Dietro la vicenda che sta coinvolgendo anche la Casa Bianca c’è un mix di goliardia e di paradossi del mercato finanziario. Come districarsi tra short, Borsa, trimestrali: e cosa significa tutto questo per il futuro dei videogiochi?
EDIT 29/01 16:45 – La SEC è intervenuta nel dibattito per chiarire che intende esercitare il proprio ruolo di controllo in due modi: ridurre la volatilità del mercato e, al contempo, garantire accesso a tutti a parità di condizioni. Al momento ciò non si traduce ancora, tuttavia, in alcuna iniziativa: nel frattempo il titolo GME ha ripreso la propria corsa e al momento (ore 16:40) viene scambiato di nuovo attorno ai 325 dollari.
EDIT 29/01 09:00 – Il titolo GME ha chiuso la scorsa giornata contrattazione a 193,60 dollari, in calo di oltre il 44 per cento, dopo un saliscendi incredibile che ha toccato i 470 dollari nel punto più alto e dopo essere precipitato anche fino a 120 dollari.
EDIT 28/01 16:00 – Dopo l’apertura dei mercati il titolo GME ha subito una leggera flessione, ma entro pochi minuti dall’inizio della contrattazione è risalito oltre i 400 dollari superando anche il record in chiusura del 27 gennaio 2021.
Forse Dante avrebbe definito tutto questo il più classico caso di contrappasso: molti fondi di investimento stanno sperimentando sulla propria pelle, o sarebbe meglio dire sulle proprie tasche, l’effetto di una manovra finanziaria speculativa in cui di solito sono maestri. E tutto grazie – o per colpa, a seconda di come vogliate interpretare quanto sta accadendo – di un gruppo di comuni cittadini riunitisi su Reddit e decisi a far passare un brutto quarto d’ora a Wall Street. Il risultato: SEC e Casa Bianca monitorano la situazione e si preparano a intervenire per sterilizzare il mercato impazzito, almeno un fondo di investimento ha rischiato di dover dichiarare fallimento, il destino di GameStop non cambierà nonostante la crescita robusta che il suo titolo ha registrato in Borsa in questi giorni.
Cos’è una posizione corta, che significa fare uno short
Prima di tutto, spieghiamo qual è lo strumento finanziario che è al centro di questa vicenda: il cosiddetto “short”. Una posizione corta, in gergo finanziario, equivale a una scommessa: si scommette che un titolo calerà di valore entro una certa data, e si prova a fare un po’ di soldi su questa scommessa. L’investitore che decide di shortare un titolo lo “acquista” al prezzo di mercato corrente da chi lo possiede (in realtà lo chiede in prestito: il meccanismo alla base di questo prestito può essere complesso a causa dei tassi di interesse, che inevitabilmente intervengono in questi casi), abbinando a questa operazione un impegno alla restituzione allo stesso proprietario entro un giorno preciso. Completata la prima operazione provvede subito a rivendere a un altro acquirente lo stesso titolo azionario, e si mette fiducioso in attesa che il calo arrivi. Quando l’azione in questione scende fino al valore fissato e non oltre la data concordata, ecco che l’investitore torna sul mercato: la compra al prezzo più basso e la restituisce finalmente a chi la possedeva all’inizio. In questo modo si mette in tasca la differenza tra il prezzo iniziale e il prezzo di vendita finale, e questa operazione può essere anche ripetuta più volte in sequenza.
Proviamo a fare un esempio con qualche numero. Immaginiamo che io voglia vendere allo scoperto (altro modo per definire la stessa operazione) le azioni di una immaginaria azienda ACME Inc: al momento le azioni di questa azienda valgono 10 euro sul mercato, ma io scommetto che caleranno fino a 6 euro entro 30 giorni. Quindi mi rivolgo a chi possiede azioni ACME, le acquisisco a 10 euro l’una e le rivendo sul mercato a qualcun altro sempre a 10 euro l’una: passa un po’ di tempo e finalmente le azioni ACME calano fino a 6 euro, a quel punto torno sul mercato e ricompro quei titoli per restituirli al primo proprietario. Ho comprato a 10, venduto a 10, ricompro a 6 e non dovrò fare altro che restituirle: mi metto in tasca la differenza di 4 euro, e questa operazione può essere moltiplicata per quante azioni riesco a rastrellare sul mercato. Va da sé che, nel caso in cui invece il titolo ACME dovesse salire di prezzo, potrei trovarmi a rimetterci in questo meccanismo: più sale la quotazione, peggio sarà per me che ho tentato la vendita allo scoperto, più alte saranno le mie perdite.
Ovviamente esiste anche la possibilità di fare esattamente l’opposto (andare lungo): scelgo le azioni di un’azienda che secondo me cresceranno in futuro e le acquisto in un momento in cui sono particolarmente convenienti, le tengo nel mio portafogli azionario fino a quando non salgono di prezzo. Raggiunta una soglia che ritengo conveniente, immaginiamo per semplicità che raddoppino il proprio valore, le rivendo: mi metterò in tasca un bel guadagno.
Cosa è successo al titolo GameStop?
Ciò che è successo nel caso di GameStop è che alcuni fondi di investimento hanno preso atto delle pessime notizie sui conti e sulle prospettive dell’azienda: sono molti trimestri che le cifre mostrate agli azionisti sono negative, GameStop perde soldi a causa del Covid che ci costringe a casa (e che quindi impedisce ai consumatori di visitare i negozi) e alla inevitabile trasformazione del mercato che punta al digitale (come già successo al mondo della musica e a quello del cinema). Il destino di GameStop assomiglia a quello di BlockBuster: i consumatori hanno perso interesse a negozi fisici dove andare a comprare i dischi per giocare con le console o con il PC, preferiscono acquistare direttamente in digitale, e il mercato dell’usato è anch’esso in crisi anche per ragioni sanitarie. La quotazione in Borsa del titolo GME era destinata inevitabilmente a calare, in quattro anni dal 2016 al 2020 era già scesa da 30 a 3,5 dollari: le prospettive non erano rosee per il futuro.
