La proposta del governatore democratico per risollevare l’economia dallo choc pandemia
Innovation zone, questo è il nome che il governatore democratico dello Stato del Nevada, Steve Sisolak, ha pensato per vere e proprie parti del territorio da affidare a grandi aziende tecnologiche. Spesso ci si riferisce ai Big tech come ad attori più potenti dei governi: ebbene, ora gli Stati Uniti potrebbero dargli dignità giuridica esattamente come se fossero contee. Il piano è al momento soltanto una bozza, messa nero su bianco in questo documento, ed è stato proposto per attrarre investimenti in uno stato in buona parte desertico. Las Vegas, ad esempio, è immersa nel deserto del Mojave. In un momento drammatico per l’economia globale, alle prese con le conseguenze della pandemia, l’obiettivo del Nevada è quello di creare nuovi posti di lavoro affidando alle società impegnate in blockchain o intelligenza artificiale le responsabilità della politica.
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Nevada: i poteri nelle Innovation Zone
Il progetto del Nevada punta a conferire a queste Innovation Zone lo stesso potere delle contee. Ma come si strutturerebbe una Innovation Zone? «Ha praticamente gli stessi diritti, obblighi e doveri di una contea del Nevada e i suoi funzionari pubblici sono soggetti alle stesse leggi dei funzionari pubblici di altre parti dello stato. Lo stesso vale per i tribunali di Innovation Zone o per i distretti scolastici. La differenza principale è che l’Innovation Zone è organizzata intorno allo sviluppo di un particolare tipo di innovazione tecnologica, come la blockchain».
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I prerequisiti: big money
Per poter fondare una contea tech, i big tech devono essere attivi in uno di questi settori: blockchain, Autonomous technology, Internet of Things, Robotics Artificial intelligence, Wireless technology, Biometrics, ed energie rinnovabili. Ma servono anche i big money: tanto per cominciare 250 milioni di dollari da investire ancora prima di inoltrare la domanda per ottenere l’Innovation Zone. Una volta accettata la richiesta, la società deve impegnarsi in un piano decennale da un miliardo di dollari aggiuntivo. Come si legge nel documento ufficiale, l’impegno iniziale da 250 milioni di dollari vuole essere un banco di prova per saggiare le reali intenzioni di una azienda tech nell’operare in Nevada.
I rischi di un governo big tech
Le contee dei big tech del Nevada non sarebbero zone franche: i suoi pubblici ufficiali dovrebbero sottostare alle medesime leggi delle altre. Tra i poteri di queste Innovation Zone ci sarebbe anche quello di riscuotere tasse sul carburante e indire elezioni. Basterebbero infatti 100 abitanti per obbligare questi enti a organizzare consultazioni pubbliche. Della questione si è occupata anche Fondazione Leonardo in Italia, andando ad indagare le ripercussioni politiche di questa novità. L’appello del Governatore del Navada non è stato lanciato a vuoto: già oggi, nella città di Reno (al confine con la California), Blockchains LLC è all’opera per costruirsi la propria Innovation Zone. Gli scettici però non mancano: esperimenti simili potrebbero senz’altro giovare ai territori in termini di occupazione e sviluppo, ma a che rischio uno Stato assegna parte del proprio territorio a una società privata?
I am glad to see my #NVSOTS being highlighted in a national spotlight as carrying a ‘Top Tech Agenda’. My pledge to creating new innovation zones & developing new technology industries will help strengthen Nevada’s infrastructure & economy and help generate new jobs in our State. https://t.co/Uvq3iMhC66
— Governor Sisolak (@GovSisolak) February 4, 2021