Gli effetti della crisi di Volkswagen spaventano non soltanto il mercato del lavoro e l’economia in Germania. In Italia sono molte le aziende dell’indotto che riforniscono uno dei gruppi automobilistici più importanti in Europa. Nelle ultime ore è stato evidenziato il caso dell’azienda piemontese Scanferla di Avigliana (Torino). «Abbiamo fatto ricorso agli ammortizzatori sociali per cercare di limitare il danno», ha spiegato ai microfoni Rai Riccardo Scanferla, titolare della società che realizza parti metalliche.
«Siamo partiti nel primo semestre con delle buone prospettive produttive, c’è stato un calo nel secondo semestre ma non ci si aspettava una crisi così profonda», ha aggiunto Scanferla commentando una situazione che da mesi preoccupa non soltanto il gruppo tedesco, ma tutte le società – italiane comprese – che negli anni hanno costruito un rapporto di collaborazione.
Cosa sta succedendo a Volkswagen
Sono diverse le ragioni che hanno portato alla crisi di Volkswagen: dalla transizione all’elettrico, secondo i critici spinta dall’UE con tempi troppo serrati, alla concorrenza dei brand cinesi. Nei giorni scorsi è circolata la notizia che tre fabbriche potrebbero chiudere a breve in Germania. Il Sole 24 Ore scrive addirittura di dieci stabilimenti a rischio, con un taglio sugli stipendi del 10%. Complessivamente il gruppo punta a ridurre i costi di 4 miliardi di euro.
Citando dati de Il Giornale, il Sussidiario spiega che l’indotto italiano che lavora con Volkswagen vale tra 1,5 e 2 miliardi di euro all’anno. L’intero settore auto tedesco rappresenta poi per le aziende italiane un volume d’affari da 5 miliardi di euro. Nel frattempo il governo nei giorni scorsi ha deciso di tagliare il fondo automotive di oltre 4,6 miliardi di euro: il veicolo era stato inaugurato alcuni anni fa con una dotazione da quasi 9 miliardi proprio per accompagnare il comparto nelle varie transizioni.