Un self made man partito come insegnante di inglese. Ha importato il modello Silicon Valley in Cina. A ottobre il “passo falso” col Partito
Lo scorso anno l’imprenditore Jack Ma avrebbe potuto festeggiare un record in Borsa, chiudendo l’IPO più grande della storia. Ant Group, la società affiliata al gigante ecommerce Alibaba, stava per quotarsi a Hong Kong e Shangai con un’offerta pubblica iniziale da oltre 35 miliardi di dollari. L’affare è però andato in fumo per presunte irregolarità. Anche il New York Times si è occupato della brutta piega che ha preso il rapporto tra l’uomo che ha importato il modello Silicon Valley in Cina e il Partito Comunista. Tutto sembra partito dall’ultimo intervento in pubblico di Jack Ma: a fine ottobre il 56enne si è lanciato in un’intemerata contro le autorità finanziarie cinesi. Pochi giorni dopo Pechino lo avrebbe convocato con un richiamo a cui è poi seguito il clamoroso stop all’IPO.
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Jack Ma: il primo startupper cinese
«Non voglio morire in ufficio, ma su una spiaggia». Così si era espresso Jack Ma lasciando le redini di Alibaba alcuni anni fa. Dopo aver ceduto la carica di amministratore delegato, Ma si è distinto anche per la sua opera filantropica, seguendo l’esempio del miliardario Bill Gates. Restando presidente della società ha comunque continuato a svolgere un ruolo attivo nel mondo della tecnologia, divenendo uno dei cinesi più famosi e influenti al mondo. Come tante altre storie di uomini e donne di successo, anche la sua parte dal basso: Jack Ma è un self made man (faceva il maestro di inglese) che ha costruito un impero che oggi controlla anche Alipay, la piattaforma più utilizzata dai cinesi per effettuare pagamenti.
© Foto: Facebook Alibaba
«Dobbiamo prendere esempio dallo spirito lavorativo che hanno nella Silicon Valley: se lavoriamo dalle 8 alle 17 questa non sarà mai una compagnia hi-tech e Alibaba non avrà mai successo». Jack Ma ha importato in Cina una modalità di lavoro che ha permesso la fondazione di giganti, partendo da quella garage culture che ha colpito l’immaginario collettivo. In un piccolo appartamento di Hangzhou è cominciata la corsa per un obiettivo tutt’altro che modesto: da una piccola startup di ecommerce, Ma voleva macinare numeri per entrare nella top 10 dei siti più visitati al mondo.
I guai per Alibaba
Stando a quando si legge sulla stampa è molto probabile che Jack Ma abbia ricevuto l’ordine di mantenere un basso profilo dal Partito, che nel frattempo ha attivato una dura campagna antitrust in merito alla posizione dominante di Alibaba sul mercato digitale. Una situazione che, se non fosse per il fatto che stiamo parlando di una dittatura comunista, metterebbe gli sforzi di Pechino e quelli di Bruxelles su un piano simile.