La piattaforma, scaricata oltre 3 milioni di volte e fra le più apprezzate per cercare orari e prezzi, trascinata in tribunale: “Servizio pienamente lecito, speriamo di tornare presto operativi” risponde il fondatore. Perché la battaglia di principio sui dati pubblici va oltre la singola app
Trenìt! è una delle applicazioni più apprezzate dagli utenti di smartphone Android e iPhone che usano i trasporti ferroviari. Attiva da oltre cinque anni con oltre 3 milioni di download, pubblica i dati dei treni attingendo da vari siti e fornendo appunto informazioni aggiornate in tempo reale sugli orari dei convogli, sui ritardi e sulle coincidenze e ovviamente sui prezzi dei biglietti. Gli italiani l’hanno premiata con un sia su Google Play, il negozio digitale di Android, che sull’Apple Store con giudizi medi da 4,8 stelle. Ben al di sopra dei giudizi espressi per le app ufficiali degli operatori.
La causa di Trenitalia
Per il momento, però, occorre usare l’imperfetto. La piattaforma – disponibile anche in versione desktop – è momentaneamente chiusa. Trenitalia ha infatti fatto causa alla società e al suo ideatore, lo startupper e imprenditore toscano Daniele Baroncelli, da tempo residente a Londra, perché non vuole che vengano pubblicati i dati (che sono pubblici) relativi ai suoi treni. Secondo l’azienda ferroviaria Trenìt! non avrebbe alcuna autorizzazione. Ma di autorizzazioni, per usare quelle informazioni, non ne servono. E d’altronde anche le altre accuse – che l’app sia a scopo di lucro o non pubblichi le migliori tariffe disponibili – sembrerebbero da rispedire al mittente: tutte le app di questo tipo ospitano banner pubblicitari e Trenìt! mostra sempre il miglior prezzo per l’utente.
La sospensione cautelare del giudice
“Noi siamo convinti fin dall’inizio che il nostro operato sia pienamente lecito e non arrechi alcun danno agli operatori ferroviari – si legge sul sito e sull’app, chiusa dalla sera del 19 luglio per la sospensione cautelare decretata da un giudice civile italiano che ha fissato una nuova udienza per il 12 settembre – al contrario, pensiamo che il nostro uso dei dati pubblici relativi al trasporto ferroviario arrechi un vantaggio agli operatori (visto che promuove i loro servizi). Tuttavia, nel frattempo che il ricorso venga deciso, siamo costretti a sospendere il servizio. Abbiamo fiducia nel fatto che la giustizia italiana possa risolvere questo contenzioso nel migliore”.
Una battaglia sui principi
Una battaglia che ora riguarda una singola applicazione, in questo caso inventata da un imprenditore italiano ma di diritto inglese – è incubata da TechHub (polo dell’innovazione cofinanziato da Google) a Londra – che ha dovuto chiudere per non rischiare una penale per ogni giorno di mancata ottemperanza alla decisione del tribunale civile. Ma il caso è potenzialmente esplosivo perché coinvolge una serie di aspetti di principio giuridicamente centrali come l’uso di data set pubblici, la trasparenza e la concorrenza di mercato nonché l’informazione sui servizi essenziali per i cittadini, troppo spesso travolti da disservizi di ogni genere per poi essere privati senza ragioni fondate di piattaforme che li aiutano a muoversi meglio.
Meglio non disinstallare l’app per ricevere aggiornamenti
Anche l’altra piattaforma lanciata alla fine del 2018 da Baroncelli, Altavelocita.it – un servizio accessibile da desktop ma proposto anche come feature dell’app al momento disattivata – mostra adesso solo prezzi e orari delle corse di Italo. “Faremo valere con forza le nostre ragioni e speriamo di tornare online al più presto perché siamo convinti che Trenit! non violi i diritti di nessuno – spiegano ancora dall’app – purtroppo però per il momento non ci è possibile continuare ad erogare il nostro servizio”. Cosa fare, dunque, se si è fra quei tre milioni di utenti dell’app? Conviene tenerla installata sul telefono per ricevere eventuali aggiornamenti via notifica sugli sviluppi di settembre.