Prendete Prince of Persia, coi suoi salti, le sue corse che sfidano la gravita e le evoluzioni lungo colonne che si sbriciolano, muri ormai implosi, trabocchetti che attendono solo voi per scattare e provate a immaginare come sarebbe se fosse in prima persona: avrete così idea di ciò che vi attende in Downward Enhanced Edition.
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Downward Enhanced Edition oltre al parkour c’è di più?
Ciò che ci ha sorpreso maggiormente di Downward Enhanced Edition è la cura con cui sono stati curati i particolari di contorno, i dettagli riversati dagli sviluppatori ai tanti oggetti collezionabili che certificheranno, quando raccolti, la vostra bravura nel portare a compimento l’impresa. Perché abbiamo per le mani un titolo all’apparenza piuttosto scarno, in cui si corre e si salta, talvolta si combatte, ma è ammirevole il tentativo di cucirgli addosso un mondo quanto più possibile credibili e coerente.
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La sostanza comunque non cambia. Ci ritroviamo a percorrere a rotta di collo un mondo ormai morente, correndo lungo vestigia di una civiltà ormai perduta e di cui il nostro protagonista e i pochi altri comprimari in cui si imbatterà sembrano esserne gli ultimi esponenti.
Si parte da una spiaggia assolata e poi si ha modo di visitare un altro paio di biomi, anche se pare che l’ambientazione più dettagliata sia la prima. Downward Enhanced Edition potrebbe a primo acchito apparire un open world, ma così non è: le mappe sono comunque sufficientemente vaste e zeppe di strade secondarie che talvolta ci si ritrova ad abbandonare la strada principale incuriositi da una sporgenza sospetta o da una cassa che favorisce un po’ di pensiero laterale. L’incedere ricorda molto quello che ha caratterizzato la saga di Metroid Prime di Retro Studios e Nintendo (non potrebbe essergli fatto complimento maggiore) anche perché un po’ di backtracking c’è pure nel videogame tutto italiano di Caracal Games.
Tutto ruota attorno alla raccolta di sfere luminose che, al pari delle monete di Super Mario o agli anelli di Sonic assolvono alla duplice funzione di sfida nella sfida per i completisti e di indicare il tracciato da seguire a tutti gli altri. In questo modo, rispetto a Prince of Persia, il percorso appare sempre evidente di fronte ai nostri occhi, ma almeno si evita la delusione di notare che su certi asset ci si può agevolmente arrampicare e su altri, apparentemente identici, no. Queste sfere potranno anche essere investite nel potenziamento dell’alter ego, se offerte ad apposite statue.
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C’è pure spazio per i combattimenti sebbene, come era lecito attendersi da un gioco che si focalizza su tutt’altro, siano ben lontani dall’essere perfetti. O dall’essere combattimenti veri e propri: il nostro, infatti, non combatte ma deve limitarsi a evitare colpi e aspettare che il proprio nemico si stanchi ed esponga le parti deboli, che gli andranno sottratte rapidamente per indebolirlo. Sfidante sulle prime, piuttosto ripetitivo sulla lunga distanza.
Insomma, il videogioco sviluppato da Tommaso Bonanni, Andrea Federici, Giovanni Lo Re e Daniele Dionisi non è affatto male e, soprattutto, permette di aggirarsi con circospezione lungo mondi davvero belli, di sicuro impatto visivo. Abbiamo avuto modo di provarlo su Nintendo Switch e, nonostante l’hardware Nintendo non sia tra i più potenti in circolazione, il titolo risulta ben ottimizzato. Downward Enhanced Edition non dura molto (meno di dieci ore) ma offre un gran numero di scorciatoie e collezionabili da trovare che faranno la felicità di coloro che vogliono finire i giochi al 100%.