L’imbarcazione è coperta da polizze per un massimale enorme ma che potrebbe non essere sufficiente a risarcire le centinaia di armatori e società che hanno perso tempo e soldi in attesa che lo strategico passaggio egiziano fosse di nuovo navigabile
L’enorme porta-containter MV Ever Given sarebbe stata disincagliata, anche se ha problemi di galleggiamento. Dovrebbe essere rimorchiata nel Grande lago amaro e il canale di Suez potrebbe riaprire a breve al traffico mercantile, di cui è direttrice strategica visto che vi passa il 7% dei commerci mondiali e il 12% delle merci distribuite in tutto il mondo: nello specifico, ci transita il 30% dei container, il 10% delle merci e il 4,4% del petrolio mondiale.
Fra qualche tempo verrà il momento dei (salatissimi) conti: nel corso dei giorni di stop, infatti, centinaia di imbarcazioni (sui social network circolavano riprende aeree impressionanti) hanno affollato i due imbocchi del canale, mettendosi in fila e preferendo aspettare la soluzione della questione piuttosto che circumnavigare l’Africa allungando a dismisura i tempi e alzando i costi per carburante ed equipaggio. A quanto pare la copertura assicurativa del pachidermico cargo, lungo 400 metri e con una capacità di 220mila tonnellate, ammonterebbe a circa 3,1 miliardi di dollari. Una somma molto elevata ma che, rispetto alle rivendicazioni degli armatori e delle società che hanno subito ritardi (magari bucando contratti di consegna o con deperimento del carico), oltre che della stessa società di gestione del canale (l’Egitto ha perso 14 milioni di euro al giorno), potrebbero non bastare.
Lo hanno spiegato al Wall Street Journal fonti del programma assicurativo della Shoei Kisen Kaisha, la compagnia giapponese proprietaria della nave, presa in gestione dalla taiwanese Evergreen Marine Corporation. Finita di traverso martedì scorso a causa di una violenta tempesta di vento e sabbia, la porta-container ha prodotto un clamoroso effetto-domino. I danni potranno essere contenuti solo ripristinando in fretta la navigazione, e in ogni caso cause e citazioni incrociate fra compagnie assicurative non si conteranno. Insomma, rischia di innescarsi una serie di conseguenze che raccontano forse, meglio di ogni altra cosa, il grado di interconnessione dei commerci planetari, con buona pace di chi vede nella pandemia un colpo alla globalizzazione.
Difficile stimare il conto finale del pasticcio Ever Given. Se il pur altissimo massimale non basterà a soddisfare le richieste di tutte le società in vario modo danneggiate, agli armatori non rimarrà che denunciare la Shoei Kisen Kaisha, rivalendosi dunque sulle risorse dell’azienda. Così capiterà in particolare per le aziende prive di una copertura assicurativa per i ritardi, che nei contratti assicurativi di solito non è inclusa, limitandosi questi alle perdite o al danneggiamento del carico. Il tribunale è dunque una strada scontata.
“Ci saranno parecchie cause – spiega John Miklus, presidente dell’American Institute of Marine Underwriters, associazione di categoria degli assicuratori marittimi Usa – non posso prevedere quanto successo avranno ma non è diverso da tante situazioni simili. Si tenta di rivalersi sulla parte responsabile, la parte che ha causato l’incidente“. Le compagnie assicurative di Evergreen sono al momento ignote: sarebbero però giapponesi, come il gruppo proprietario, anche se Agi spiega che la filiale inglese del Protection and Indemnity Club, associazione di 13 mutue assicuratrici che copre il 90% delle merci che circolano sui mari del mondo, ha confermato di essere responsabile per i reclami che arriveranno dai proprietari del carico ma non ha rilasciato ulteriori commenti. Si scatenerà un intreccio internazionale.