The Wandering Village è un gestionale davvero simpatico, non tanto per lo stile grafico che si rifà immancabilmente alle opere dello Studio Ghibli, ma perché introduce una variabile non di poco conto in meccaniche di gioco altrimenti piuttosto classiche: una simbiosi con una gigantesca creatura, Onbu, sul cui dorso prova a non spegnersi l’ultimo barlume di civiltà umana.
The Wandering Village, scusi mi dà un passaggio?
In un mondo ormai devastato, i pochi sopravvissuti della nostra razza hanno trovato rifugio su questa sorta di tartarugone di pietra, all’apparenza mansueto ma nella realtà dei fatti piuttosto volubile e capriccioso. La superficie del pianeta, del resto, s’è fatta pericolosa e inospitale, mentre sulla schiena di Onbu si può condurre una vita primitiva ma soddisfacente, utilizzando le risorse che crescono spontaneamente proprio su questa colossale creatura.

Il gestionale in sé è piuttosto tradizionale e difficilmente The Wandering Village presenta imprevisti tali (almeno al livello di difficoltà intermedio) dal mandarvi in malora una intera partita. Anzi, la possibilità di spostare le strutture in zone ormai impoverite verso altre ancora da depredare facilita e non poco l’approccio ludico.

Purtroppo i ragazzi di Stray Fawn Studio non sono riusciti a tradurre in meccanismi ludici la loro idea curiosa e senz’altro appagante: il rapporto tra la comunità che cresce sul dorso del gigante e la creatura non viene mai approfondito realmente sebbene sia al centro della sinossi nella modalità principale.
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Le sole conseguenze che comporta il fatto di essere lì e non sulla terraferma riguardano eventuali bivi (se saremo abbastanza amici di Onbu potremo dirgli dove andare, altrimenti farà di testa sua e forzarlo peggiorerà ulteriormente i rapporti) che si presenteranno durante l’incessante peregrinare della bestia.

Del resto saranno proprio le differenti strade intraprese a creare possibili grattacapi agli isolani che popolano la sua schiena visto che Onbu potrebbe attraversare miasmi velenosi o zone particolarmente fredde (o calde) da richiedere un cambio di colture nel tentativo di sopravvivere al nuovo clima. Ma, a parte questo, non c’è mai la possibilità di intensificare il proprio rapporto con l’enorme brontosauro a sei zampe: non che volessimo trasformare The Wandering Village in un pet game, però l’interazione sarebbe potuta essere maggiore così da esplorare profili ludici inediti legati proprio a questa peculiare simbiosi.