A causa della pandemia, il 2020 sarà l’annus horribilis del settore. “Mai così male dal 1994”. Sei le Regioni più colpite: Veneto, Lombardia, Toscana, Lazio, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige
Sarà una stagione turistica avvolta nel plexiglass? Oppure sarà una stagione segnata dal distanziamento sociale? Quasi certamente per il turismo il 2020 sarà un anno nero. Anzi, nerissimo. Con ogni probabilità il più nero di sempre. Di allarmi simili su StartupItalia ne abbiamo già raccolti parecchi, assieme alle proposte – più o meno bizzarre e realizzabili – di chi prova comunque a ripartire. Oggi arrivano i numeri di Demoskopika e non lasciano certo ben sperare. Anzi…
Come sarà il 2020 per il turismo italiano
Nel 2020, l’emergenza Coronavirus potrebbe bruciare 18 miliardi di spesa turistica: 9,2 miliardi per la contrazione dell’incoming e 8,8 miliardi per la rinuncia alla vacanze degli italiani nel Bel Paese. Il 70% della rilevante “sforbiciata”, pari a 12,6 miliardi di euro, sarebbe concentrata in sei sistemi regionali: Veneto, Lombardia, Toscana, Lazio, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige. La contrazione del consumo totale di beni e servizi sarebbe diretta conseguenza della riduzione di 29 milioni di arrivi che genererebbe, a sua volta, ben 143 milioni di presenze in meno con una flessione rispettivamente pari al 22,1% e al 34,2% rispetto al 2019.
Sono alcune delle anticipazioni di uno studio di Demoskopika contenute nel saggio “Turismo in quarantena”, edito da Tangram Edizioni Scientifiche, scritto dal presidente dell’Istituto di ricerca, Raffaele Rio. Una stima – si precisa nella nota dell’Istituto Demoskopika – assolutamente per difetto se si considera che, a differenza dell’incoming, il calcolo del calo della spesa e dei flussi turistici, relativo alla sola componente italiana, è circoscritto esclusivamente al periodo pasquale e ai mesi più tradizionali del periodo estivo: luglio e agosto, ipotizzando uno scenario di graduale ripresa a partire dal prossimo mese di giugno. «L’anno 2020 – dichiara il presidente dell’Istituto Demoskopika, Raffaele Rio – potrebbe essere il peggiore dal 1994. Serve rilevare, regione per regione, la massa critica del danno per innestare liquidità al comparto, salvaguardare i livelli occupazionali oltre a pianificare una imponente campagna di promozione delle destinazioni turistiche. Perché quando tutto sarà finito, l’Italia dovrà essere pronta. Altrimenti sarà una Waterloo per il nostro sistema turistico. L’emergenza Coronavirus non è solo sanitaria ma anche economica, costringendo a rivedere spostamenti e viaggi degli italiani. Piovono, a ritmo accelerato in questo periodo, cancellazioni e disdette in tutta Italia. In particolare, – continua il presidente dell’Istituto di ricerca – la maggior parte dei cittadini, come era prevedibile al di là delle attuali restrizioni, ha deciso, comunque, di rinunciare alle vacanze per i prossimi mesi».
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Niente viaggi per 1 italiano su 3
Almeno un italiano su tre avrebbe deciso di rinunciare a trascorrere fuori casa le prossime vacanze estive. Secondo la rilevazione Demoskopika lo scorso 11 marzo su un campione rappresentativo di oltre mille italiani, il peso della diffusione del Coronavirus si fa sentire e anche pesantemente: sarebbero almeno 14 milioni i cittadini che, al netto di una ulteriore proroga dei provvedimenti restrittivi, avrebbero, comunque, già deciso di non trascorrere più le vacanze “sotto l’ombrellone” nei due mesi dell’estate tradizionalmente più frequentanti dai turisti del Bel Paese: luglio e agosto. Un tasso di rinuncia che si ripercuoterebbe sul sistema turistico con una contrazione della voce “viaggi e tempo libero” di circa 5,8 miliardi di euro a cui si aggiungono poco più di 3 miliardi di perdita calcolata per le festività pasquali.
