Si chiam Blok, è spagnola, ed è la nuova realtà delle consegne a domicilio. Con fattorini assunti e ferie pagate: abbiamo fatto un giro nei loro magazzini…
Comprare il sale via app quando l’acqua per la pasta è già sul fuoco. Ordinare una bottiglia di vino per un’improvvisata, ma anche lo spazzolino per lavarsi i denti un attimo prima di andare a dormire. I prodotti arrivano a casa entro dieci minuti dalla prenotazione e agli stessi prezzi delle catene retail. È l’evoluzione del commercio elettronico. Ci sta provando Blok, startup spagnola nata pochi mesi fa appena sbarcata a Milano con un magazzino in zona Navigli. Altri quattro sono in arrivo, tutti nella cerchia dei Bastioni, oltre a quello di Roma.
Cos’è, dov’è e cosa fa Blok
L’ingresso è piccolo, nascosto, mimetizzato in quello che è il quartiere della moda e della movida. Dentro, magazzinieri-rider monitorano gli ordini e sono pronti a uscire con biciclette elettriche. “Sono tutti assunti” ci tiene a precisare Hunab Moreno, cofondatore di Blok assieme a Vishal Verma. Entrambi con esperienze in aziende di primo piano del settore come Glovo, Uber e Deliveroo.
La startup compra all’ingrosso dai fornitori e rivende a prezzo retail, lo stesso dei supermercati. “I magazzini sono a nostro uso esclusivo e sono posizionati all’interno delle città: ne apriamo uno per ciascun quartiere che andiamo a servire, in modo che fungano da piccolo hub logistico di prossimità per la nostra flotta di biciclette elettriche” ci dice il fondatore mentre mostra gli scaffali di questo stanzone da un paio di centinaia di metri quadri in cui si trova tutto quello che può servire per le esigenze quotidiane, perfettamente ordinato e categorizzato con cartellini.
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L’idea è di gennaio, i primi finanziamenti sono arrivati subito da alcuni fondi di investimento. “Per il momento non diciamo la cifra” commenta Moreno, ma c’è stato un round preseed e un seed. Tutto molto in fretta. “Diciamo che siamo arrivati in un momento in cui c’era molta offerta di talento, anche per via del Covid, e questo ci ha aiutato”.
Oltre al “dark store” milanese, la startup ne ha 3 a Madrid e 2 a Barcellona. Obiettivo, raggiungere i 45 magazzini tra Italia e Spagna entro l’anno, per un totale di 2mila posti di lavoro. Perché l’Italia, dopo la Spagna? “Quando lavoravo per Deliveroo e ho aperto il mercato iberico, ho notato che c’erano differenze enormi. Nel Belpaese, proprio come da noi, sapete riconoscere una buona conserva di pomodoro”.
Il market di prossimità di Blok
Possiamo definire Blok una catena di market di prossimità che fanno consegna a domicilio? “Direi di sì, un delivery only supermarket che introduce un cambio di mentalità una volta che lo provi. Perché andare a fare la spesa col carrello se puoi avere quello che ti serve quando ti serve?”.
“Il modello del food delivery è in crisi da due punti di vista – prosegue Moreno – quello della sostenibilità economica e quello etico. I profitti si riducono man mano che il servizio si diffonde, perché i ristoranti premono per pagare commissioni più basse, da cui ovviamente derivano ricavi minori. Parallelamente, il costo del lavoro aumenta”.
Le recenti sentenze che hanno smontato l’equazione che vede i rider come lavoratori autonomi, assioma su cui finora si è basato il settore, potrebbero costituire uno spartiacque. “Non ci piaceva molto dal punto di vista etico quello che facevamo quando lavoramo per i grandi gruppi. Gestivo 4-5mila riders e non ero contento. Devi fare qualcosa di positivo col business: se risolvi il problema delle consegne ma ne crei uno più grande dal punto con questi lavoratori che non hanno un posto nella società non va bene. I nostri sono tutti assunti, quando non consegnano lavorano in magazzino, e hanno diritto alle ferie pagate come tutti”. Nell’assortimento rientrano anche prodotti locali.
Un nuovo modello per l’e-commerce
Presto per dire se l’e-commerce stia cambiando. La magistratura ha cominciato a prendere di mira le pratiche predatorie su cui troppo spesso si è chiuso un occhio. Ora tocca al legislatore intervenire perché un mercato enorme non resti feudo di pochi grandi gruppi multinazionali in grado di dettare le condizioni a ristoratori e lavoratori. Magari pagando le tasse (poche) in Irlanda. In Italia ci ha provato Luigi Strino, di cui abbiamo raccontato la storia su queste pagine. Ex pony express e vigile del fuoco, sindacalista e oggi ingegnere, la sua azienda sfida i giganti dell’e-commerce (si veda qui l’articolo di StartupItalia) proponendo consegne con il fattorino che aspetta sotto casa che il cliente provi il vestito. E tiene tutti in regola. Gli affari vanno bene, ma nella battaglia di Davide contro Golia la fionda non basta più.