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Ci sono 3 campi sportivi, più di 100 ragazzi e 15 allenatori che non vedono l’ora di mettersi a giocare. C’è odore di erba appena tagliata, rumore di palloni che si sollevano in aria, grida e risate di decine di bambini.

I Campus estivi del progetto INSIEME di Mediobanca e CUS Milano Rugby sono sono appena ricominciati e hanno un solo obiettivo: far giocare ragazzi e ragazze facendo respirare loro aria di normalità.

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Gli spazi all’aperto di Via Padova, di Quarto Oggiaro e quelli ancora in costruzione di Baggio (terza tappa del progetto Insieme che partirà a settembre dopo lo stop del lockdown), sono ritornati a essere luoghi di  condivisione e di gioco grazie al lavoro instancabile dei tanti volontari e degli allenatori. “Le porte dei campus si sono aperte il 29 giugno ma non ci siamo mai fermati neanche nel periodo di lockdown  – come dice Marco Ribolzi direttore generale del CUS Milano Rugby – quando non si poteva uscire di casa abbiamo coinvolto i ragazzini in allenamenti casalinghi proponendo giochi da fare in famiglia e gare di abilità. Non è stato un periodo facile per loro ma grazie alla presenza costante dei volontari, che non hanno mai lasciato soli i loro ragazzi, in molti casi si sono trovate opportunità interessanti che ci hanno restituito risultati insperati in termini di partecipazione ed entusiasmo”.

 

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Allenamenti aperti a tutti e un progetto di riqualifica delle periferie

I ragazzi con cui hanno a che fare gli allenatori del CUS Milano Rugby hanno tra gli 11 e i 14 anni e spesso vivono in famiglia situazioni di precarietà o disagio. Per molti il campo da gioco è una vera ancora di salvezza dove fare amicizia, imparare le regole della convivenza, giocare seguendo le indicazioni di adulti sempre presenti e che hanno un ruolo che va al di là di quello di un semplice allenatore di rugby.

Tutte le attività sono gratuite per i ragazzi e non è un caso che i Campus si trovino in quartieri periferici della città di Milano che, grazie al lavoro di riqualificazione urbana del progetto INSIEME, hanno la possibilità di vedere nuovamente utilizzate aree dismesse o in stato di abbandono. “Ci tengo a sottolineare – dice Ribolzi – che oltre il 30% degli iscritti ai nostri campus è composto da ragazze. Un bel risultato se si pensa che il rugby è uno sport prevalentemente maschile e dove spesso le ragazze non provano nemmeno a partecipare. Qui è diverso, anche le bambine giocano ad armi pari imparando le regole e a relazionarsi con compagni”.

 

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Cosa cambia nel gioco dopo in Covid

Certo adesso la situazione è un po’ diversa da qualche mese fa. Le regole date dal distanziamento sociale non permettono i placcaggi e nemmeno di giocare delle vere e proprie partite. “Ci siamo dovuti adeguare alle regole di distanziamento come tutti e i ragazzi lo hanno accettato di buon grado comportandosi anche meglio degli adulti- spiega Ribolzi – I ragazzi sanno che devono lavarsi le mani almeno 4 volte durante l’allenamento che non possono avventarsi sui compagni e che il semplice tocco dell’avversario è sufficiente a simulare un vero placcaggio. Quando finisce l’allenamento e si trovano nelle parti comuni usano la mascherina e ogni giorno si portano da casa il pranzo al sacco”. Anche dal punto di vista dei pasti e delle attività diverse dal rugby ci sono nuove regole con cui i ragazzi stanno imparando a confrontarsi. “Abbiamo trovato maturità e consapevolezza da parte dei ragazzi che ormai hanno interiorizzato le regole. Sanno per esempio che ogni mattina prima di entrare in campo devono provarsi la febbre e tenersi a 1 metro di distanza dalle persone che incontrano. Abbiamo anche proposto un webinar di un’ora in cui un medico ha spiegato a tutti i rischi che si potevano correre e come evitarli proteggendosi con semplici regole”. La partecipazione, in ogni caso, è alta: “I ragazzi dopo 3 mesi di vita in casa, hanno voglia di giocare e svagarsi. Per questo abbiamo numeri non molto diversi da quelli dello scorso anno tenendo presente che molte famiglie hanno preferito portare i figli dai parenti al mare o in campagna quando possibile.”

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Obiettivo: far sorridere i ragazzi

Al momento sono iscritti alle attività del campus 100 ragazzi fra via Padova Quarto Oggiaro e Baggio: “Le regole anti-Covid prevedono che ogni allenatore possa gestire fino a un massimo di 7 ragazzi. Inoltre è previsto che i ragazzi non si mischino nei gruppi ma frequentino sempre gli stessi compagni in modo da impedire il diffondersi del virus ed eventualmente bloccarlo subito”.

E per chi non ama il rugby o non se la sente di giocare a stretto contatto ci sono anche altre attività. “Oltre al rugby organizziamo partite di calcio, pallavolo, palla prigioniera, volano ma anche attività più tranquille ed educative come disegno o giochi da tavolo”. Le attività cambiano ma l’obiettivo resta appunto lo stesso: far sorridere i ragazzi e far respirare loro un’aria di normalità.

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