Più che raddoppiata negli ultimi due anni la cifra investita in operazioni svolte unicamente da Business Angels: nel 2019 raggiunge un totale di 52,7 milioni di euro rispetto ai 19 milioni investiti nel 2017 . Settore dell’ICT capofila
Con il recente Decreto Rilancio, il governo italiano ha puntato anche sul settore dell’innovazione e delle startup per sostenere la ripartenza economica italiana dopo l’emergenza Covid-19, destinando all’intero comparto un miliardo di euro di risorse tra misure di sostegno e incentivi all’investimento. IBAN, l’Associazione italiana dei Business Angels, ha visto riconosciuta all’interno del Decreto la sua proposta di innalzamento della detrazione fiscale dal 30 al 50% sui capitali investiti dagli “investitori informali” fino a 100mila euro. Tutti segnali importanti per un mondo sempre più dinamico che, secondo i dati del Ministero delle Finanze sui contribuenti che nel 2019 hanno usufruito delle detrazioni fiscali per gli investimenti in startup e pmi innovative, conta poco meno di 5.000 Business Angels. Lo rivela la Survey IBAN 2019, l’annuale analisi sul mercato italiano dell’informal venture capital o angel investing condotta dall’Associazione IBAN con la supervisione scientifica del professor Vincenzo Capizzi dell’Università del Piemonte Orientale e della SDA Bocconi.
I dati
I dati che emergono dall’annuale monitoraggio del settore evidenziano diversi trend positivi. Anche il 2019 infatti ha registrato una forte crescita degli investimenti realizzati unicamente dai Business Angels italiani, come singoli o in syndication con altri Angels, anche tramite BAN (Business Angels Network) o Club d’investitori, segnando un più 32,7% rispetto al 2018. Si tratta di un ulteriore aumento che consolida la crescita degli investimenti diretti degli Angels italiani, che nel 2018 era stata del 75%. La cifra investita nel 2019 raggiunge così un totale di 52,7 milioni di euro, suddivisi in 88 operazioni.
Non è stato però questo l’unico canale attraverso cui gli Angels italiani hanno investito le proprie risorse in progetti di impresa con potenziale di sviluppo e di crescita. Accanto a operazioni portate avanti esclusivamente da Business Angels, infatti, si affiancano anche interventi in simbiosi con altri protagonisti dell’ecosistema dell’innovazione, come i fondi di Venture Capital oppure attraverso le piattaforme di crowdfunding: nel primo caso si tratta nel complesso di 51 operazioni per un totale di 230 milioni di euro investiti, nel secondo caso invece i dati, ottenuti grazie al supporto dell’Osservatorio Crowd-Investing coordinato dal Prof. Giancarlo Giudici (Politecnico di Milano), raccontano di 1,3 milioni di euro complessivamente stanziati da Angels italiani attraverso 27 operazioni. Soldi e risorse che comunque restano per il momento una quota ancora marginale rispetto all’intero comparto dell’angel investing italiano.
L’ICT il settore capofila
Il settore che maggiormente ha beneficiato degli investimenti degli Angels è quello dell’ICT (35% degli investimenti nel 2019), in particolare per lo sviluppo di piattaforme di e-commerce relative a beni e servizi. A questo settore segue quello del terziario avanzato, che ha raccolto il 12% degli investimenti degli Angels, con un peso rilevante dei servizi finanziari, e dei beni di consumo (11% circa). La Survey conferma anche il perdurare dell’interesse degli investitori verso startup che effettuano attività di ricerca e sviluppo nel settore della sanità e delle apparecchiature medicali (8% nel 2019).
E il dinamismo degli Angels emerge non solo dalla cifra totale di risorse immesse nel mercato, che negli ultimi due anni è più che raddoppiata, ma anche dalla dimensione delle operazioni. Il taglio medio degli investimenti fatti dagli Angels italiani infatti è mediamente in crescita rispetto al 2018, con più del 50% delle operazioni che supera i 100mila euro e il 26% degli investimenti che vanno oltre il mezzo milione di euro. Nel 2019 gli Angels italiani hanno investito mediamente 220mila euro in ogni società target, continuando a preferire le società in fase di startup (66%) rispetto a quelle in fase di seed (34%). La Survey IBAN conferma tuttavia l’inversione del trend già monitorata nel 2018 a favore degli investimenti seed, che nel 2018 rappresentavano il 29% degli investimenti degli Angels e nel 2017 il 16%.
Startup e PMI innovative, al centro degli investimenti
Startup (79%) e PMI innovative (32%) continuano a essere i target verso cui maggiormente si concentrano le iniziative degli Angels che sempre di più si attivano anche attraverso forme di collaborazione tra investitori. La Survey IBAN 2019 infatti conferma un trend emerso anche nelle ultime rilevazioni, con gli investitori che tendono ad unirsi in cordate per aumentare l’apporto finanziario e ridurre allo stesso tempo il rischio. Una strategia in grado di portare benefici a tutte le componenti coinvolte, con le aziende che ricevono capitali e supporto per proseguire nel loro percorso e gli investitori che aumentando il capitale investito accrescendo anche le possibilità di un ritorno economico positivo al momento della exit. Difficilmente comunque gli Angels abbandonano dopo poco tempo la loro operazione. Come emerge ancora dalla Survey il disinvestimento continua ad essere un fenomeno raro tra i Business Angels. Nel 2019 infatti solo l’11% del campione ha dichiarato di aver effettuato almeno un disinvestimento, verificatosi oltretutto in media ben 9 anni dopo l’investimento iniziale.
L’identikit dei Business Angels italiani
La Survey di IBAN traccia anche un identikit dei Business Angels italiani: in media si tratta di uomini di età compresa tra i 40 e 50 anni con un livello di istruzione alto o molto alto, affiliati a IBAN, ad uno dei BAN territoriali, o ad un Club d’investitori, del Nord Italia. Il passato professionale dei Business Angels italiani è soprattutto in ruoli dirigenziali o imprenditoriali ed attualmente svolgono attività di libero professionista (39%), valore in deciso aumento rispetto al 2018, o imprenditoriale (28%). Il potenziale di crescita del mercato (45%), il team (26%) e la strategia di uscita (11%) sono invece gli elementi che più degli altri vengono soppesati prima di prendere una decisione definitiva.
Un contributo imprenditoriale e manageriale alle neo imprese
“La nostra Survey evidenzia come l’apporto dei Business Angels si attesti ormai stabilmente sopra i 20 milioni di euro, con un’ulteriore crescita quest’anno a oltre 52 milioni di euro. Oltre all’apporto finanziario c’è anche un impegno diretto da parte di molti Angels per dare un contributo imprenditoriale e manageriale alle neo imprese, in una fase in cui le scelte gestionali sono spesso fondamentali per il successo dell’azienda. L’angel investing in Italia si sta dimostrando sempre più dinamico ed è arrivato a superare quello francese in termini di investimenti: nell’ultimo anno infatti gli Angels francesi hanno fatto investimenti diretti per circa 43 milioni contro i quasi 53 di quelli italiani, a fronte di un numero di investitori che in Francia è anche superiore, ossia 5500 circa contro i 5000 che ogni anno investono in startup e pmi innovative in Italia”. Ha commentato Paolo Anselmo, presidente di IBAN.