L’alt della Repubblica Ceca: «I Paesi dalle economie sane soffrono ugualmente e in particolare soffrono le economie piccole come la nostra»
A due settimane dal vertice europeo (18 giugno) che dovrebbe iniziare a tratteggiare il contenuto del Recovery Fund, quel Next Generation Eu proposto dalla Commissione europea di Ursula von der Leyen ma che rischia di essere stravolto dalle richieste avanzate dai Paesi membri, il fondo per la ricostruzione acquista un nuovo nemico: Praga. Il premier ceco Andrej Babiš ha infatti bollato come «inammissibile» il piano di aiuti studiato a Bruxelles.
Il premier ceco Andrej Babis in collegamento con Ursula von der Leyen
L’ostilità di Praga al Recovery Fund
Secondo Praga, il piano di rilancio non dovrà versare denaro a Paesi gravemente indebitati i cui problemi sono stati aggravati dall’epidemia. «Queste nazioni oggi in difficoltà dovrebbero – l’accusa di Babiš – innanzitutto garantire che la loro situazione migliorerà in futuro». Quindi ha sottolineato: «i Paesi dalle economie sane soffrono ugualmente e in particolare soffrono le economie piccole dipendenti dall’export, come quella della Repubblica ceca». Per questo, la proposta della commissione von der Leyen per la ripresa dalla crisi del Coronavirus è per il premier ceco Andrej Babiš semplicemente «inammissibile».
Il dittatore Orban non gradisce gli aiuti all’Italia
Negli ultimi giorni, anche il dittatore de facto Viktor Orbán, alle prese con il Coronavirus che gli ha impedito di celebrare come avrebbe voluto i suo primi dieci anni al potere in Ungheria, aveva tuonato contro il Next Generation Eu, lasciando intendere che Budapest è pronta a usare il proprio potere di veto. «Il fondo per la ricostruzione è assurdo e perverso, privilegia i Paesi ricchi e non quelli più poveri all´interno dell´Unione europea», ha detto lo stretto alleato di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, attaccando quindi in primo luogo l’Italia, la principale beneficiaria del Recovery Fund progettato da Francia e Germania.
Viktor Orbán e Giuseppe Conte
Orbán naturalmente evita di ricordare che il suo Paese è tra i principali destinatari dei fondi comunitari per il sostegno alle derelitte economie delle nazioni post comuniste. Questo nonostante il suo agire spregiudicato violi apertamente i diritti fondamentali riconosciuti nei Trattati. Violazioni che potrebbero portare persino all’espulsione dell’Ungheria dall’Unione. Solo pochi giorni fa il suo governo ha varato una legge che vieta la registrazione del cambio di sesso ai transgender. L’ennesima che si pone in aperto conflitto con i valori liberali comunitari.
I Frugal Four guideranno la battaglia
Repubblica Ceca e Ungheria sono solo gli ultimi due Paesi apertamente ostili al Next Generation Eu. I principali avversari restano i “quattro frugali”, vale a dire i falchi del Nord Europa: Austria, Svezia, Olanda e Danimarca. Chi volesse conoscere nel dettaglio le rispettive posizioni e la mappa di favorevoli e contrari – vincitori e vinti della decisione presa dalla Commissione – può consultare questa analisi. Tutti nanerottoli in termini di PIL, rispetto alle grandi nazioni (Francia, Germania, Italia e Spagna) che invece sostengono il Recovery Fund. Ma non per questo la battaglia per l’approvazione sarà più semplice.