L’intervista al divulgatore scientifico. Che 2021 sarà per l’esplorazione spaziale?
«È fondamentale che di divulgazione scientifica si occupino prima di tutto gli scienziati. Ma spesso si trascura la storia della scienza: è lì che mi sono posizionato per parlare di una delle mie più grandi passioni, ovvero le esplorazioni spaziali». Adrian Fartade, 33 anni e in Italia da quando ne ha 15 (è originario della Romania), è tra gli YouTuber più interessanti del panorama italiano. Il suo canale Link4Universe conta quasi 350mila iscritti. «Cerco di mostrare alle persone perché questo particolare momento storico che stiamo vivendo nell’esplorazione spaziale cambierà le nostre vite. Non ho le competenze per focalizzarmi su aspetti tecnici e ingegneristici: quando ho commentato il lancio della Crew Dragon di SpaceX, a maggio scorso, non mi interessava spiegare come funzionano le turbo pompe del motore Raptor».
Adrian Fartade: la sua storia
Su StartupItalia vi abbiamo raccontato diverse esperienze di influencer e artisti che su YouTube e tante altre piattaforme creano contenuti di valore. In comune con Andrea Lorenzon, nome e matita dietro a Cartoni Morti, Adrian Fartade ha la passione per il teatro. Basta guardare uno dei suoi video per capire quanto questo talento da palco sia stato messo al servizio della divulgazione. «Sono stato tra i primi a utilizzare YouTube nel 2006. Già all’epoca seguivo le notizie astronomiche, ma in Italia c’era poco e niente. E infatti il mio primo canale era tutto in lingua inglese».
Laurea in Storia e Filosofia all’Università di Siena, Adrian Fartade ha fatto esperienza con una compagnia teatrale per poi buttarsi in una nuova professione di divulgatore scientifico su internet. «Molti potrebbero pensare che gli studi umanistici non abbiano nulla a che fare con la scienza – ha premesso Adrian – e a queste persone faccio un semplice esempio: nel 2020 il mondo della geologia ha chiesto a un gruppo di filosofi un aiuto per fare chiarezza nella grande confusione della classificazione dei minerali». Quasi un’eresia per gli schemi scolastici e accademici italiani, dove umanesimo da una parte e scienza dall’altra vengono spesso visti come inconciliabili (o, peggio, in contrasto tra loro).
Che 2021 sarà?
Nella chiacchierata con Adrian Fartade abbiamo voluto indagare anche sul futuro dell’esplorazione spaziale, facendoci spiegare in maniera semplice quali sono gli obiettivi delle più importanti missioni in programma nel 2021. «La più importante di tutte sarà in autunno: il James Webb Space Telescope è il frutto di un lavoro lungo quasi 20 anni portato avanti dalla NASA e dall’Agenzia Spaziale Europea. Nove miliardi spesi: ha proporzioni mai viste, tanto che i suoi specchi esagonali si piegano per farlo stare in un razzo. Verrà lanciato a un milione e mezzo di chilometri dalla Terra. Il suo scopo? Misurare le cose più fredde nell’universo. Avremo immagini a infrarossi di alcune delle primissime stelle mai nate. Riusciremo a vedere alcuni dei periodi più antichi dell’universo».
Si torna sulla Luna
Proseguendo nel palinsesto spaziale del 2021, a fine anno ci sarà il lancio della missione Artemis 1 come primo passo per riportare l’uomo sulla Luna con il razzo più potente mai creato. «Artemis 1 non avrà umani a bordo. Rimarrà intorno alla Luna per poi fare ritorno. Artemis 2 è invece in programma tra 2023 e 2024 e porterà i primi esseri umani intorno alla Luna». E come dimenticarsi di Marte. Il Pianeta rosso fa sempre notizia, soprattutto per chi insegue i piani visionari di Elon Musk, che per l’umanità sogna un futuro interplanetario.
E Marte?
«Scientificamente Marte è interessante perché è una via di mezzo tra Luna e Terra. A livello geologico – ha spiegato Adrian – è il pezzo mancante per capire come si evolvono i pianeti. Conoscerlo ci aiuterà a capire la storia della Terra. Sembra poco pratico? In realtà questo si traduce in cose molto utili sulla Terra: miglioreremmo le conoscenze sui modelli di sismologia e anche per il clima». E per chi invece pretende cose ancora più concrete quando si parla di contributi dell’esplorazione spaziale? «In giro per l’Europa, l’ESA ha un sacco di sedi in cui mostra alle aziende come utilizzare robot e tecnologie spaziali per affari terrestri. Questo per dire che, magari, un domani ci saranno città su Marte dove andar a fare vacanze. Ma i cambiamenti strutturali ci saranno anche sulla Terra».
Musk e terrapiattisti
E a proposito di città su Marte, che cosa si può dire di Elon Musk, il fondatore di SpaceX? «Musk è stato un catalizzatore di tante idee, dai razzi che tornano sulla Terra alle auto elettriche. Ha preso la mentalità della Silicon Valley, concentrandosi soprattutto sulla costruzione di prototipi rapidi pronti al test. Potremmo chiamarla sperimentazione reiterativa: in vent’anni hanno costruito razzi con il minimo indispensabile. E quanti ne sono esplosi! Ma senza un design fisso e con una tale velocità hanno potuto imparare dai propri errori alla svelta».
Nel 2020 abbiamo assistito a importanti tappe dell’esplorazione spaziale, ma anche in questo ambito esistono fake news. Quali sono i rischi maggiori? «Esiste un mercato che si approfitta dei superstiziosi, fatto di astrologi e truffatori che pensano di scacciare il malocchio. Poi, ovviamente, c’è il terrapiattismo. Ma su quest’ultimo non mi allarmerei: è diventato un meme che fa solo ridere. Non ci sono terrapiattisti in giro. O meglio: non sono statisticamente rilevanti».