Cosa è successo al Web Summit secondo gli italiani che lo hanno vissuto. 11 startup con round di investimenti seri, e venture a fare networking
Meno, meglio. Forse. L’anno scorso le startup italiane erano 98. Quest’anno 51. Meno progetti, meno aziende che sono poco più che idee. E più qualità. 11 di queste hanno già chiuso un round di finanziamento da più di 500 mila euro. 4 tra 1 e 3 milioni. Una sola con più di 3 milioni di finanziamenti raccolti. Le vedremo. Intanto si è chiusa l’ultima edizione del Web Summit di Dublino. Paddy Cosgrave ha annunciato in chiusura che l’anno prossimo tutto si sposterà a Lisbona. Per crescere ancora, perché oramai il Web Summit non ha più a che fare solo con la città che l’ha visto nascere. Dublino, dove tutto è nato 4 anni fa con un evento di appena 400 persone.
Il Web Summit in 7 numeri
L’unico modo per avere un’idea di quanto grande sia diventato il Web Summit in 4 anni non possiamo che affidarci ai numeri (quelli ufficiali) rilasciati dall’organizzazione a conclusione della tre giorni. E i numeri sono raddoppiati rispetto allo scorso anno.
42.000 persone da 134 paesi.
199.054 tweet in 3 giorni.
41.675 persone che l’hanno visto in streaming.
95.000 persone hanno cercato e trovato incontri tramite l’app.
1.000 speaker.
2.141 startup.
1.000 investitori.
54 su 72 ore senza pioggia a Dublino. Record!
Il Web Summit visto dagli investitori italiani a Dublino
Non sono i protagonisti, ma sicuramente l’oggetto più ricercato. Ce ne erano di ogni nazionalità. Riconoscibili dalla targhetta rossa che li contraddistingue e in generale da un abbigliamento più elegante, si vedono girare per gli stand quasi braccati dalle startup. Ma in pochi si sono avventurati tra le startup. Un investitore inglese che preferisce rimanere anonimo decide a un certo punto di girare il proprio cartellino: «I can’t walk, I can’t stand, it’s a mess». L’Investor Lounge è stato l’oggetto del desiderio di tutte le startup presenti. Lì avvenivano gli incontri. E si discutevano le strategie di investimento.
C’erano Dave McClure di 500 startup che ha detto che in Europa qualcosa si sta muovendo. «Il mercato cresce, tanto, e oramai vedo startup interessanti non solo a Londra. L’Europa è un posto da guardare attentamente». Microsoft, Bmw, American Online, Facebook e Twitter sul lato corporate venture.
1. C’era Andrea Di Camillo di P101: « IL WebSummit è il più importante evento in Europa per venture capital/startup. E come uno dei pochi attori italiani non potevamo mancare. Ma soprattutto in Italia manca ancora la “connessione” verso gli altri mercati anche quelli più vicini e web summit è un’occasione per relazionarsi e cercare di colmare il nostro .. venture divide».
2. Giudizio condiviso da tutti. Paolo Borella, presente per il suo Vertical, acceleratore di startup healtcare di base a Helsinki che ha appena avviato il primo branch di startup (portandosi un paio di italiani, Pedius di Lorenzo di Ciaccio e il guanto progettato da Intact di Nicholas Caporusso). «Il meglio? Il networking che si è fatto all’Investor Lounge con investitori di tutto il mondo». Perché alla fine è quello che conta. Il networking in eventi del genere.
3. Francesco Lato, Widening Venture, società che ha 5 startup in portafoglio e fa investimenti seed focalizza l’attenzione sul corporate venture: «potrebbe essere disruptive nel mondo del venture capital, se cambia. Devono riuscire a fare oqualcosa che sia libero da diritti di veto e dare veramente le due cose che contano di più. Soldi e collaborazione». Colpito da alcune startup hardware tedesche e irlandesi, alla fine dice che alla fine «è un buon segno che cominciamo ad andare all’estero, ce ne erano qui, ma a noi manca ancora la voglia di andare all’estero, uscire, conoscere e stringere rapporti».
