La sua visione punta a un raffreddamento delle tensioni con Pechino. Quando guidava la Big Tech è stato uno dei primi a investire in Cina
Il 13 gennaio 2024 a Taiwan si voterà per le presidenziali e in corsa per la nomina del Kuomintang, il principale partito di opposizione, c’è anche il fondatore di Foxconn Terry Gou. Il miliardario, nato nel 1950, ha dato vita a uno dei colossi dei chip e della componentistica elettronica a livello globale. Foxconn è oltretutto il principale fornitore di Apple e gioca un ruolo chiave nell’assemblaggio dei prodotti di Cupertino. Non è la prima volta per lui in politica: dimessosi dalle cariche nella Big Tech nel 2019, Terry Gou aveva già mancato la nomina per la presidenza una prima volta.
L’isola a pochi miglia nautiche dal continente asiatico e, soprattutto, dalla Cina è al centro di un conflitto geopolitico con Pechino che dura dal secondo dopoguerra. Da tempo Xi Jinping, il leader cinese, ha alzato il livello della tensione con Taiwan, giudicata una provincia ribelle che dovrebbe essere riannessa. In questo scontro l’industria dei chip gioca un ruolo fondamentale.
Come vi abbiamo spiegato nel nostro dossier sui chip – qui trovate il link – l’industria dei semiconduttori a Taiwan l’ha resa di fatto l’isola dei chip. La parte del gigante è giocata da TSMC, che da sola vale il 20% del PIL del paese (con un valore di mercato da 520 miliardi di dollari). Foxconn nel frattempo si è espansa a livello di business, come nell’automotive. Buona parte del futuro di quell’angolo di mondo si gioca nel destino dei rapporti tra Cina e Taiwan. In caso di conflitto bellico diversi osservatori sostengono che l’industria dei semiconduttori potrebbe subire perdite incalcolabili.
Nei giorni scorsi il fondatore di Foxconn Terry Gou si è espresso in merito. «Dobbiamo dire onestamente ai giovani che è pericoloso votare per il Partito Democratico Progressista, che esalta l’indipendenza di Taiwan e odia e si oppone alla Cina». Gou è stato uno dei primi imprenditori di Taiwan a investire in Cina e, nel caso dovesse diventare presidente, il suo obiettivo è di raffreddare le tensioni tra i due paesi.