa.
E allora ecco l’idea: approcciare per primi i mercati stranieri, magari dove le norme sono meno stringenti, per poi dedicarsi agli States solo in un secondo tempo.
Una community di gruppi
Si è parlato di gruppi anche perché l’innovazione andrà a toccare proprio questi ultimi. I gruppi saranno, infatti, migliorati con un plug-in aggiuntivo e una funzionalità semplificata che permette agli utenti di rimanere connessi più facilmente ai gruppi seguiti e scoprirne di nuovi potenzialmente interessanti.
A ciò si aggiunge l’esperienza “Watch Party” che consente ai membri del gruppo di guardare i video insieme, fotogramma per fotogramma, rendendo il co-watching più sociale. I leader dei gruppi, i creatori di video o il pubblico potranno approfittarne per commentare poi dal vivo ciò che stanno guardando.
“Le persone vogliono far parte di comunità significative”, è stata la frase conclusiva di Zuckerberg. E come dargli torto? Stando ai dati diramati da Facebook sull’entità della community di gruppi, oggi ci sono 1,4 miliardi di persone che li utilizzano ogni mese. Mentre sono circa 200 milioni i gruppi di Facebook ritenuti “significativi” dall’azienda.