Il primario boccia la gestione del post lockdown «È stata evidentemente molto carente. Abbiamo riaperto senza le precauzioni sufficienti»
Continua a tenere banco la questione di come sarà il Natale 2020. Come abbiamo visto ieri, il tema è sul tavolo del governo, che sarebbe solleticato dall’idea di riaprire tutto per dare modo all’economia di non perdere il clou rappresentato dalle feste, ma è frenato dai pareri contrari degli scienziati del Comitato tecnico Scientifico. «Si deve dire che non deve essere un Natale solitario», ha anticipato ieri Sandra Zampa, Sottosegretaria alla Salute, puntualizzando che sono al momento molto basse le possibilità di trascorrere le feste con parenti di terzo grado e amici: «le famiglie potranno riunirsi nel nucleo ristretto, parenti di primo grado, fratelli e sorelle. La gran parte delle restrizioni attuali è bene che restino, magari con un allentamento del rigore per alcuni esercizi». È andato ancora più pesante il primario di Malattie infettive all’Ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli: «I tradizionali cenoni allargati quest’anno non saranno comunque possibili. Alla luce dei numeri, se gli interventi non funzionassero arriveremmo a Natale nel pieno della seconda ondata».
Cosa ha detto Galli
Secondo il primario «chiudere adesso per “salvare il Natale” può non essere più sufficiente». Galli spegne nel modo brusco e ferale, cui del resto ci ha abituato, le speranze dell’esecutivo di rimettere in moto la nostra economia almeno per le feste. Per Galli, del resto: «alla luce dei numeri, se gli interventi non funzionassero arriveremmo a Natale nel pieno della seconda ondata». E comunque «I tradizionali cenoni allargati quest’anno non saranno possibili».
Viceversa, «Se le misure funzioneranno – ha aggiunto Galli – dovremo adeguarci a una riapertura graduale e a molte cautele, per non ripetere quanto già successo a Ferragosto. La gestione del post lockdown è stata evidentemente molto carente. Abbiamo riaperto senza che fossero poste in atto precauzioni sufficienti e senza avviare a soluzione problemi quali, ad esempio, la sicurezza dei trasporti pubblici e il potenziamento della diagnostica e delle strutture sanitarie. Sul piano assistenziale, dobbiamo affrontare gli stessi problemi di marzo. Rispetto alla primavera, quando la gente era impaurita ma solidale e disponibile a seguire le disposizioni, ora c’è molta stanchezza e molta rabbia. Posizioni irrazionali trovano spazio. Il personale sanitario, che subisce l’urto della nuova ondata, è stanco, preoccupato, frustrato. E i pazienti ricoverati ora ricordano, per gravità, ormai in tutto e per tutto quelli della prima ondata».