Difficile non rimanere scioccati leggendo il meticoloso resoconto che il Guardian stila a proposito di quanto accadeva negli uffici francesi di Ubisoft, una delle più importanti software house videoludiche del Vecchio continente, sulla base delle testimonianze raccolte nel processo che si celebra Oltralpe nei confronti di tre dirigenti: l’ex-chief creative officer Serge Hascoët, l’ex-VP dei servizi editoriali e creativi Thomas François e l’ex-director Guillaume Patrux.
Cosa succedeva sotto i tre manager di Ubisoft
Si tratta del primo grande processo a seguito del movimento #MeToo nell’industria videoludica e, secondo quanto dichiarato dal procuratore distrettuale Antoine Haushalter, le prove raccolte nei confronti degli ex tre manager di Ubisoft sarebbero “schiaccianti”.
In quattro giorni di udienze nel tribunale di Bobigny, nella Seine-Saint-Denis, numerose ex dipendenti hanno descritto di essere state sottoposte a commenti continui sul sesso e sul loro corpo, costrette a sopportare angherie di vario genere, come disegni fallici sui loro computer e persino sui loro corpi.
Tommy François, 52 anni, ex vicepresidente dei servizi editoriali e creativi, è accusato di molestie sessuali, bullismo e tentata violenza sessuale. In un’occasione, avrebbe secondo le testimonianze legato una dipendente a una sedia con del nastro adesivo. È stato anche accusato di aver costretto una donna in gonna a fare la verticale. “Era il mio superiore e avevo paura di lui. Mi faceva fare la verticale. L’ho fatto per farla finita e liberarmi di lui”, ha raccontato una donna al tribunale.
Durante una festa di Natale aziendale del 2015 a tema “Ritorno al futuro”, François avrebbe detto a una dipendente che gli piaceva il suo abito anni ’50. Poi, a quanto pare, si sarebbe avvicinato a lei per baciarla sulla bocca, mentre i suoi colleghi la trattenevano per le braccia e la schiena. Lei, urlando, si sarebbe liberata. François ha negato tutte le accuse.
Un’altra testimone ha raccontato in aula che durante una fiera di videogiochi negli Stati Uniti, François “mi ha afferrata per i capelli e mi ha baciata con la forza”. Ha detto che nessuno ha reagito e che quando ha riferito l’accaduto al suo responsabile delle risorse umane le è stato detto di “non farne un dramma”.
François ha negato in tribunale tutte le accuse parlando di “cultura dello scherzo”, come riporta la stampa francese. Ha aggiunto: “Non ho mai cercato di fare del male a nessuno”. Invece Hascoët è stato anche accusato di aver intimidito i suoi assistenti costringendoli a svolgere compiti personali per lui, come andare a casa sua ad aspettare la consegna dei pacchi. Secondo i racconti di chi lo accusa, avrebbe consegnato a una giovane dipendente un fazzoletto di carta in cui si era appena soffiato il naso, dicendole: “Puoi rivenderlo, alla Ubisoft vale oro”.
Nell’aula di tribunale d’Oltralpe, nel silenzio attonito dei presenti, è stato raccontato che un responsabile “scoreggiava in faccia ai dipendenti”, faceva massaggi non richiesti, proiettava film pornografici in un ufficio open space mentre un altro imputato, Guillaume Patrux, all’epoca game director, faceva schioccare una frusta vicino alla testa delle persone. Inoltre è stato accusato dai suoi sottoposti di avere minacciato di sparare in ufficio e giocato con un accendino vicino al volto dei dipendenti, incendiando in una occasione la barba di un lavoratore. I tre uomini finiti alla sbarra, dal canto loro, negano tutte le accuse sebbene siano numerose e, soprattutto, tra loro concordanti.
Una storiaccia che rischia di danneggiare la reputazione di una delle più talentuose software house videoludiche europee, già in forte crisi economica da lungo tempo.