Quando si parla di innovazione si tende ormai a ridurre tutto alla sfida tra Stati Uniti e Cina. Ma in realtà anche Tokyo ha molto da dire sullo sviluppo delle nuove tecnologie
C’è un terzo incomodo tra Silicon Valley e Shenzen. Quando si parla di futuro della tecnologia oppure di “sfida dell’innovazione” si tende quasi sempre a ridurre tutto alla epica sfida tra Stati Uniti e Cina. Ma in realtà il Giappone si sta ritagliando un ruolo di primo piano in quella che da molti analisti viene definita “quarta rivoluzione industriale”.
Giappone terzo polo del tech
È indubbio che Washington e Pechino siano i due attori principali della cruciale partita tech, che molto deciderà sulle sorti degli equilibri economici, sociali e politici del prossimo futuro. Ma sarebbe davvero miope trascurare Tokyo. Si parla tanto di robotica, automazione, intelligenza artificiale, realtà aumentata. Spesso se ne sottolineano i lati negativi e le paure collegate a questa nuova frontiera che rappresenta l’ossatura della cosiddetta quarta rivoluzione industriale, trainata da scienza e tecnologia. Il Giappone può rappresentare il polo positivo del passaggio potenzialmente epocale che ci stiamo assistendo a sperimentare.
Tokyo è convinta che il nuovo turning point socioeconomico mondiale possa portare sviluppi significativi e benevoli su diversi piani, a partire da quello sanitario. Nonostante i timori collegati alla possibile marginalizzazione di alcuni posti di lavoro, secondo il Giappone i pro della “rivoluzione” supererebbero i contro. Klaus Schwab, presidente del World Economic Forum, ha recentemente dichiarato che il Giappone avrà un ruolo di leadership all’interno dell’innovazione globale che costituirà l’impulso trainante della quarta rivoluzione industriale. Questo perché le aziende e le startup di Tokyo paiono le più in grado a massimizzare il ruolo positivo di intelligenza artificiale, big data e dell’Internet of Things. “Il Giappone non è sufficientemente riconosciuto per le sue capacità innovative”, ha dichiarato Schwab in un’intervista a Forbes Japan. “Il mondo trascura il fatto che il Giappone ha creato una comunità di startup altamente competitiva e di grande successo e le sue grandi compagnie continuano a dimostrare nel corso del tempo un forte potere innovativo.
Le condizioni favorevoli per Tokyo
Il Giappone, secondo il presidente del World Economic Forum, possiede diverse delle condizioni necessarie per giocare un ruolo centrale nella partita tech. Il primo ministro Shinzo Abe ha dato il via a un ambizioso programma di interconnessione tra pubblico e privato che sta virtuosamente generando investimenti sull’innovazione. Il calo demografico, l’innalzamento dell’età media della popolazione e il basso tasso di disoccupazione danno poi la possibilità al governo di implementare con grande scioltezza le nuove tecnologie, andando più in là di chiunque altro sui cambiamenti socioeconomici che la quarta rivoluzione industriale comporterà e richiederà.
Un altro elemento a favore delle ambizioni giapponesi è la mancanza di leggi restrittive sui dati, che possono dunque essere sfruttati su più livelli. Secondo Makiko Eda, capo dell’ufficio giapponese del World Economic Forum, il suo Paese potrebbe essere il primo a configurare l’intera società utilizzando l’Internet of Things, sfruttando allo stesso tempo i dati raccolti in maniera intelligente e allo stesso tempo etica, in modo da garantire tutti i benefici della quarta rivoluzione industriale a una fetta il più possibile vasta della propria popolazione.
Terre rare per essere autonomi dalla Cina
A tutto ciò si è aggiunta una recente scoperta che può costituire un ulteriore aiuto per il Giappone. Un team di ricercatori giapponesi ha infatti trovato oltre 16 milioni di tonnellate di depositi di terre rare, equivalenti a centinaia di anni di consumo globale, sotto i fondali marini vicino all’isola di Minami-Torishima. Sono state ritrovate sostanze fondamentali per lo sviluppo hi-tech. Tra queste il disprosio, utilizzato per produrre i magneti nelle auto ibride, l’ittrio, usato per la produzione laser, l’europio e il terbio 420, sfruttati per i composti fluorescenti e nelle celle a idrogeno. Una scoperta che potrebbe dunque tornare utile in diversi settori legati all’innovazione e che potrebbero svincolare non solo il Giappone ma anche altri Paesi dalla dipendenza nei confronti della Cina.
Automotive, medicina di precisione e robotica
Nei prossimi mesi intanto aprirà i battenti il C4IR Japan, un nuovissimo centro per la quarta rivoluzione industriale che si propone di diventare uno dei principali hub tecnologici al mondo. Il governo di Abe e diverse società pubbliche e private hanno già annunciato le loro partnership con il C4IR Japan, alimentando molte attese su quanto potrà avvenire nei prossimi mesi e anni. Ma quali sono i settori nel quale il Giappone potrà maggiormente fare la differenza? Sicuramente la robotica, campo nel quale il Paese ha una lunghissima e riconosciuta tradizione. Ma non solo. Da tempo Tokyo ha la leadership nell’automotive e nello sviluppo di motori di nuova generazione come per esempio quelli a idrogeno. Il Giappone potrebbe presto conquistare anche il primato nella medicina di precisione. Un primato garantito dall’utilizzo di una vasta gamma di nuove tecnologie basate in primo luogo sui big data, utilizzati non solo per identificare le diagnosi ma anche per stimare le percentuali di rischio per i singoli pazienti. E anche qui l’età avanzata della sua popolazione fornisce a Tokyo la possibilità di sviluppare la medicina di precisione in modo sempre più avanzato. Silicon Valley e Shenzen, attente al terzo polo.