Permettere alla PA di lavorare in modo agile ed efficiente semplificando e velocizzando i processi. Questo uno degli obiettivi del ministro Paola Pisano che ci spiegato a che cosa lei e il suo team stanno lavorando dall’inizio della crisi
Nel decreto legge Cura Italia in cui il governo ha varato misure per 25 miliardi di euro per sostenere il paese nell’emergenza Coronavirus, c’è anche spazio per il digitale, innovazione e le startup. Sì perchè nella situazione che stiamo attraversando l’apporto di chi lavora con la tecnologia tutti i giorni e che conosce i vantaggi e le opportunità del lavoro agile può diventare essenziale. Ne abbiamo parlato con Paola Pisano, ministra per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione in una chiacchierata in cui ci ha raccontato quello che il suo team di lavoro ha fatto dall’inizio della crisi in sinergia con altri ministeri. “In questo momento è necessario semplificare e accelerare sui servizi digitali forniti dalla Pubblica Amministrazione per garantire ai cittadini di poter usare i servizi e ai dipendenti pubblici di lavorare da casa in sicurezza. Non solo, è importante coinvolgere team di esperti per l’analisi dei dati e anche far vedere quanto l’Italia digitale possa essere solidale con chi ne ha bisogno”.
© Max Montingelli/SGP
Ministro Pisano, nel decreto legge Cura Italia troviamo un articolo dedicato alla Pubblica Amministrazione. Ci può dire su che cosa avete lavorato e in che modo sono coinvolte le startup?
Nel decreto abbiamo inserito norme per supportare la Pubblica Amministrazione nel processo di digitalizzazione che oggi è richiesto e sulla strategia di analisi dei dati. Per la PA il tema principale è rendere accessibili i servizi digitali e favorire il lavoro agile semplificando il procurement e permettendo quindi alla PA di acquistare sistemi informatici e prodotti IT seguendo una procedura semplificata e veloce. Nel contempo si dà la possibilità a startup e PMI innovative di offrire i propri servizi: infatti la selezione dei fornitori viene fatta tra 4 aziende di cui almeno una deve essere una startup innovativa o una PMI. Questa norma semplifica e al contempo crea uniformità in quello che si acquista. Noi chiediamo che nell’acquisto si seguano le linee guida dell’agenda digitale comprando servizi in cloud e che possano interagire con le nostre piattaforme abilitanti. Servizi quindi attivabili via SPID, che prevedano l’utilizzo di pagoPA e che possano connettersi con l’applicazione IO che lanceremo nel prossimo mese. Dobbiamo garantire l’uniformità dei servizi ma non solo, dietro la norma c’è una spinta sull’economia di mercato. Richiediamo servizi in cloud, servizi che possono essere forniti anche da PMI innovative e Startup. Questo allarga la strada a soluzioni innovative coinvolgendo soggetti che prima spesso non erano coinvolti pur avendone le opportunità. Le procedure prima erano lunghe e potevano scoraggiare.
Il progetto era già nell’agenda del vostro ministero?
Sì, noi ne parliamo da mesi, stiamo facendo un lavoro di dettaglio proprio per migliorare le procedure di procurement perchè spesso ci troviamo ad avere il budget per acquistare tecnologia e servizi digitali poi però le procedure sono lunghe e si rischia che il materiale diventi obsoleto addirittura prima che possa essere utilizzato. Con questa procedura semplificata che abbiamo introdotto nel decreto diamo la possibilità di andare più veloci. Ovviamente non basta, però è un buon inizio.
Con il passaggio “obbligato” al digitale crede che la PA si trovi davanti a uno sforzo importante o in realtà era già preparata?
Lo sforzo c’è, negli anni si sono fatte tante cose e tutto quello che è stato fatto di buono lo stiamo portando avanti. Ora è giusto affrontare la problematica in modo veloce e duraturo. Il cambio culturale è forte ma è necessario farlo, per il bene dei nostri dipendenti e dei nostri cittadini. E’ necessario fornire i servizi e riceverli da casa, e i dipendenti devono essere messi nelle condizioni di poter lavorare in modo efficiente da casa.
Solidarietà digitale è una piattaforma che ha lanciato il ministero per offrire la possibilità alle aziende di fornire servizi gratuiti ai cittadini. A che punto siamo oggi?
Siamo partiti quando è uscito il primo decreto sulle aree rosse chiedendo alle aziende che avevano la possibilità di offrire servizi gratuiti di partecipare. La sorpresa è arrivata quando poi le restrizioni sono state estese a tutta Italia. Abbiamo chiesto alle aziende di estendere il servizio a tutta Italia e lo hanno fatto.
Non pensavo ma abbiamo al momento circa 200 progetti proposti anche da Startup e PMI. Soluzioni che riguardano l’educazione a distanza, il lavoro a distanza, e ancora moltissime offerte di connettività. C’è stata una risposta davvero solidale e ne siamo molto contenti. Sono arrivate anche offerte che riguardano la salute, come per esempio il supporto tecnologico per le persone che si trovano all’interno degli ospedali, le stiamo girando al ministero dell Salute e pensiamo di fare un’ulteriore sezione sul sito.
Un’altra norma inserita nel Decreto Cura Italia è quella sugli esperiti e sui dati. Di cosa si tratta?
E’ un cambio di paradigma: rendiamo strutturale l’approccio ai dati e lo stiamo facendo sia con il team interno al ministero sia con un team di esperti esterni coinvolti ora per seguire questo problema specifico. Questi esperti stanno lavorando sui dati dell’impatto economico della crisi e sui dati che riguardano i modelli matematici di come si sta diffondendo il virus.
Secondo lei stiamo dal punto di vista digitale ci siamo trovati preparati alla crisi?
Non ci siamo trovati preparati ma come italiani abbiamo una capacità di reinventarci molto accentuata e abbiamo fatto quello che sappiamo fare meglio: rispondere a un problema reagendo con creatività e innovazione. Abbiamo fatto cadere le barriere sul digitale. Gli studenti stanno facendo didattica online, gli insegnanti stanno facendo lezioni usando piattaforme tecnologiche. Ora non c’è alternativa, devono usare la tecnologia e la sanno usare.
Tutto questo può essere un banco di prova per il futuro?
Le tecnologie a distanza possono essere utili in molte altre situazioni. Spero che si sviluppino e rimangano alcune buone abitudini, dobbiamo essere bravi a mantenerle anche perchè ci sono molti vantaggi ad usare per esempio lo smartworking in modo continuativo: basta pensare al risparmio di tempo e alla riduzione dell’inquinamento.