Una successiva domanda dell’indagine demoscopica è stata rivolta, infine, a comprendere quali potrebbero essere le destinazioni regionali maggiormente penalizzate dall’effetto Coronavirus. Al fine di ottenere una lettura più agevolata e confrontabile dei dati rilevati, le destinazioni regionali sono state suddivise in tre cluster in relazione al loro differente peso del livello di rinuncia manifestato dal campione. E così, nella cosiddetta “zona rossa” sono state collocate le realtà regionali che risulterebbero più penalizzate dalle dichiarazioni di cancellazione delle vacanze da parte degli italiani. Nella “zona arancione” sono stati inclusi i territori che presentano un livello intermedio.
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Infine, a far parte della “zona gialla” risultano quelle aree caratterizzate da un “tasso di rinuncia” meno rilevante rispetto alle precedenti, ma comunque non privo di preoccupanti ripercussioni sui sistemi turistici locali. In questo contesto metodologico, sarebbero sette, le destinazioni regionali a registrare un livello di rinuncia maggiore per il periodo estivo: Lombardia, Veneto, Toscana, Sicilia, Emilia-Romagna, Lazio e Campania. Nella “zona arancione” troverebbero collocazione Trentino-Alto Adige, Marche, Puglia, Calabria e Sardegna. A collocarsi nella “zona gialla”, infine, le rimanenti realtà territoriali: Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Abruzzo, Molise e Basilicata.
Le Regioni che subiranno peggio l’urto
Sarebbero sei le realtà regionali, infine, i cui sistemi turistici locali risulterebbero maggiormente bersagliati dalle conseguenze del Coronavirus, con una contrazione della spesa turistica al di sopra del miliardo di euro: Veneto, Lombardia, Toscana, Lazio, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige. È il Veneto a subire i maggiori contraccolpi causati dal Covid-19. In particolare, per il suo sistema turistico, la stima delle possibili ripercussioni potrebbe generare un rilevante calo di 4,6 milioni di arrivi, di oltre 21,9 milioni di presenze e, infine, con una contrazione della spesa turistica pari a quasi 2,9 miliardi di euro rispetto all’anno di riferimento individuato.
Preoccupanti anche i possibili “postumi da virus” per il turismo in Lombardia, con un calo di 3,9 milioni di arrivi, di quasi 16,8 milioni di presenze e con una contrazione della spesa in viaggi pari a circa 2,4 miliardi di euro; in Toscana, con un calo di poco meno di 3,3 milioni di arrivi, di 15,5 milioni di presenze e con una rilevante contrazione della spesa turistica pari a circa 2,3 miliardi di euro; nel Lazio, con un calo di circa 3 milioni di arrivi, di 12,2 milioni di presenze e con una contrazione della spesa turistica pari a quasi 2,1 miliardi di euro. E, ancora, a subire una perdita della spesa turistica di oltre un miliardo, sarebbero altri due sistemi turistici: Emilia-Romagna con una contrazione di 2,5 milioni di arrivi, di quasi 14,4 milioni di presenze e con una calo della spesa in viaggi pari a circa 1,6 miliardi di euro; Trentino Alto-Adige con un calo di poco più di 2,4 milioni di arrivi, di 13,5 milioni di presenze e con una rilevante contrazione della spesa turistica pari a circa 1,3 miliardi di euro.
Sul versante opposto, a collocarsi in coda al ranking delle destinazioni regionali per gli effetti generati dal Coronavirus sui principali indicatori turistici, troverebbero spazio altri tre sistemi locali: Molise con un calo di oltre 28 mila arrivi, di quasi 184 mila presenze e con una contrazione della spesa in viaggi pari a oltre 18 milioni di euro; Valle d’Aosta con un calo di oltre 233 mila arrivi, di quasi 1,3 milioni di presenze e con una contrazione della spesa in viaggi pari a poco meno di 140 milioni di euro; l’Abruzzo, infine, con un calo di 332 mila arrivi, di quasi 2,1 milioni di presenze e con una contrazione della spesa in viaggi pari a circa 212 milioni di euro.