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Oggi il pubblico è sommerso da contenuti, spesso di valore: ma c’è il rischio di un sovraccarico. C’è bisogno di soluzioni che consentano a marchi e contenuti di emergere dalla massa
Un tempo la comunicazione da uno a molti era l’unica possibilità per farsi pubblicità usando i media. Limiti tecnici facevano sì che il messaggio non potesse essere profilato. Strillare sembrava l’unico metodo (ma siamo sicuri fosse efficace?) per farsi riconoscere e imprimere il brand nella mente dei consumatori. In anni recenti si è invece cominciato a puntare molto sui contenuti: le aziende più rapide a cogliere il cambiamento hanno intuito che dovevano fornire un valore al cliente, il quale poteva ricambiare con un bene ancora più prezioso: la fiducia.
Oggi tuttavia c’è un problema differente: il pubblico è sommerso da contenuti, spesso di discreto valore, ma è sovraccarico per via della quantità di informazione proveniente dai device di cui ognuno dispone. C’è bisogno, quindi, di soluzioni che siano in grado di rendere il contenuto il più aderente possibile ai desideri dell’utente, e che possibilmente siano adatti al dispositivo su cui vengono visualizzati: solo in questo modo si potrà instaurare quella relazione che porta un lettore a diventare utente regolare e quindi un lead, cioè a convertirlo in un potenziale cliente.
Ma come sapere cosa vuole un utente?
Oggi l’intelligenza artificiale offre possibilità impensabili fino a pochi anni fa. Sofisticati strumenti software sono in grado di analizzare il comportamento di ogni singolo utente e proporgli messaggi profilati che lo inducano a condividere con l’azienda informazioni e gusti personali. Una consolle, poi, sintetizza i numeri graficamente e li rende immediatamente comprensibili.
Ma un programma non è sufficiente. Per assicurarsi i benefici della CI, è bene che le aziende si rivolgano a una figura professionale formata sul tema, il Content Intelligence Manager. Che sia interno all’organizzazione o un partner esterno, l’importante è che sia nativo digitale e abbia una conoscenza approfondita del business, dei workflows e delle Analytics. Antonio Comelli di Thron ci spiega le caratteristiche del perfetto Content Intelligence Manager a questo link.