4. C’era Emanuele Angelidis, CEO di Breed Reply. «All’evento partecipano investitori da tutto il mondo ed i giganti del settore. E’ un ottimo mix per il networking». Breed Reply era con la loro startup XMetrics, selezionata come beta. «Per tre giorni sembra che tutto succeda a Dublino» dice Angelidis, «Ovviamente la scala dell’evento porta con se’ alcuni aspetti svantaggiosi: lo spazio è così grande che può risultare dispersivo, e non sempre è facile parlare con le startup in aree tranquille e riservate». Però il bilancio è positivo.
11 startup italiane che hanno raccolto da 500K a 3M in funding
Non le migliori, difficile contarle tutte. Ma quelle che hanno raccolto più soldi in funding e che si sono ritagliati i posti più ambiti tra gli stand. Eccole.
Chatsim. Ha raccolto 500K in funding. Nata come prima SIM al mondo in grado di far chattare gratis e senza limiti, anche in assenza di Wi-Fi, con le App di messaggistica istantanea (WhatsApp, WeChat, Telegram, Facebook, Messenger, QQ, LINE e tante altre App disponibili per Smartphone e Tablet) – oggi ChatSim si definisce il primo “Instant Messaging Mobile Operator” al mondo (www.chatsim.com), nato da Manuel Zanella (38 anni), CEO di ChatSim, già fondatore e CEO di Zeromobile, primo Operatore Mobile Globale in Italia per il roaming low cost.
Marinanow. Aiuta a prenotare viaggi in nave, come Booking.com fa con le stanze d’albergo. Fondata nel 2012 da 3 esperti di marina, Marinanow nel 2014 ha chiuso i primi round di investimenti e oggi copre oltre 1300 attracchi di navi nei porti del Mediterraneo.
Cleafy. La complessità dei sistemi informatici è in crescita esponenziale e gli attacchi informatici stanno diventando vere e proprie pandemie. Cleafy ha sviluppato il sistema immunitario informatico per i web service e per le applicazioni web. Il Ceo è Matteo Bogana.
SpazioDati. E’ una startup che opera in ambito big data e semantica. L’obiettivo dei suoi founder è consentire a tutti – dalle grandi aziende alla pubblica amministrazione – l’accesso a una tecnologia che fino a oggi, a causa dei costi molto alti, è stata appannaggio solo di realtà davvero grandi, come centri di ricerca o aziende affermate. E’ l’unica italiana ad aver chiuso round per più di 3 milioni al Web Summit. Il presidente è Gabriele Antonelli.
Flook. Promettono un nuovo modo di fare storytelling. Testi, video, immagini, audio integrati in un’unica piattaforma. Finanziati da LazioInnova andranno online a dicembre. Top secret come sarà la piattaforma prima di allora. Guido Silvestrini, romano, anticipa solo che il testo sarà unico. I video saranno parte integrante della narrazione. Aspettiamo per capire bene cosa hanno in mente.
Snapp. Un creatore di app per chi non sa scrivere codici. Lo fanno con un sistema drap and drop che permetterà, dicono, davvero a chiunque di poter creare la propria app. Designer, startup. Hanno raccolto «oltre un milione in funding». Il ceo è Marco Carosi.
Eudata. Anche loro nella forchetta tra 1M e 3M di funding, la società di software Eudata abilita a interagire attraverso piattaforme multicanale. Sono entrate da febbraio 2015 in Italia Startup.
Xmetrics, startup italiana che progetta wearable device per il miglioramento delle performance in ogni attività sportiva. Xmetrics è un allenatore virtuale. Una volta indossato sulla testa è in grado di rilevare, monitorare e registrare tutti i dati relativi alla frequenza e al ciclo della bracciata, alla qualità della virata, alle prestazioni cronologiche, alle pulsazioni e, persino, all’ossigenazione del sangue.
Database Immobiliare Italiano. Hanno chiuso da poco un round di investimento con privati poco superiore a 500K. Hanno creato un database che permette grazie all’utilizzo dei big data di individuare l’appartamento perfetto per i clienti di un’agenzia immobiliare. In relazione alle preferenze, all’utilizzo, allo scopo.
Mink. Una Digital Marketing Company specializzata in progetti e strategie per il web basata sul cloud. In sostanza aiuta le aziende a ripensarsi online, a elaborare strategie di crescita nuove che siano adatte per l’online. Il ceo è Antonio Di Donna