Le azioni di GameStop erano dunque il titolo perfetto da vendere allo scoperto: e così hanno iniziato a fare i fondi a Wall Street. Ma non avevano tenuto conto di un gruppo di comuni risparmiatori che si scambiavano opinioni e suggerimenti su Reddit. I membri di r/WallStreetBets avevano raggiunto la conclusione che il titolo GME fosse sottovalutato, anche alla luce del fatto che l’arrivo sugli scaffali delle nuove console PlayStation 5 e Xbox Series X avrebbero potuto fornire l’occasione perfetta per far segnare un paio di trimestri di crescita: così hanno iniziato a immaginare di sfruttare la bassa valutazione del titolo per provare a guadagnare a medio termine quando le azioni sarebbero risalite, finendo però per scontrarsi con i fondi che invece continuavano a shortare il titolo e scommettendo contro di loro.
Alla fine la situazione si è incattivita: negli ultimi giorni le azioni GameStop sono più volte state sospese dalla contrattazione per eccesso di rialzo, gli acquisti fatti dai redditor hanno pompato il prezzo (al crescere della domanda i prezzi si alzano, è così che funzionano i mercati: più un oggetto è richiesto, più costoso diventa) e hanno messo in crisi chi aveva venduto allo scoperto. Ogni volta che un’operazione arrivava a scadenza i fondi erano costretti a tornare sul mercato per ricomprare le azioni (coprirsi, si dice in gergo): ma trovavano una quotazione decisamente superiore al prezzo che speravano di pagare, di gran lunga superiore a quanto avevano pagato, e ciò ha finito per mettere in ginocchio le loro casse. In gergo si definisce questa situazione “short squeeze”: si spreme chi ha una posizione corta per guadagnare a suo discapito, ma forse è la prima volta che si vede questo fenomeno portato a questo livello (parliamo di decine di milioni di azioni passate di mano ogni giorno).
E cosa succede adesso?
Il problema, ci spiegano gli analisti d’Oltreoceano, è che gli strumenti finanziari che i redditor hanno usato per acquistare le azioni di GameStop (e di molte altre aziende: è partito un passaparola analogo per altri titoli) non sono totalmente trasparenti e sono finiti sotto l’occhio indagatore della SEC. La Security Exchange Commission è l’ente federale che vigila sui mercati finanziari, e sta valutando (a braccetto con la Casa Bianca) se non sia avvenuto una qualche tipo di manipolazione del mercato: si potrebbe pensare che la SEC voglia proteggere i cosiddetti “poteri forti”, gli istituti finanziari come Melvin Capital Managment che hanno rischiato la bancarotta a causa delle azioni GameStop, ma il suo ruolo è soprattutto quello di garantire che il mercato azionario resti stabile e che la capitalizzazione di un’azienda (il valore delle sue azioni in Borsa) rispecchi il reale valore dell’azienda stessa.
Ci sono esempi evidenti di cosa potrebbe accadere se questo principio venisse tradito: basti pensare a ciò che è accaduto all’inizio degli anni 2000, quando esplose la bolla dot-com. In quel caso la valutazione delle azioni di queste nuove imprese digitali era cresciuta a dismisura, oltre il ragionevole, e quando i mercati decisero di riportare alla normalità queste valutazioni stellari si generò un crollo dell’intero mercato azionario: a farne le spese furono soprattutto i piccoli risparmiatori, che avevano investito i propri soldi in queste illusorie opportunità formidabili di guadagno che altro non erano invece che investimenti ad alto rischio, finendo spesso per perdere tutto o quasi nel crollo.
La conclusione dell’intera vicenda vedrà probabilmente una graduale discesa del titolo GameStop a livelli simili a quelli che aveva nel 2019 dopo che si sarà esaurita l’euforia attuale (al momento viene contrattato a oltre 250 dollari, ieri aveva chiuso a più di 345 dollari: il 4 gennaio 2021, alla riapertura del mercato azionario dopo la pausa per le vacanze, era scambiato a 18 dollari circa), l’introduzione di nuove regole che limitino la possibilità per i piccoli risparmiatori di condizionare il mercato, e probabilmente anche qualche acquisizione di un fondo d’investimento trovatosi invischiato in questa faccenda da parte di qualche altro fondo. È anche possibile che quanto accaduto acceleri la fine per GameStop: quando inizierà a crollare la sua valutazione, il fenomeno potrebbe diventare inarrestabile e costringer l’azienda a dichiarare bancarotta (vedremo). Si potrebbe infine dire che questa sia la storia perfetta per dimostrare quanto segue: il mercato azionario è un esercizio di finanza che spesso ha molto poco a che fare con la realtà, e un gruppo di risparmiatori che si coalizzi grazie a un gruppo di discussione come Reddit può sovvertirne le dinamiche consolidate. Ma, a quanto pare, in un modo o nell’altro Wall Street trova sempre il mondo di venirne fuori: proprio come accaduto nel caso dei mutui subprime, vicenda raccontata nel film The Big Short del 2016.
NOTA: La versione originale dell’articolo conteneva una descrizione leggermente diversa del meccanismo di short, o vendita allo scoperto. È stato modificato per arricchirlo di alcune informazioni allo scopo di renderlo più chiaro per i lettori, anche grazie ai suggerimenti ricevuti dagli stessi sul gruppo StartupItalia su Facebook.