Se fino a qualche decennio fa la Cina non sapeva guardare al di là della sfera terrestre e nascondeva la propria forza e le proprie ambizioni ora spazio è diventata la nuova frontiera
Ricerca, sviluppo, retorica, identità. Lo spazio ha diverse funzionalità all’interno delle strategie della Cina. Se fino a qualche decennio fa Pechino non sapeva guardare al di là della sfera terrestre e nascondeva la propria forza e le proprie ambizioni, seguendo i precetti del piccolo timoniere Deng Xiaoping, ora non non nasconde più nulla. Lo spazio diventa anzi la nuova frontiera nella quale la Repubblica Popolare forgia se stessa e una sua narrativa da potenza globale. Non passa settimana senza che vengano annunciati una nuova missione o un nuovo obiettivo da parte di Pechino in riferimento allo spazio.
Il centro di ricerca sulle onde gravitazionali
Uno degli ultimi esempi è l’apertura di un centro di ricerca sulle onde gravitazionali nella città di Zhuhai, nella provincia meridionale del Guangdong. Il centro, inaugurato sotto l’egida della potente China National Space Administration (Cnsa) è situato presso il campus della Sun Yat-sen University e si propone di sviluppare una serie di piattaforme satellitari sperimentali e di carichi utili per promuovere il rilevamento delle onde gravitazionali nello spazio. Il tutto rientra nell’ambito del programma Tianqin (“arpa nel cielo”), lanciato nel 2015 con l’obiettivo di mettere a punto un sistema composto da tre veicoli spaziali identici in orbita, impegnati nel rilevamento delle onde gravitazionali. Già nel 2019 era stato lanciato in orbita il satellite Taiji-1, un mezzo da 180 chilogrammi con un’orbita circolare sincrona con il sole all’alba e al tramonto dotato di un sensore di riferimento gravitazionale. Oltre alle binarie galattiche, l’osservatorio Tianqin può anche rilevare sorgenti di buchi neri massicci. A breve verrà inoltre lanciato il satellite Taiji-2. L’obiettivo della ricerca sulle onde gravitazionali è quella rilevarne le fonti elettromagnetiche, i buchi neri e le fluttuazioni dell’attività solare. Ma altre ai desideri scientifici potrebbe esserci qualcosa di più, visto che negli scorsi mesi un aereo senza pilota è stato abbattuto da un potente impulso elettromagnetico mentre si trovava a circa 1500 metri sopra il livello del mare durante un esperimento del China Electronics Technology Group. Gli scienziati cinesi, secondo il South China Morning Post, stanno lavorando alla creazione di un’arma elettromagnetica da 80 gigawatt.
1000 voli spaziali all’anno
La Cina continua ad aumentare quantitativamente e qualitativamente i suoi progetti spaziali. Per il 2045 c’è l’ambizione di operare oltre mille voli spaziali all’anno. Di recente è stata lanciata la navetta cinese Shenzhou 13, che porta sulla stazione spaziale Tiangong tre astronauti (tra i quali per la prima volta una donna, Wang Yaping) per la prima missione di sei mesi. A portare in orbita la navetta è stato il razzo Lunga Marcia 2F, lanciato dalla base Jiuquan, nel deserto del Gobi. Ma presto potrebbero esserci anche elicotteri impiegati nello spazio. Il National Space Science Center cinese sta sviluppando un prototipo di elicottero in miniatura per compiti di sorveglianza, che potrebbe trovare impiego nelle prossime missioni su Marte. La Cina vuole portare un equipaggio umano sul pianeta rosso entro il 2033, dopo aver aver fatto atterrare con successo un rover lo scorso maggio. Il mini elicotttero cinese presenta due pale, un base con sensore e quattro basamenti sottili, ma senza pannelli solari al contrario dell‘Ingenuity della Nasa.
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Come estrarre ossigeno dal suolo lunare
Il tutto senza però perdere di vista la luna. I ricercatori cinesi stanno lavorando a un modo per estrarre l’ossigeno dal suolo lunare, che sperano possa essere usato per sostenere gli esseri umani sulla luna in futuro. Un team della China Aerospace Science and Technology Corporation ha condotto esperimenti in tal senso utilizzando un piccolo reattore durante una precedente missione lunare, probabilmente durante la missione Chang’e 5 di dicembre. Cina e Russia hanno tra l’altro annunciato a marzo che avrebbero stabilito congiuntamente una base lunare, con almeno cinque strutture da completare entro il 2035. Ma Pechino vuole arrivare a mettere gli scarponi sul suolo lunare ben prima, entro il 2030. Per riuscirci sta nuove varianti dei veicoli di lancio Lunga Marcia, quelli che secondo le notizie delle scorse settimane avrebbe trasportato il missile ipersonico testato dall’esercito. Il veicolo di lancio Long March-5, lungo 57 metri, pesa 870 tonnellate al lancio e ha una spinta di 1.000 tonnellate. Si tratta di un grande razzo a due stadi, in grado di portare un carico utile di 25 tonnellate, equivalente al peso di 16 automobili, in orbita terrestre bassa. Può portare un carico utile di 14 tonnellate nell’orbita di trasferimento geostazionario, otto tonnellate nell’orbita di trasferimento Terra-Luna, o cinque tonnellate nell’orbita di trasferimento Terra-Marte – più del doppio della capacità degli attuali razzi principali della serie Long March. La nuova variante si dovrebbe chiamare Long March-5 DY, che è l’iniziale del termine cinese di dengyue, “atterraggio lunare”.
Spazio protagonista anche al cinema e in libreria
L’insistenza sullo spazio è presente anche sui prodotti culturali e di intrattenimento. Il filone fantascientifico è fiorente sia al cinema sia in libreria. Basti guardare al colossal “The Wandering Earth” del 2019. L’obiettivo è quello di costruire una mitologia spaziale cinese: il Partito sa che gli Stati Uniti devono molto del loro soft power alla capacità di costruire saghe narrative, anche di fiction, con al centro la conquista dello spazio. Ma ora nello spazio c’è anche Pechino a voler issare la propria bandiera.