Finanziamento agevolato, contributi a fondo perduto, 200 milioni per fare venture capital. Cosa c’è nella finanziaria straordinaria del Governo Conte. VC Hub Italia con Fausto Boni, esprime soddisfazione
È un piano pensato per sostenere le startup nel modo più semplice possibile: fornendogli capitali, tramite l’intervento diretto dello stato o agevolando il contributo dei privati. La sezione del cosiddetto “Decreto Rilancio”, che poi in teoria sarebbe dovuto essere il decreto di aprile ma si è ingigantito fino a raggiungere 55 miliardi di euro di valore, dedicata alle nuove imprese estende il concetto del programma Smart&Start verso una nuova direzione: ovvero non solo un contributo alla fase iniziale della creazione di una startup, ma anche alla sua crescita nella fase più critica. Quella in cui fatturare è complesso perché il proprio prodotto o i propri servizi sono appena stati creati, e in cui occorre ottenere la fiducia di finanziatori e clienti per fare un passo decisivo in avanti.
314 milioni, per iniziare
C’è un criterio di base che lo stesso Presidente del Consiglio ha illustrato nel corso della conferenza stampa, e che è alla base di tutto il testo di questo Decreto Rilancio: più che finanziare direttamente le imprese, a cui comunque si offre un paracadute in termini di slittamenti fiscali o contributi, si punta a far sì che possano essere ricapitalizzate a condizioni vantaggiose. Proprio per questo l’articolo 46 del DL al comma 3 parla chiaramente di “sostenere investimenti nel capitale, anche tramite la sottoscrizione di strumenti finanziari partecipativi, nonché mediante l’erogazione di finanziamenti agevolati, la sottoscrizione di obbligazioni convertibili, o altri strumenti finanziari di debito che prevedano la possibilità del rimborso dell’apporto effettuato”.
Per questa singola misura sono stanziati 200 milioni, che si uniscono ad altri 10 milioni sotto forma di “contributi a fondo perduto finalizzate all’acquisizione di servizi prestati da parte di incubatori, acceleratori, innovation hub, business angels e altri soggetti pubblici o privati operanti per lo sviluppo di imprese innovative”, e altri 100 milioni (per il 2020) destinati “al rifinanziamento delle agevolazioni concesse nella forma del finanziamento agevolato”.
Novità interessante, c’è un esplicito riferimento alla nostra industria videoludica nazionale: “Al fine di sostenere lo sviluppo dell’industria dell’intrattenimento digitale a livello nazionale, è istituito presso il Ministero dello sviluppo economico il fondo per l’intrattenimento digitale denominato «First Playable Fund», con dotazione iniziale di 4 milioni di euro nel 2020”. Questi soldi saranno concessi sotto forma di finanziamenti a fondo perduto da 10.000 a 200.000 euro, che potranno contribuire fino al 50 per cento dei costi sostenuti per la creazione di prototipi: in altre parole, una mano per dare vita a un concept, che poi dovrà trovare la sua strada per arrivare sul mercato. Per altro tali contributi, pensati per pagare licenze software e freelance che collaborino alla creazione del prototipo, potranno essere offerti anche ad aziende che abbiano sede fisica nell’Unione Europea purché residenti fiscalmente in Italia.
Tutte le condizioni per accedere a questi nuovi contributi saranno comunque chiarite da apposito decreto attuativo del MISE che sarà ultimato entro i prossimi 60 giorni.
Cosa è rimasto fuori, cosa ce l’ha fatta
Al momento pare proprio che purtroppo le norme sulla fiscalità agevolata per chi investe in startup e PMI innovative non ce l’abbiano fatta a entrare nel Decreto Rilancio, mentre nel testo troveremo l’allargamento del programma “Investor Visa for Italy”: si abbassano le soglie entro cui è consentito l’accesso al capitale da parte di investitori stranieri, ovvero si rivede il Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, con la formula “di almeno euro 500.000 in strumenti rappresentativi del capitale di una società costituita e operante in Italia mantenuto per almeno due anni ovvero di almeno euro 250.000”.
Non sembrano essere passate invece le misure per consolidare la situazione debitoria delle startup, sia per quanto attiene le banche che i privati (si era paventata una proroga di 12 mesi sulla restituzione dei prestiti): erano misure ipotizzate per impedire l’aggressione dei creditori, finanziatori o fornitori di servizi (per esempio in leasing), così come per garantire il mantenimento delle linee di credito concesse prima dell’inizio dell’emergenza.
