Nuovi smartphone da Google, questa volta subito anche in Italia. Evoluzione del Pixel precedente, con l’obiettivo di consolidare l’esperienza made in Google
Sembra di poter dire che Google abbia cambiato approccio: ora i Pixel mostrano una filosofia costruttiva, un approccio nel design e nelle scelte fatte per le caratteristiche hardware e software, che sono frutto di una riflessione attenta sull’esperienza maturata e sugli obiettivi a lungo termine che gli smartphone di Google puntano a centrare. I nuovi Pixel 7 e Pixel 7 Pro sono parte di una famiglia che tende ad allargarsi: ci sono gli smartphone, appunto, che mantengono uno stile preciso in fatto di estetica e di funzionalità, ma che ora fanno parte di un ecosistema che comprende dispositivi indossabili (c’è uno smartwatch che debutta oggi, ma anche le Pixel Buds Pro lanciate qualche settimana fa) e apparecchi casalinghi che puntano ad accompagnare l’utente finale nel corso di ogni sua attività nel corso di tutta la giornata.
Cosa cambia nel Pixel 7
Non c’è rivoluzione, c’è evoluzione: il nuovo Pixel 7 e il fratello maggiore Pixel 7 Pro non cambiano nella cifra stilistica introdotta lo scorso anno con i predecessori, sfruttano lo stesso posteriore con una barra che incorpora le fotocamere e persino i colori assomigliano a quelli del 2021 (mentre aumenta, buona notizia, la quantità di materiale riciclato reimpiegato nella costruzione di questi nuovi device). Non si tratta di una scelta banale, non è una scelta biasimevole: tutt’altro. Google ha scovato un modo di farsi conoscere e rendere riconoscibile il proprio prodotto, in un certo senso ha anche provato (ed è riuscita) a codificare uno stile che in parte potrebbe essere ripreso altrove: oggi siamo in grado di affermare che esiste uno “stile Google” che accomuna i Pixel, le Pixel Buds, i dispositivi Nest come l’appena presentato nuovo Nest WiFi Pro, ed è una qualità che fin qui forse potevano vantare soltanto i prodotti Apple.
Proprio come Apple, poi, Google ha deciso di imporsi un piano a lungo termine che sposi al meglio hardware e software: una delle novità dei Pixel 7 è la nuova generazione del SoC (system-on-chip) che tiene in piedi tutta la computazione di bordo, ovvero il nuovo processore Tensor G2 che migliora sotto ogni aspetto di performance e funzionalità quanto di buono era stato già fatto. Tutto questo si traduce, ad esempio, nella computational photography che ha fatto fin qui la fortuna dei Pixel: progettare e produrre il processore di bordo significa avere garanzie sulle capacità di elaborare le immagini riprese con la fotocamera posteriore, per ottenere scatti che pochi altri smartphone in circolazione sono in grado di eguagliare.
Per quanto attiene la fotocamera stessa, inoltre, Pixel 7 e Pixel 7 Pro hanno in comune quest’anno la stessa configurazione del sensore principale: 50 megapixel (sfruttati in modalità quad-pixel) con una lente f/1.85, così da garantire un’esperienza fotografica totalmente comparabile sui due modelli. Le differenze si scorgono ovviamente guardando le altre camere: il sensore ultrawide è sempre da 12 megapixel, ma in quel caso la differenza è nell’ampiezza del campo inquadrato (decisamente superiore sul Pro, che vanta anche un sistema autofocus che consente pure di scatenarsi con la fotografia macro), e sul Pro troviamo anche un tele 5x completamente assente sul Pixel 7, che con i suoi 48 megapixel vanta anche la capacità di arrivare fino a 30x di ingrandimento, sfruttando l’interpolazione digitale tra le informazioni fornite da più sensori presenti a bordo.
