Rider’s Spirits è un racing arcade del 1994 per Super Famicom e chi scrive questa recensione ammette candidamente di non averlo mai sentito nominare fino a quando, qualche settimana fa, gli è stato recapitato il gioco da provare.
Sarà per via del fatto che non oltrepassò mai i confini dell’arcipelago nipponico, sarà che il titolo con cui arrivò nei negozi del Sol Levante era piuttosto impronunciabile per un occidentale (Bike Daisuki! Hashiriya Kon – Rider’s Spirits), ma a giudicare dalla scarsa presenza di fonti online, la soluzione più scontata è che questo videogame sviluppato da Genki Co., Ltd. sia finito nel cono d’ombra di Super Mario Kart al quale innegabilmente si ispirava fino al limite del plagio. La domanda cui proveremo a rispondere ora, trent’anni dopo, è: ha un senso tirare fuori dalla naftalina Rider’s Spirit?
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Rider’s Spirits è di nuovo ai blocchi di partenza
La risposta immediata non è né affermativa né negativa. Fa indubbiamente piacere aver modo di scoprire un titolo che finora era rimasto confinato in Giappone. Ma forse c’è un motivo se Super Mario Kart s’è diffuso in tutto il mondo, dando vita a un nuovo genere, mentre il clone di Genki sia rimasto confinato nel proprio Paese e velocemente dimenticato da tutti.
L’opera di restauro di LLC Shinyuden è meritoria e permette di giocare a una versione leggermente aggiornata oppure dell’originale. In ogni caso, come avviene nei moderni emulatori, è possibile aggiungere shader per simulare le distorsioni e i difetti visivi tipici dei vecchi televisori a tubo catodico.
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Venendo al merito, Rider’s Spirits, alias “Bike Daisuki! Hashiriya Kon” è di fatto un Super Mario Kart con sprite diversi, dove la formula però risulta di gran lunga più pasticciata. E lì, avendo modo di fare un paragone tra le due opere giapponesi, si comprende l’incredibile alchimia alla base del racing Nintendo che già agli albori degli anni ’90 proponeva una formula sopra le righe ma mai esagerata, caciarona ma mai confusionaria.
Rider’s Spirits è l’opposto: oscuro, misterioso, a tratti incomprensibile. Si fatica infatti a comprenderne le meccaniche, benché siano identiche a quelle di Super Mario Kart, così come è difficile capire l’utilità dei singoli bonus. L’Hud è così caotico che in verità non è nemmeno agevole avere a colpo d’occhio informazioni essenziali come la propria posizione.
In alcune piste si consuma la benzina, in altre no. Alcuni danni provocano uno stop da pochi secondi, altri richiedono l’intervento dei meccanici. Alcune parti del tracciato che non sembrano insidiose nascondono insidie, altre texture che paiono pozze che possono rallentarci non hanno alcuna conseguenza sulla tenuta di strada.
Se a tutto ciò si aggiunge che la visuale posteriore (anch’essa presa di peso da Super Mario Kart) qui è limitata ad alcune feritoie che rendono difficile comprendere che accada, l’imperscrutabilità dei personaggi (qual è quello leggero ma veloce e qual è quello potente ma lento?), del tutto ignoti al grande pubblico, l’assenza del carisma del parterre Nintendo, come pure gli spigoli immancabili di un gioco che ha trent’anni sulle spalle, la curiosità di provare questo titolo inedito sparisce piuttosto in fretta.
Certo, Ratalaika Games e Shinyuden offrono – forse finalmente – agli utenti PS4, PlayStation 5, Xbox One e Series S|X di giocare al titolo più simile a Super Mario Kart mai creato, ma come abbiamo detto, l’originale è tutt’altra cosa: meglio accendere il Nintendo Switch, abbonarsi al programma online e correre a scaricarlo.