Il commento di VC Hub Italia
VC Hub Italia – l’associazione fondata nel 2019 dai principali gestori di fondi di Venture Capital privati in Italia, che associa oltre 20 fondi di venture capital e 60 startup – esprime apprezzamento verso l’esecutivo per l’introduzione nel decreto di alcune norme volte a tutelare e promuovere startup e PMI innovative dalle conseguenze della crisi generata dall’emergenza Covid-19.
“A nome di VC Hub esprimo soddisfazione per l’introduzione nel Decreto Rilancio di alcune norme finalizzate a supportare startup e PMI innovative nella gestione della crisi generata dalla diffusione del COVID-19, ha dichiarato Fausto Boni, Presidente di VC Hub. Ci fa piacere notare come alcune fra le proposte da noi avanzate siano state incluse, come la previsione di un fondo in favore delle startup innovative e l’istituzione di un fondo a sostegno del venture capital. Come fatto fino ad ora, rimaniamo a disposizione per collaborare con spirito costruttivo alla stesura dei decreti attuativi e alla conversione parlamentare, auspicando che vengano privilegiati meccanismi che prevedano l’assegnazione di una parte significativa delle risorse incluse nel “Pacchetto startup” a operazioni che tengano conto dell’effettivo valore delle imprese e della loro possibilità di posizionarsi in futuro come leader di settore”.
“Ci auguriamo che nelle prossime settimane i decreti attuativi possano prevedere misure che chiariscano ulteriormente alcune norme, ha proseguito Boni. A questo proposito, restiamo in fiduciosa attesa di specificazioni rispetto al principio della destinazione del fondo di sostegno per il venture capital che a nostro modo di vedere dovrebbe fondarsi sulla modalità di co-investimento con un moltiplicatore 4:1 rispetto agli investimenti privati, attraverso la formula del prestito “convertendo”. Inoltre, in considerazione delle difficoltà delle startup nel recuperare presso gli istituti bancari i prestiti erogati con garanzia statale, ribadiamo la necessità di introdurre per le banche erogatrici un automatismo nella concessione del credito qualora le stesse startup e/o i soci forniscano la somma necessaria a integrare la garanzia statale, portando così al 100% quella per la banca erogatrice.
Considerando l’attuale emergenza, VC Hub confida inoltre che il processo per l’erogazione dei fondi sia rapido ed efficiente per permettere le assegnazioni entro e non oltre la fine del 2020.
La posizione di Italia Startup
Più critica la posizione dell’associazione Italia Startup, per bocca del suo presidente Angelo Coletta: “Il Decreto Rilancio approvato ieri dal Governo contiene alcuni interventi utili, ma taglia provvedimenti che potrebbero incidere a breve termine sulla vita delle startup e delle pmi innovative. Non si capisce infatti come mai, nell’ultima versione del Decreto, siano stati tolti tre provvedimenti che avrebbero potuto avere impatti positivi e di breve termine sull’ecosistema startup italiano, a costo zero per lo Stato. Mi riferisco alla moratoria di un anno per le imprese innovative con esposizione debitoria verso il sistema bancario; all’estensione di un anno della permanenza delle startup all’interno del registro delle imprese innovative e all’aumento dal 30 al 50% degli sgravi fiscali per chi investe in startup e pmi innovative. Nè si capisce come mai sia stato abbassato a soli 10 milioni di euro lo stanziamento per le startup, per l’acquisizione di servizi prestati da parte di incubatori e centri d’innovazione pubblici o privati (erano 20 milioni nella bozza di Decreto) e siano stati tagliati i 40 milioni di investimento per la valorizzazione economica dei titoli della proprietà industriale (brevetti, disegni, marchi)“.
Per sintetizzare, Italia Startup dice in sostanza che si poteva fare di più: “La manovra per l’ecosistema delle startup si struttura in sostanza su 3 provvedimenti: i 200 milioni del Fondo di sostegno al Venture Capital; i 200 milioni di euro, per le startup e PMI innovative, nell’ambito del fondo di garanzia; i 100 milioni aggiuntivi per i finanziamenti agevolati del bando“Smart&Start”. Interventi che riteniamo certamente utili e positivi ma che necessitano di tempi lunghi per essere immessi sul mercato, a causa delle necessarie fasi di attuazione regolamentare. Il nostro impegno prosegue nella fase di emendamenti in Parlamento e nel fare in modo che quanto prospettato dal Decreto possa trovare rapida ed efficace attuazione. L’obiettivo di fondo – passata la fase di emergenza – è che il nostro Paese si doti di un vero e proprio piano industriale di medio termine, a supporto dell’innovazione italiana. Obiettivo che trova solo parziale riscontro in questo provvedimento emergenziale“.