Rage of the Dragons NEO, reboot spirituale del classico del 2002 uscito su Neo Geo, prova a tornare in auge in un panorama dove i picchiaduro contemporanei sono dominati da colossi come Tekken 8. Eppure, a sorpresa, questa piccola produzione riesce a farsi notare, non tanto per un impianto tecnico all’avanguardia quanto per la fedeltà con cui rievoca un titolo con un quarto di secolo sulle spalle. Giocandoci su PC, sembra quasi di risentire l’eco delle partite in sala giochi con Double Dragon.
Rage of the Dragons NEO, la recensione
Il team di sviluppo di QUByte Interactive (qui trovate altri loro titoli recensiti sul magazine) ha scelto la via dell’autenticità: pixel art dettagliata il giusto, animazioni fluide e fondali che sembrano estratti da un sogno arcade degli anni Novanta. Ogni personaggio ha uno stile riconoscibile, con combo e super mosse, ma soprattutto un sistema di combattimento tag team che, pur non reinventando la ruota, dà un ritmo dinamico e incalzante agli scontri. La cosa curiosa è che Rage of the Dragons NEO non vuole essere moderno: vuole essere coerente.

Non mancano però i limiti. Il bilanciamento tra i personaggi non è perfetto, alcuni roster risultano più efficaci di altri, e le modalità offerte sono essenziali: arcade, versus, allenamento e online, ma senza la profondità e la personalizzazione che ci si aspetta oggi. La difficoltà dell’AI oscilla tra il troppo facile e il frustrante, segno che l’obiettivo qui non è scalare le classifiche, ma godersi l’estetica e il feeling retro.

E allora perché giocarci, nel 2025, con alternative più avanzate? Perché Rage of the Dragons NEO si rivolge a chi vuole rivivere una sensazione dimenticata, magari con i tempi rallentati di questa estate rovente. Il videogioco peraltro non ha paura di essere di nicchia. E forse è proprio questa sua onestà a renderlo affascinante.

Per chi ama il genere dei picchiaduro, Rage of the Dragons NEO è una stretta di mano tra passato e presente. E in un mondo dove tanti giochi sembrano dimenticare da dove provengono, questo piccolo ritorno alle origini è una scelta controcorrente che merita almeno una chance.