Come sempre, però, come dicevamo il software fa la differenza: per esempio ci sono nuovi algoritmi studiati per ridurre la sfocatura dovuta al movimento, quando cioè gli scatti risultano poco nitidi a causa di piccoli movimenti della mano durante la ripresa. Il Pixel 7 (e il Pro) sono in grado di correggere questi difetti, con un effetto particolarmente affascinante applicando questi algoritmi anche a vecchi scatti: il software è in grado di analizzare e in qualche modo “completare” le informazioni raccolte dal sensore, è in grado di rendere nitida una vecchia foto in bianco e nero con 50 anni di vita sulle spalle o quello scatto fatto al tramonto appena l’altro giorno. Sono quelle funzioni che, unite ad altre come la capacità di eliminare un oggetto indesiderato in una foto, rendono l’esperienza fotografica Pixel diversa da quella di tutti gli altri smartphone: una delle armi principali nell’arsenale di Google per convincere potenziali nuovi acquirenti a scegliere i suoi device.
Quando arriva Pixel 7 e cosa sapere
Come detto, non ci sono differenze eclatanti tra il design del Pixel 6 e quello del Pixel 7: l’unica differenza apprezzabile, a una prima occhiata, è la finitura della struttura che circonda le fotocamera che quest’anno vanta un guscio di alluminio (lucida per il Pro, satinata per il Pixel 7). Lo schermo del Pixel 7 offre una diagonale da 6,3 pollici, con un refresh rate da 90Hz e una luminosità di picco di 1.400nits: è un OLED che supporta 16 milioni di colori e ovviamente l’HDR, protetto da un vetro Gorilla Glass Victus. Il Pixel 7 Pro si spinge fino a 6,7 pollici e monta un pannello LTPO con refresh variabile tra 10 e 120Hz: entrambi i device, inoltre, dichiarano la capacità di arrivare fino a 24h di autonomia in determinate condizioni d’uso, ma Google garantisce che con entrambi gli smartphone nessuno dovrebbe avere difficoltà a terminare la giornata senza ricorrere alla presa (almeno in teoria). Novità 2022: oltre all’impronta digitale, tra l’altro dicono da Google che il sensore sotto il display è migliorato, c’è anche il riconoscimento facciale tramite la selfie-camera (la sicurezza è garantita sempre dagli algoritmi di computational photography integrati).
Ovviamente entrambi gli smartphone montano Android nella sua ultima release, la 13, con aggiornamenti garantiti per 5 anni, ed entrambi sfruttano sempre il potente processore di bordo per migliorare la qualità dell’audio nelle chiamate telefoniche (per chi ancora ne fa), la sicurezza dei dati di bordo archiviati e cifrati grazie al processore dedicato Titan M2, e come sempre Google promette che le cose miglioreranno col tempo grazie alla capacità dello smartphone di imparare. Chi ha provato o posseduto un Pixel sa che l’autonomia per esempio migliora nel tempo, poiché il telefono apprende il nostro stile di vita e cerca di adattare i consumi e la disponibilità delle app in base a quanto imparato: lo stesso principio si applica a molti altri aspetti, senza contare che Google raccoglie metadati aggregati dai Pixel per introdurre, update dopo update, concreti miglioramenti per tutti.
Pixel 7 e Pixel 7 Pro saranno in vendita da subito anche in Italia, con prezzi a partire rispettivamente da 649 euro (8/128GB) e 889 (12/128GB). Si possono prenotare su Amazon e attraverso il Google Store, ma solo sullo shop di Mountain View troverete la variante con storage doppio (per 100 euro in più): spedizioni a partire dal 13 ottobre, tre colori disponibili (bianco, nero e verde). In catalogo, come soluzione alternativa più economica, resta il Pixel 6a (che evidentemente sarà aggiornato più avanti). Purtroppo per il momento non debutta da noi il nuovo Pixel Watch, l’indossabile pensato per accompagnare i nuovi Pixel: speriamo Google, come accaduto in passato, possa ripensarci presto e includere l’Italia tra i paesi in cui il nuovo gadget sarà venduto e distribuito.