Paola Zaratin ha dedicato la sua vita alla ricerca per la cura di malattie neurodegenerative e, dal 2010, è direttrice scientifica di FISM
Vanta più di 20 anni di esperienza nella ricerca delle neuroscienze nei settori pubblico, privato e non profit, e negli ultimi 17 si è occupata dello sviluppo di terapie per pazienti affetti da sclerosi multipla. Paola Zaratin ha, da sempre, una missione: tradurre la ricerca in cure. “Ho dedicato gran parte della mia vita alla ricerca di terapie per curare malattie neurodegenerative e la sclerosi multipla – racconta la scienziata – Ho sempre creduto nella ricerca ma non sono mai stata una ricercatrice da provette e laboratorio“.
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Chi è la scienziata Paola Zaratin
Paola Zaratin nasce a Milano e, all’Università, si laurea in Chimica e Tecnologia Farmaceutica specializzandosi, successivamente, in Neurofarmacologia e prendendo parte a corsi di studio anche presso la MIT Sloan School of Management negli Stati Uniti. È stato lo studio della plasticità neuronale nei modelli sperimentali di malattie neurodegenerative, durante l’ esperienza accademica, che ha dato a Paola la possibilità di applicare la ricerca translazionale alla scoperta e allo sviluppo di farmaci per la Sclerosi Multipla. “All’Università mi ero appassionata della ricerca e della sperimentazione in risposta a patologie anche di tipo cronico – racconta – Questo studio mi ha portato a entrare nel campo dell’industria farmaceutica, dove ho iniziato a sviluppare farmaci per la sclerosi multipla”. Nei 21 anni di esperienza nella farmaceutica, la dottoressa ha lavorato per Serono (ora Merck Serono) e Glaxo-SmithKline, ricoprendo ruoli nazionali ed internazionali di crescente responsabilità. Nel 2010 è arrivata in AISM, l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla, interessandosi anche a modelli di governance.
“Volevo tradurre tutto il lavoro di ricerca in contributo, dando la possibilità a persone che sino ad allora non la avevano avuta, di potersi curare – racconta – Venivo da un contesto aziendale e AISM mi ha permesso di mettere a sistema la mia esperienza con le necessità implicate da modelli di ricerca, convinta del ruolo che gli stessi pazienti hanno nell’ambito della ricerca traslazionale e, pertanto, cercando di coinvolgerli, per quanto possibile, all’interno dei miei progetti con nuovi approcci e modelli”. Dal 2010, la dottoressa Zaratin è direttrice dell’area scientifica della Fondazione Italiana Sclerosi Multipla.
Verso la Ricerca partecipata e anticipatoria
Paola ha messo a punto più di 80 lavori originali tra il 1987 e il 2020 e ha pubblicato nove brevetti nel campo delle neuroscienze. “Sono convinta che la Ricerca abbia, prima di tutto, un forte valore e impatto culturale e, in questo ambito, il Covid ha, sempre più dato modo di focalizzare l’attenzione proprio su quanto sia essenziale il network che sta dietro ai team – spiega la dottoressa – La creazione di una rete multi, e inter, disciplinare è, in campo scientifico, fondamentale, sia nel settore dell’associazionismo privato che in quello pubblico e affinché questo sia possibile è necessario strutturare iniziative di collaborazione rivolte anche agli stessi pazienti. Questo è un po’ il cambio di paradigma che ho messo in atto, coinvolgendoli direttamente nei miei progetti ed elaborando un modello di ricerca partecipativo. Lavorare con loro è un po’ come una dinamo per una bicicletta: se ci sono molte energie e molte risorse i risultati si vedono”. In questo nuovo modo di vedere la ricerca, che mira ad essere predittiva e anticipatoria, l’innovazione è un altro tassello centrale. “La tecnologia deve essere a servizio della strategia che si vuole mettere in atto – spiega la dottoressa – In campo scientifico non c’è necessità di adottare dei modelli di innovazione disruptive perché questi potrebbero ritorcersi contro e portare alla creazione di strumenti che, fondamentalmente, non apporterebbero grandi vantaggi. Oggi, comunque, la digitalizzazione è centrale nel campo della telemedicina che, come abbiamo avuto modo di constatare soprattutto durante l’emergenza sanitaria, ha completamente rivoluzionato il settore. In questo grande cambiamento, il rischio più alto che si corre è che qualcuno possa rimanere indietro e, proprio per scongiurare questa evenienza, le startup devono intervenire con iniziative digitali. Lavorare in sinergia è fondamentale e un esempio concreto lo ha dato la messa a punto del vaccino anti-Covid19, al quale ha, praticamente, lavorato tutto il mondo”. Il motto di Paola è “Agisci come un’organizzazione ma pensa come un movimento“, che sta a significare che si deve avere ben chiara la mission e la si deve mettere a sistema con l’utilizzo di strumenti gestionali adeguati. “Tutto questo – aggiunge e conclude la dottoressa – deve essere fatto seguendo il principio etico della parità di genere, che, in Italia, in certi settori non è ancora rispettato”.