Il progetto di IBM Italia è in fase di sperimentazione alla Casa Sollievo delle Sofferenze di San Giovanni Rotondo. Il sistema punta a contrastare la perdita dei ricordi e a rafforzare la condivisione fra diverse generazioni
Aiutare le persone anziane o affette da malattie neurodegenerative come l’Alzheimer a conservare i ricordi e a migliorare i legami con i familiari e con chi li assiste. È questa la nuova sfida della Fondazione IBM Italia, che sta lavorando a un progetto pilota con l’IRCCS Casa Sollievo della Sofferenze di San Giovanni Rotondo (Foggia): ViTA, Virtual Training for Aging.
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Attraverso l’utilizzo di varie tecnologie e dell’Intelligenza Artificiale, il sistema virtuale ViTA permette di raccogliere frammenti di memoria (per esempio fotografie, testi, canzoni o video legati a episodi vissuti) e organizzarli in una mappa in cui ogni pezzetto di ricordo è collegato all’altro, generando percorsi di memoria personalizzati, storie realizzate sulla base di eventi accaduti nel passato segnalati dal paziente. Un vero e proprio training cognitivo che punta a rafforzare la relazione tra le persone lavorando sulla memoria e a migliorare il benessere dell’anziano contrastando tristezza o agitazione grazie all’utilizzo della tecnologia.
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Ne parliamo con Pietro Leo, CTO for Artificial Intelligence & Chief Scientist of IBM Italy e Francesco Giuliani, Direttore SC Sistemi Informativi, Innovazione e Ricerca, IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo.
Come è nato il progetto ViTa?
L’iniziativa nasce da una proposta della Fondazione IBM Italia all’ospedale di Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, realizzata con l’intento di esplorare come la tecnologia e i nuovi strumenti digitali in genere possano essere usati per avvicinare le generazioni unendole sulla base del tema della memoria, che il sistema che stiamo realizzando cerca di rafforzare. L’ambito del progetto è quello del così detto ‘Aging’ – tema sempre più attuale e rilevante – e si riferisce alla sfida che la nostra società dovrà affrontare per offrire servizi a una popolazione che diventerà significativamente sempre più anziana. Si è voluto considerare, come focus principale del progetto, persone che presentano i primi segni di decadimento cognitivo. Essi infatti consistono proprio nell’affievolirsi della capacità di trattenere i ricordi.
Su quali tecnologie si basa e come funziona?
ViTA mette assieme varie tecnologie con l’obiettivo di realizzare un sistema che aiuti a raccogliere e mettere in relazione i ricordi. Tecnicamente il sistema utilizza la piattaforma IBM Watson di Cognitive Computing con le sue capacità di Natural Language Processing. Utilizza anche strumenti open come un sistema di Knowledge Graph per conservare e rappresentare la mappa dei ricordi e altri strumenti di Intelligenza Artificiale. Dal punto di vista degli utenti finali, si presenta come un’app che opera su un tablet o altri dispositivi offrendo varie modalità di interazione (voce, testo, interattività) per navigare all’interno della mappa dei ricordi e accedere alle storie conservate nel grafo della memoria.
Come si arriva a costruire una mappa di ricordi tra i malati di Alzheimer e chi li circonda?
La mappa dei ricordi, che può includere episodi molto remoti e lontani nel tempo, recenti o anche pro-memoria per il futuro, viene ricostruita dall’interazione tra il paziente e il caregiver che si occupa di lui, tipicamente un familiare o un assistente. Quest’ultimo è dotato di un sistema che permette di caratterizzare gli elementi ‘atomici’ della memoria, arricchendoli di contenuti specifici, come una foto o anche l’audio di una canzone e del testo descrittivo. Questi elementi atomici vengono legati l’uno all’altro per formare delle storie. Le storie sono dei veri e propri percorsi costruiti dal caregiver sulla base degli eventi del passato segnalati dal paziente. Le storie possono sostenere o rinforzare un particolare stato emozionale suscitato nel paziente dal ricordo di quegli specifici episodi. Una possibile evoluzione del sistema è la realizzazione di un arricchimento della ‘banca della memoria’ che è stata impostata in fase iniziale. Tale collezione di eventi del passato individuale potrà infatti estendersi a comprendere anche elementi ‘intercettati’ dal sistema nel corso del dialogo naturale che esso sarà in grado di stabilire con il paziente.
Gli effetti sono a lunga durata?
Abbiamo attualmente una prima sperimentazione in corso che ha l’obiettivo di valutare il sistema in un paio di setting: l’ambito domestico e l’ambito delle strutture di assistenza. La prima fase della sperimentazione si concentrerà sulla valutazione del sistema in termini di accettabilità e di funzionalità, per poterne sperabilmente estere l’utilizzo in una fase successiva su più ampia scala. Solo allora sarà possibile generare evidenze in merito agli effetti del sistema.
Qual è l’impatto sullo stato d’animo del paziente?
L’effetto dell’esposizione del paziente ai servizi offerti dal sistema è proprio alla base dell’ipotesi di ricerca che anima il progetto. L’intento è infatti quello di verificare come l’utilizzo di ViTA, con i ricordi organizzati in storie che esso è in grado di proporre, possa ridurre, ad esempio, momenti di agitazione. In questo senso ViTA intende proseguire sul solco di esperienze similari sperimentate su più ampia scala negli Stati Uniti e in Inghilterra e che hanno già prodotto alcune evidenze in merito alla possibile efficacia di questo approccio.
Quali sono gli effetti sulle persone sottoposte ai test alla Casa Sollievo della Sofferenza?
Non siamo ancora in grado di rispondere a questa domanda poiché attualmente è in corso la raccolta dei dati con il popolamento del ‘database’ dei ricordi di alcuni soggetti, che hanno espresso un consenso volontario a prendere parte alla sperimentazione. Si tratta di una attività impegnativa che viene seguita con l’ausilio di persone con competenze psicologiche e il supporto dei caregiver. Per avere un’idea, nel caso si voglia inserire nel sistema una fotografia significativa per il paziente, essa dovrà essere corredata da informazioni essenziali relative ai luoghi, alla connessione con altri ricordi, alle persone, ai tempi, alle emozioni che suscita, etc. Contiamo comunque di produrre i primi risultati nel prossimo autunno.
Qual è l’impatto sociale del progetto e dove si vuole arrivare?
Nel caso di ViTA, la tecnologia ha l’obiettivo di rinforzare la relazione tra le persone. Si vuole facilitare in sostanza lo scambio di conoscenze e dei ricordi tra le persone assistite e chi sta loro a fianco, favorendo la condivisione dei ricordi.
Il momento di creazione della mappa dei ricordi è fondamentale quanto la sua stessa fruizione. L’impatto sociale è rilevante, dal nostro punto di vista, specie se il problema viene visto in senso generale, pensando quindi non solo all’individuo, ma anche alla comunità in cui egli vive. Sistemi come ViTA serviranno, un po’ come succede per il web, non solo a conservare frammenti di memoria (metaforicamente le pagine web che consultiamo), ma anche a fare in modo che questi frammenti possano essere scambiati più semplicemente tra generazioni, favorendo nel complesso il processo di inclusione e di trasferimento di esperienze tra queste. C’è un bel neologismo inglese a cui si può far riferimento e che descrive bene il fenomeno, che dal punto di vista sociale occorre sempre più contrastare, che è ‘ageism’, vale a dire la discriminazone tra persone a causa dell’età. Bene, dal punto di vista dell’impatto sociale, ViTA, favorendo la relazione tra le persone di età diverse, va esattamente a contrastare e ridurre questo fenomeno.