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Bitzee, il Tamagotchi 30 anni dopo. Cuccioli olografici da accarezzare

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Bitzee, il Tamagotchi 30 anni dopo. Cuccioli olografici da accarezzare

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Gli startupper inseguono per tutta la vita il sogno di cavalcare un unicorno. Ma hanno mai pensato a quanto sarebbe bello allevarne e coccolarne uno?

Gli startupper inseguono per tutta la vita il sogno di cavalcare un unicorno. Ma hanno mai pensato a quanto sarebbe bello allevarne e coccolarne uno?

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Carlo Terzano
23 lug 2023

La seconda metà degli anni ’90 fu scossa da un fenomeno di massa senza precedenti: il Tamagotchi. Ideato dal creativo nipponico Akihiro Yokoi, questo giocattolo portatile, oltre a miniaturizzare parecchio il concetto di console portatile (all’epoca, per capirci, in circolazione c’era ancora il Game Boy e non era affatto piccolo), introduceva un concetto che fino ad allora era stato estraneo al mondo dei videogiochi: quello di dover accudire un cucciolo. In pratica, un peluche si faceva virtuale, con tanto di esigenze e capricci da dover soddisfare. Ci fu chi lo osannò, dicendo che responsabilizzava i bambini e permetteva a tutti, anche a chi non poteva averne uno reale, di interfacciarsi con un cucciolo e chi lo condannò (in Giappone la mania fu tale che le scuole una dopo l’altra emanarono circolari per bandirlo dalle aule). Alla fine lo comprò chiunque: appassionati, detrattori, grandi e piccini. L’originale vendette 82 milioni di unità in tutto il mondo, ma dato che i cloni non si contano è impossibile sapere quanti pulcini digitali siano stati covati amorevolmente o sadicamente uccisi (nel web giravano persino cimiteri online in cui tumularli e ricordarli). A circa trent’anni da quel fenomeno, la canadese Spin Master, fondata nel 1994 da due amici di infanzia, Ronnen Harary e Anton Rabie raccoglie la staffetta e lancia un giocattolo hi-tech che si posiziona esattamente a cavallo delle varie decadi che hanno visto nascere, divampare e spegnersi il fenomeno tutto giapponese: fate largo a Bitzee.

Bitzee, non solo pulcini virtuali, anche porcospini e unicorni

Perché Bitzee si posiziona a cavallo tra ciò che è stato e ciò che sarà? Semplice. Oltre a riprendere i medesimi concetti che animarono il successo nipponico, ne recupera anche il fascino tipicamente old-style con una grafica pixellata, dot, che non vedevamo dai tempi… del Tamagotchi, appunto.

Ma coniuga tutto ciò con le più moderne tecnologie: il cagnolino virtuale, il gattino o la tartarughina (sono ben 10 gli animali da accudire e coccolare, cui si aggiungono tre esemplari rari – farfalla, barboncino e camaleonte – e due leggendari: la siregatta e l’unicorno, per un totale di 15 esemplari) sono riprodotti mediante ologrammi e questo conferisce loro un’inattesa tridimensionalità.

bitzee

L’aspetto più intrigante di questo Tamagotchi 4.0 è, nel contempo, anche quello che ci rende più dubbiosi circa la platea di destinazione. Grazie a una linguetta plasticosa che si alza e s’abbassa costantemente per dare corpo (nel vero senso della parola, come stiamo per scoprire) all’immagine del proprio cucciolo virtuale, i bambini possono anche accarezzare l’animale, vedendolo reagire di conseguenza. Va da sé, però, che quella è pure la parte più sensibile del giocattolo, quindi viene da chiedersi se possa resistere a lungo alle continue sollecitazioni dei padroncini più goffi e amorevoli.

Resta il fatto che per noi adulti vedere il micio, l’uccellino, la lumachina o il coniglietto inclinare il capo per godere di tutte le nostre coccole regala un senso di stupore che fa tornare bimbetti, perché sembra realmente di aver rotto la quarta parete. I più grandicelli, poi, agguanteranno altri ricordi d’infanzia anche grazie al suono che emette il Bitzee quando è acceso: un continuo “trrrrrrr…” causato dalla linguetta che va su e giù che rimanda ai proiettori d’una volta.

A proposito di suoni: quelli emessi dalle creaturine rinchiuse nella scatolina del Bitzee sono decisamente più convincenti degli strepitii elettronici del vecchio Tamagotchi. Nulla di realmente sofisticato ma comunque capace di regalare miagolii ben definiti. Altri sensori permettono inoltre di interagire con gli animaletti scuotendo la scatola o sollevandola, anche se non sembrano molto sensibili e spesso occorre ripetere il movimento perché venga avvertito e dia origine alla scenetta che ne consegue.

Per il resto, Bitzee prova ad assicurarsi una discreta longevità fondendo meccaniche tipo Pokémon (purtroppo non sarà possibile fare incontrare e neanche scontrare due esemplari, ma oltre alla normale crescita ogni esemplare può evolvere in una terza forma che ne muta radicalmente l’aspetto) che a loro volta consentono di sbloccare animaletti sempre più rari: solo gli allevatori più attenti e amorevoli, infatti, potranno mettere le loro manine su esemplari come la farfalla, il barboncino, il camaleonte, la siregatta e l’unicorno.

Non sappiamo se i bimbi del 2023, nativi digitali per eccellenza, impazziranno per un cucciolo olografico come i loro genitori col Tamagotchi circa tre decadi fa, ma di certo è il giocattolino più interattivo che si possa chiedere oggi, in attesa dell’arrivo in commercio di nidiate di peluche-robot senzienti e capaci di interagire come un cagnolino vero. Ma allora è decisamente meglio il gattino viola del Bitzee: non si prende troppo sul serio e non ha alcuna pretesa di sostituire le controparti in pelo e ossa.

Tags: #ANTON-RABIE #BITZEE #RONNEN-HARARY #SPIN-MASTER #TAMAGOTCHI #VIDEOGAMES #VIDEOGIOCHI
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