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La pratica dell’avviso in giacenza costa caro a Poste. Multa dell’Antitrust

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La pratica dell’avviso in giacenza costa caro a Poste. Multa dell’Antitrust

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Raccomandate mai consegnate anche se l’utente è in casa. Per l’Autorità il comportamento di Poste provoca danni non solo ai consumatori, ma anche al sistema giustizia del Paese

Raccomandate mai consegnate anche se l’utente è in casa. Per l’Autorità il comportamento di Poste provoca danni non solo ai consumatori, ma anche al sistema giustizia del Paese

Economia Digitale
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Carlo Terzano
15 set 2020

A chi non è mai capitato di trovarsi nella cassetta delle lettere il cedolino dell’avviso in giacenza di una raccomandata nonostante fosse stato tutto il giorno in casa? Ecco, sappiate che quello è un comportamento parecchio diffuso, non un espediente del vostro postino per lavorare meno. Probabilmente uno stratagemma studiato dalle Poste per accelerare con le consegne. Fatto sta, che anche per quello si è meritata la maxi multa dell’Antitrust.

© Poste Italiane

La multa, da 5 milioni di euro (il massimo comminabile, anche se non deterrente in rapporto al fatturato di un colosso che, in situazione di monopolio fattuale, nel 2019 ha toccato i 3,492 miliardi di euro) al gruppo Poste Italiane è «per aver adottato una pratica commerciale scorretta in violazione del Codice del Consumo, consistente nella promozione, risultata ingannevole, di caratteristiche del servizio di recapito delle raccomandate e del servizio di Ritiro Digitale delle raccomandate». Così comunica la stessa AGCM, l’autorità antitrust.

© Poste Italiane

«Al riguardo, numerosissimi risultano essere i reclami dei consumatori che hanno segnalato il mancato tentativo di consegna delle raccomandate, anche quando avevano la certezza di essere stati presenti nella propria abitazione (si pensi ad esempio alle persone costrette a casa in quanto portatrici di handicap o per l’emergenza sanitaria durante il lockdown). La conseguenza di detti comportamenti, in relazione ai quali Poste Italiane non ha adottato le dovute misure di controllo e correttive, provoca un inammissibile onere a carico dei consumatori costretti a lunghe perdite di tempo e di denaro per poter ritirare le raccomandate non diligentemente consegnate».

Leggi anche: Wi-fi Italia “entra” alla posta. Connettività gratis negli uffici postali

L’Autorità ha «altresì, accertato la sussistenza di omissioni informative anche nei messaggi pubblicitari di promozione del servizio di ritiro digitale delle raccomandate, in quanto non viene chiarito che tale servizio è utilizzabile per i soli invii originati digitalmente. Le condotte descritte provocano, inoltre, gravi danni al sistema giustizia del Paese per i ritardi dovuti ad errate notifiche nell’espletamento dei processi, soprattutto quelli penali, con conseguente prescrizione di numerosi reati, come più volte affermato nelle Relazioni Annuali sullo stato della giustizia citate nel provvedimento. Data l’estrema gravità e frequenza della pratica ed i notevolissimi danni arrecati ai consumatori, la sanzione è stata irrogata nella misura massima. Tuttavia, la medesima non risulta deterrente in rapporto al fatturato specifico generato da Poste Italiane nel solo anno 2019 pari a 3,492 miliardi di euro. Al riguardo, non è stata ancora recepita nell’ordinamento nazionale la Direttiva Europea 2019/2161 che fissa il massimo edittale della sanzione irrogabile al 4% del fatturato annuo».

Tags: #ANTITRUST #POSTE-ITALIANE
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