Attraverso i dati di Extreme, società di consulenza e data analysis, è stato possibile costruire una mappa social di come il nostro Paese ha affrontato e sta affrontando le notizie sul Coronavirus
Più preoccupati che arrabbiati, più giovani di quanto sembri, meno polarizzati di quanto si possa pensare. I dati social degli italiani nei mesi della pandemia hanno fatto emergere una mappa fatta di conferme e vere e proprie sorprese. In un momento storico in cui l’informazione ha subito una monopolizzazione senza precedenti, almeno negli anni recenti, StartupItalia si è chiesta come i nostri cittadini abbiano approcciato sulle varie piattaforme online le notizie riguardanti il Covid.
Attraverso i dati forniti dalla società di consulenza per il monitoraggio e l’analisi del web e dei social media, Extreme, è stato possibile costruire un quadro dettagliato da oltre 2 milioni di citazioni relative a parole chiave in tema Covid sui social degli italiani. La piattaforma Extreme WebLive, specializzata in web & social media intelligence, ha fornito dati relativi ai contenuti in lingua italiana nel periodo febbraio ottobre 2020, elaborandoli in forma aggregata.
Fine febbraio, tutti incollati allo smartphone
Il picco di citazioni relative al Coronavirus sui social si è avuto nei giorni iniziali della pandemia, precisamente negli ultimi giorni di febbraio, quando l’Italia non era ancora in lockdown nazionale, con oltre 60 mila citazioni giornaliere sul tema Covid. “Picco che non si è più ripetuto”, commenta Riccardo di Marcantonio, Fondatore e CEO di Extreme, “neanche in questa fase di forte recrudescenza epidemica”.
© Grafico a cura di Extreme WebLive, nel rispetto de…
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Il momento di maggior monopolio dell’informazione sui giornali è stato dagli ultimi giorni di febbraio a fine aprile, sulle testate online e sui rispettivi canali social. Trend, che è “leggermente ripartito da agosto, seppur con numeri molto inferiori rispetto ai picchi di fine febbraio”.
Pandemia sui social, quale audience?
“In termini di volumi, durante la pandemia, i dati che abbiamo analizzato evidenziano una netta preponderanza di contenuti sul Covid-19 postati da uomini”, afferma il CEO di Extreme. Difatti, il 70% delle conversazioni relative al Coronavirus è pubblicato da uomini, più attivi sui social.
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Più uomini e più giovani. La classe di età più rappresentata nei contenuti analizzati sui vari social, è quella compresa fra i 25 e i 34 anni (il 41%), seguita dalla coorte compresa fra i 35 e i 44 anni, con il 34%. “Questa tendenza complessiva, assume caratteristiche diverse in base al social analizzato”, sottolinea Di Marcantonio. “Su Facebook, ad esempio, il pubblico è più adulto: la partecipazione più significativa qui è proprio quella fra i 35 e i 44 anni”.
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Twitter social dell’era Covid
La narrativa sul Coronavirus ha una piattaforma prediletta: Twitter. Sul campione di oltre 2 milioni di citazioni relative al Covid rilevate da Extreme, il social di Jack Dorsey ha ospitato in Italia il 68% delle citazioni rilevate dall’analisi di Extreme. Seguono le news, al 15%, e Facebook, all’8%. A Instagram resta un marginale 2%. “Il boom di Twitter si deve al fatto che, perlomeno in Italia, si tratta di un social di nicchia, utilizzato molto dai giornalisti”, commenta Di Marcantonio. “Per questo, il flusso delle news va praticamente di pari passo con i post di Twitter”.
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Ogni social ha quindi un ruolo ben preciso. Twitter è la news, il bollettino giornaliero, le ultime parole del Presidente del Consiglio o dei ministri. Facebook ha in parte replicato il ruolo di contenitore di news, oltre a ospitare articoli di approfondimento o interviste. Senza dimenticare le immancabili dirette del premier Conte.
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Diverso il discorso per Instagram. “Essendo un racconto per immagini, è stato il social attraverso il quale ragazze, ragazzi e figure professionali come alcuni operatori sanitari hanno raccontato il proprio lockdown o il proprio lavoro“, sottolinea Di Marcantonio. Uno storytelling che si è affievolito in estate, e che, continua il CEO di Extreme, “non sembra essere ripartito, nonostante la ripresa della pandemia. Sintomo che le persone si sono stufate di trattare questo tema”.
Italiani, di che umore siete? L’analisi delle reaction
La piattaforma Extreme WebLive ha fornito anche dati interessanti riguardo il mood degli italiani nei confronti dell’informazione relativa al Covid-19. Analizzando oltre 22 milioni di reaction, lasciate sui post inerenti alla pandemia, il primo dato che emerge è come l’utilizzo della grr reaction sia meno diffuso di quanto si possa credere. La faccina arrabbiata è stata utilizzata, da febbraio a ottobre, il 4,8% delle volte, ossia in 1,1 milioni dei casi.
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La reaction più utilizzata resta in assoluto il “mi piace“, utilizzato quasi nell’80% dei casi, 17,9 milioni di volte. Al secondo posto la faccina triste, scelta 1,5 milioni di volte. Subito dopo la love reaction, il 5,3% del totale (1,2 milioni di volte). Una rilevazione che ha permesso di stimare l’umore degli italiani sui social nei confronti dell’informazione sul Coronavirus. Seppur in una situazione di grande equilibrio, la bilancia propende leggermente per un atteggiamento positivo.
© Grafico a cura di Extreme WebLive, nel rispetto de…
Italiani sui social, meno polarizzati di quanto sembri
“L’aspetto politico della pandemia non è prevalente, stando ai dati da noi raccolti”, evidenzia Di Marcantonio. Prendendo in considerazione un campione di oltre un milione di hashtag in relazione all’informazione sul Coronavirus, Extreme ha stilato una classifica delle parole chiave più utilizzate. “Per arrivare al primo personaggio politico, bisogna scendere fino al dodicesimo posto e si tratta del Presidente Conte“. L’hashtag più utilizzato è per distacco, come prevedibile, Coronavirus, utilizzato quasi 700mila volte, seguito da Covid19, a 170mila.
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“Altra considerazione interessante riguarda l’associazione fra la pandemia e la Cina, agli occhi degli italiani”, dice Di Marcantonio. “Se all’inizio si trattava di un collegamento molto forte, con il trascorrere delle settimane questa associazione è sparita del tutto”.
Coronavirus, chi ne parla di più sui social
Attraverso l’analisi degli hashtag di cui sopra, è stato anche possibile stilare il podio delle personalità che più, nelle loro pubblicazioni, li hanno utilizzati maggiormente. E che quindi hanno postato il numero più alto di post a proposito della pandemia. In cima alla classifica, è il direttore di TG LA7 ed editore della testata Open, Enrico Mentana, con 1.198 post pubblicati.
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A scendere, i più presenti sono tutte personalità politiche. Da Vincenzo De Luca, con 648 post, a Matteo Salvini, a Giorgia Meloni. Quinta e sesta posizione di questa particolare classifica per Beppe Grillo e Silvio Berlusconi.